Cosa è accaduto a Bitonto negli scorsi giorni? Erano le 2 di notte dell’appena scoccato 16 gennaio quando Francesco (Ciccio) Colasuonno, detto “Cipriano”, non si ferma all’alt della Polizia di Stato (leggi qui: http://bit.ly/2EM0KSn), fuggito e poi raggiunto dagli agenti viene denunciato per l’art. 116 cds per guida senza patente. Il giorno successivo, il 17, arriva l’ordine di carcerazione dalla Procura Generale della Repubblica del Tribunale di Bari e Colasuonno cerca nuovamente di sfuggire al suo destino e viene inseguito, questa volta dai Carabinieri: in supporto arriva la Polizia di Stato e questa lo mette in manette nelle vicinanze del campo “N. Rossiello”. La condanna è di 6 anni e 9 mesi di reclusione.
Da dove partono i fatti. Era il 24 giugno 2013 quando la Squadra Mobile di Bari metteva a segno l’Operazione “Big Bang” dando esecuzione ad un ordinanza di custodia cautelare, in carcere e ai domiciliari, emessa dal Gip presso il Tribunale di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 27 persone con precedenti di polizia. Queste erano, tutte e a vario titolo, ritenute responsabili dei reati di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico e alla commercializzazione di sostanze stupefacenti, estorsione, porto e detenzioni di armi da guerra e comuni da sparo, commessi con l’aggravante di cui all’art.7 D.L. 203/91 (metodo mafioso). Il provvedimento cautelare ha interessato anche gli appartenenti al clan “Cipriano”, articolazione del clan “Strisciuglio” operante a Bitonto. Nell’ambito (leggi qui: http://bit.ly/2DxwiuX).
Il 17 gennaio scorso, la Polizia di Stato, esegue l’ordine di carcerazione, emesso dalla Procura Generale della Repubblica del Tribunale di Bari, 11 pregiudicati condannati in via definitiva a seguito della pronuncia della Corte di Cassazione dopo che 20 di quei soggetti avevano fatto ricorso alla condanna, emesso dalla Corte d’Assise d’Appello di Bari anche nei confronti di altre persone.
Le pene da espiare per la commissione dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio, detenzione illecita di armi da fuoco ed estorsione. Mentre, l’aggravante dell’art.7 e dell’associazione mafiosa, negli anni, è decaduta.
I bitontini all’interno del clan. Le catture, eseguite dagli agenti della Squadra Mobile di Bari coadiuvati dal Reparto Prevenzione Crimine “Puglia Settentrionale”, hanno riguardato i bitontini Vincenzo Caputo, 30enne già detenuto, con una condanna detentiva di 4 anni e 7 mesi di reclusione e Donato Raggi, 33enne, con una condanna di 5 anni e 9 mesi di reclusione (leggi qui: http://bit.ly/2FMxJHo).
Le indagini sono state possibili grazie anche alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che avevano documentato la vicinanza degli arrestati al clan mafioso “Strisciuglio”, attivo con le sue articolazioni nello spaccio di stupefacenti nei quartieri Libertà (culla del clan), San Paolo e San Pio, oltre che a Bitonto e Noicattaro.
Il ruolo dei collaboratori di giustizia. Gli importanti collaboratori sono stati Valentino Giacomo e sua moglie, Angela Raggi, oltre che Nicola Belfiore: grazie alle loro dichiarazioni, alle intercettazioni e alle indagini della Ps (che portarono al ritrovamento di consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti e al sequestro di alcune armi) è stato possibile trovare tra i tanti affiliati anche il 31enne Francesco Colasuonno detto “Cipriano” e appartenente all’omonimo clan come elemento di spicco (“affiliato operante su Bitonto”) e del 29enne Giuseppe Pastoressa (detto “la Zanzara”), attualmente ancora latitante con una pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione da scontare.