Sono stati riportati all’originaria bellezza gli affreschi settecenteschi raffiguranti gli angeli con i simboli della passione nella Cappella dei Misteri della chiesa di San Domenico a Bitonto. L’intervento, finanziato dall’Arciconfraternita del SS. Rosario, si è svolto tra gennaio e febbraio di quest’anno a cura della Ditta Studio d’arte e restauro di Valerio Jaccarino e Giuseppe Zingaro di Andria e si era reso necessario per lo stato di conservazione assai precario dei dipinti murali, interamente ricoperti da strati di vernici ossidate, fumo, polvere e depositi organici che occultavano la reale leggibilità delle opere. I lavori di restauro, svoltisi con l’autorizzazione dell’ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi Bari-Bitonto e sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, saranno presentati alla cittadinanza sabato 17 marzo alle ore 18.30 presso la chiesa di San Domenico. Per l’occasione, sarà presentata anche la nuova base processionale di Maria SS. della Misericordia, realizzata dagli intagliatori Alfonso e Virgilio Pizzoleo di Poggiardo su commissione della Confraternita Monte dei Morti della Misericordia. Dopo i saluti iniziali del parroco di San Giovanni Evangelista don Ciccio Acquafredda e dell’Assessore ai Beni Culturali del Comune di Bitonto prof.ssa Rosa Calò, interverranno il dott. Antonio Sicolo, esperto in beni culturali, il restauratore andriese Valerio Jaccarino, che illustrerà gli interventi svolti sugli affreschi, e Alfonso Pizzoleo che illustrerà le fasi di realizzazione della base processionale. A seguire, alle ore 20.00 circa, si terrà l’esecuzione della Petite Messe solennelle di Gioacchino Rossini, per soli, coro, pianoforte e harmonium. Sotto la direzione del Maestro concertatore Massimo Testa si esibiranno Luciana Distante (soprano), Ambra Vespasiani (mezzosoprano), Giuseppe Maiorano (tenore), Ettore Nova (baritono), e l’ensemble vocale del Coro Lirico Città di Bitonto; Tetyana Saphesko al pianoforte e all’harmonium Franco Capozzi. Composta nel 1863, cinque anni prima della morte di Rossini, la Petite Messe solennelle anticipa, con la sua scrittura, i tempi della musica moderna dando nuovi indirizzi estetici che si svilupperanno poi all’inizio del ‘900. L’opera è “solenne” perché usa il testo liturgico nella sua interezza, è ampiamente sviluppata, impiega solisti e coro; ma è anche “piccola” perché si serve di un numero limitato di esecutori: è in questo carattere che risiede la novità e l’eccezionalità dell’opera.