«All’indomani del comitato sull’ordine e la sicurezza organizzato presso la Prefettura di Bari, è doveroso esprimere la nostra solidarietà nei confronti dei parenti più vicini alla innocente vittima di un vile gesto accaduto lo scorso 30 dicembre all’uscita di una chiesa nel comune di Bitonto».
Così Eustacchio Calabrese, Segretario Generale Provinciale barese del Coisp, il Sindacato Indipendente di Polizia, ed Eustachio Persia, Segretario Provinciale della Consip, la Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia, intervengono sugli ultimi episodi di cronaca di fine 2017.
«Siamo d’accordo – dicono Calabrese e Persia – con quanto ha dichiarato il Ministro dell’Interno Marco Minniti sulla questione, che si tratti di un fatto inaccettabile e che occorre dare una risposta urgente ed immediata attraverso attività investigative».
«A Bitonto c’è la mafia. Non si può sottacere però – continuano i segretari di Coisp e Consap – il fatto che le innumerevoli segnalazioni fornite da noi Sindacati di Polizia alla massima Autorità Provinciale di Pubblica Sicurezza, ovvero il Questore di Bari, nelle rare occasioni di incontro, spesso siano rimaste lettera morta. La sicurezza si gestisce in maniera strutturata e lungimirante attraverso la quotidiana perseveranza di quelle attività finalizzate al rispetto della legalità e non solo. È necessaria, pertanto, una inversione di rotta. Le soluzioni “alla meno peggio” non bastano più. Di sicuro, le nostre strade ormai pullulano di soggetti che delinquono e che non temono più nemmeno la presenza delle Forze di Polizia. È difficile garantire la sicurezza, in questo modo, quando non c’è certezza della pena e quando qualsiasi soggetto si sente autorizzato a mettere in discussione l’operato delle Forze dell’Ordine. Bisogna assolutamente intervenire per ristabilire l’ordine delle cose, per ristabilire la serena e pacifica convivenza tra le persone».
«La Polizia di Stato ormai è allo stremo – incalzano i massimi rappresentanti sindacali di Coisp e Consap – siamo senza uomini. Quelli che ci sono vengono gestiti, secondo noi, male, per non dire altro, senza mezzi e dobbiamo fronteggiare delle situazioni di ordine e sicurezza pubblica che ci impongono delle scelte operative che molto spesso sono solo soluzioni tampone».
«La nostra società corre dei seri pericoli. Noi, oggi come ieri e come in futuro, continueremo la nostra pubblica denuncia non solo come Operatori della Sicurezza – concludono Calabrese e Persia – ma come cittadini della Repubblica Italiana. Vogliamo riappropriarci delle nostre strade, delle nostre città, della nostra libertà di circolare senza il rischio di essere derubati o ammazzati».