La Direzione Investigativa Antimafia con la “Relazione semestrale” è chiamata ad informare la collettività, sin dai primi anni ’90, sull’andamento del fenomeno mafioso e sui risultati conseguiti. Un contributo essenzialmente conoscitivo maturato nella consapevolezza che la mafia è un fenomeno complesso di difficile lettura, che va innanzitutto ben compreso, poi interpretato e quindi contrastato, tenendo sempre a mente quella massima che Giovanni Falcone auspicava fosse scolpita sullo scranno di ogni magistrato o poliziotto: “possiamo sempre fare qualcosa”.
Proprio alla D.I.A. è stata assegnata una funzione “baricentrica” nell’attività di raccolta degli elementi informativi, funzionali al rilascio della “documentazione antimafia” sulle imprese impegnate nel post-terremoto. Un ruolo di “centralità servente”, paradigma che da sempre ne ispira l’operato, sotto il profilo dell’analisi dei fenomeni mafiosi, di matrice nazionale o straniera.
In particolare, il territorio di Bitonto continua ad essere tra i più segnati dalle fenomenologie criminali e teatro di reati particolarmente gravi, commessi anche con l’uso delle armi, tra cui le rapine a commercianti e ai tir in transito. Permane sulla città l’operatività del gruppo MODUGNO, il cui capo è stato tratto in arresto dall’Arma dei Carabinieri nel mese di gennaio, in quanto ritenuto responsabile di sequestro di persona a scopo di estorsione, aggravata dal metodo mafioso. Sempre l’Arma dei Carabinieri, il successivo 21 febbraio ha eseguito una misura cautelare nei confronti di 7 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, porto e ed uso illegale di armi nonché di spaccio di sostanze stupefacenti (leggi qui: http://bit.ly/2Eb9Uvz). Gli indagati facevano parte di un gruppo criminale staccatosi dal menzionato clan MODUGNO.
Ancora nel mese di febbraio, la D.I.A. di Bari ha sequestrato beni per circa 800 mila euro ad un pregiudicato di Bitonto – affiliato già dalla metà degli anni ’90 a sodalizi criminali operanti nell’area e in contatto con i clan PARISI e CAPRIATI – il cui tenore di vita è risultato nettamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Il sequestro ha interessato, tra l’altro, un noto ristorante sul litorale barese, una pizzeria di Bitonto e due attività operanti nel servizio alle imprese.
Inoltre, il 4 febbraio 2017, a Grumo Appula (BA), è stato rinvenuto il cadavere di un albanese attinto da numerosi colpi di pistola. L’omicidio, come emerso dall’inchiesta scaturita il 12 marzo 2016 con le OCC eseguite a Bitetto (BA), è probabilmente ascrivibile a dissidi per il controllo della piazza di spaccio in quel centro, ove la vittima era il referente dello smercio di stupefacenti nei comuni di Grumo Appula e di Binetto per conto del clan ZONNO di Bitetto, ed operava in collegamento con il clan CIPRIANO di Bitonto (legato ai PARISI di Bari), ostile ai tentativi di invasione del clan STRISCIUGLIO di Bari.
La foto, che alleghiamo all’articolo, sulla mappa e geolocalizzazione criminale non lascia nessun dubbio: sul nostro territorio a regnare ancora sovrani sono i presunti clan Conte – Cassano da una parte e il Cipriano che, recentemente, hanno ricominciato la loro “guerra” interna.
Fibrillazioni, cambi o cessioni anche ai vertici dei gruppi criminali baresi che, costantemente, cercano di estendere i loro interessi sui comuni vicini affiancando, proteggendo o insidiando gruppi autoctoni. Parallelamente, si colgono segnali di espansione della criminalità barese verso i comuni dell’hinterland, anche nella
prospettiva di sviluppare affari con imprenditori e amministratori locali compiacenti.
Lì, al contrario di quanto accade a Bitonto, vige l’assenza di un organo verticistico condiviso e molti capi clan sono detenuti. Recentemente la Polizia di Stato ha arrestato Francesco (Ciccio) Colasuonno, attualmente a capo del presunto clan Cipriano: la condanna è di 6 anni e 9 mesi di reclusione (leggi qui l’articolo dell’arresto: http://bit.ly/2E9FgP).
Dall’altro lato, invece, il gruppo Conte – Cassano – in base alla relazione della Direzione Distrettuale Antimafia del 2015 – risultano essere elementi vicino al clan “Mercante”, operante nel Quartiere Libertà di Bari (leggi qui: http://bit.ly/2DxwiuX).