Si festeggia oggi l’8 marzo,la Giornata internazionale della donna. Ricorrenza nata per ricordare le conquiste economiche, politiche e sociali fatte dalle donne e per sensibilizzare contro violenze e discriminazioni di cui sono ancora vitime in ogni parte del mondo.
Nonostante in realtà non sia questa la vera origine, spesso si attribuisce la nascita di questa ricorrenza alla tragica morte di 146 persone, di cui 126 donne nell’incendio della Triangle Shirtwaist Company di New York, una fabbrica di camicie, avvenuto il 25 marzo 1911. Tra le donne morte nel rogo 38 erano di nazionalità italiana. Tra di loro c’erano anche le sorelle Serafina e Teresa Saracino, originarie di Bitonto.
I loro genitori, Vincenzo e Raffaella, emigrarono con le figlie nel 1909 a New York. La prima scelse di farsi chiamare semplicemente Sara, mentre la seconda trasformò il proprio nome in Tessie. Erano impiegate come operaie nell’azienda tessile newyorkese. Erano, per la precisione, operatrici di macchina. Insieme a loro lavoravano 500 operai. La gran parte di loro erano giovani donne immigrate, provenienti da Germania, Italia ed Europa dell’Est. Tra di loro c’erano anche ragazzine di 12 e 13 anni. Lavoravano a ritmi massacranti, con turni di lavoro che arrivavano a 14 ore, per un totale che andava dalle 60 alle 72 ore lavorative a settimana. Il tutto per una paga più che misera, 6dai 6ai 7 dollari settimanali. Condizioni che avevano già spintole operaie a scioperare il 22 novembre 1908.
I proprietari della fabbrica erano soliti chiudere a chiave l’ambiente di lavoro, nel timore che facessero troppe pause distraendosi e togliendo tempo all’attività lavorativa. E così, quando un incendio si propagò all’interno, anche a causa dei tessuti facilmente infiammabili, quella fabbrica si trasformò in una trappola mortale. Mentre molte vittime trovarono la morte gettandosi dalle finestre (la fabbrica occupava gli ultimi tre piani dell’Asch Building, che di piani ne aveva dieci), le due sorelle bitontine morirono a causa delle gravissime ustioni e dell’asfissia causata dal fumo. I proprietari, nel tentativo di salvarsi, non si preoccuparono di liberare i lavoratori.
Mille dollari furono dati alla famiglia come risarcimento per la duplice perdita.
A loro, qualche anno fa, l’avvocato Laura Fano, propose di intitolare una via cittadina. La richiesta fu consegnata alla commissione toponomastica della scorsa amministrazione. A breve avremo dunque una strada dedicata nella zona artigianale, in una traversa importante di viale Europa.