Nella giornata di ieri, si è celebrato, con la solennità che si doveva al caso, il consiglio comunale monotematico dedicato alla questione “Fer.live”. Tanti gli interventi, quasi tutti minuziosi, appassionati e competenti. E tutti per ribadire il fermo “no” della nostra città alla realizzazione della discarica di materiali ferrosi in contrada Colaianni, un tempo “Selva di Bitonto”, nei pressi di Palombaio, fra un mare di ulivi ed un lembo di Lama Balice. Terra fragile e bella, insomma. Due le relazioni che mi hanno colpito. Una, quella del dottor Franco Scauro. Sarà per la sua inclinazione deontologica, sarà per il suo impegno politico da sempre schietto, certo è che il consigliere socialista ha stigmatizzato come il territorio bitontino sia stato letteralmente violentato da ogni tipo di discarica e come l’atmosfera che aleggia su di noi sia inquinata quanto quella di New York, che pare sia una metropoli. E, con preoccupazione, ha sottolineato come, pur non essendoci un comprovato rapporto di causa-effetto, non dimostrabile cioè con statistiche ad ora inesistenti, di certo negli ultimi decenni sono aumentati i casi di malattie neoplastiche – tumori, sì, strabuzzate pure gli occhi, ma è proprio così: tumori – e di patologie all’apparato respiratorio in città. Ora, a fronte di queste accorate parole, mi ha stupito la frase del dottor Armando Diamanti, rappresentante della Città metropolitana per il settore Ambiente, che si rammaricava del fatto che si poteva correre il rischio di “pagare una cospicua penale” alla ditta che ha intenzione di tirare su questo scrigno di rifiuti. Bene. Di discussioni ne ho sentite davvero innumerevoli in massima assise civica nei decenni andati, ogni volta che doveva sorgere una struttura del genere. Pro e contro si fronteggiavano fieramente e alla fine succedeva sempre che si costruiva. Con una disinvoltura che nasce da quella “auri sacra fames” che già Virgilio individuava come il vero male del cuore dell’uomo. Perché sotto, oltre all’immondizia, ci sono stati, ci sono e ci saranno ognora grossi interessi economici. Il solito idolo Soldomilionemiliardo che tutto calpesta. E perché, poi, ho visto anche negli occhi il dramma di chi ha avuto pure bimbi piccoli ammalarsi di tumore senza perché e lottare contro un destino bastardo, felice se il piccino ce la faceva o straziato dal dolore se tutto finiva. E giammai reagire con rabbia per sapere di chi fosse la responsabilità di chi aveva causato tutto. Già, la responsabilità, questa illustre sconosciuta, oggi. Dunque, è fondamentale che si scolpiscano in modo indelebile queste parole (per quanto possano valere le mie, in questa città): non c’è alcuna cifra di penale da pagare ad una qualsiasi azienda che possa valere una ed una sola vita umana. Punto.