“La giustizia potrà mai riparare quello che sentiamo oggi e che abbiamo sentito per tanti anni? Come ci riprenderemo da questo senso di rabbia, di contrasto e dolore che continua a dividere la nostra comunità, che continua a farci sentire orfani di quel senso di sicurezza che noi tutti cerchiamo?”.
Gli interrogativi posti dal sindaco Michele Abbaticchio dal pulpito della Cattedrale sono quelli di tutta la nostra città, dilaniata dal dolore per l’assurda uccisione di Anna Rosa Tarantino. Una donna innocente, usata come scudo da chi da troppo tempo tiene sotto scacco la nostra terra, la nostra comunità “così divisa, così separata, così ricca di contrasti” che solo l’abile sarta, vittima innocente della mafia, avrebbe potuto ricucire.
“Io non avevo la fortuna di conoscerla – ha dichiarato il primo cittadino dall’altare di una chiesa gremitissima –, ma chi l’ha conosciuta mi ha descritto la sua capacità di essere sarta, non solo sul tessuto, ma anche nelle relazioni umane. Speriamo che Anna possa aiutarci in questa ricucitura così complessa, così difficile. Non ci basta più la giustizia dello Stato, vorremmo la giustizia degli uomini. E vorremmo che quella pace fosse ricostruita nel nome di Anna. Il comune di Bitonto ricorderà per sempre Anna, in tutte le azioni future che mireranno a questa ricucitura, e mireranno alla ricostruzione della comunità”.
Un obiettivo da raggiungere tutti insieme, come ha dichiarato lo stesso Abbaticchio al termine della fiaccolata in ricordo di Anna Rosa Tarantino. “Vogliate perdonare la nostra insufficienza, la nostra inadeguatezza a realizzare tutti i vostri desideri, a realizzare una comunità a misura d’uomo, una comunità che si senta finalmente libera e sicura – ha affermato, rivolgendosi ai tanti bitontini presenti –. Da soli non ce la potremmo mai fare, insieme forse sì. Ce lo siamo detti tante volte. Questa però è la volta decisiva, perché è la prima volta che una donna innocente è stata vittima di questo sporco gioco del mercato delle droghe”.
“Qualcuno ha detto, e ho ripreso il suo parere, che quelle pallottole le abbiamo finanziate anche noi, quando compriamo la marijuana, l’hashish, la droga e ci scherziamo anche sopra – ha continuato –. Tutte le volte che chiudiamo un occhio, tutte le volte che promuoviamo l’amicizia con qualche delinquente, quasi fosse una star televisiva di cui andare fiere. Quante volte l’abbiamo fatto, quante volte abbiamo fatto finta di non vedere. Quante volte invece abbiamo denunciato, quante volte le istituzioni non ci hanno restituito quella fiducia. Va bene tutto, abbiamo tutti ragione e abbiamo tutti torto, però in questo momento siamo al punto di non ritorno. E io vorrei essere il sindaco di una città che si è liberata di questo fenomeno o che si sta liberando. Non vorrei essere il sindaco che è nato e cresciuto in questa città e poi l’ha vista morire negli occhi e nella fiducia, perché abbiamo visto tante volte le amputazioni di arti, la fine delle vite, ma non c’è niente di peggio di vedere l’amputazione delle anime di questa città. Io non la voglio vedere. Voglio vedere l’anima di questa città risplendere, come l’ho vista a volte in questi anni. La voglio vedere per sempre negli occhi dei ragazzi che erediteranno questa terra”.
Un concetto già espresso ieri mattina.
“Non c’è mercato che valga una vita umana. Non c’è mercato che valga tutto questo – aveva infatti espresso durante l’incontro a Bari con il ministro dell’Interno Marco Minniti –. Però sono rincuorato dal fatto che la risposta dello Stato contro questo fenomeno che sta attanagliando la Regione Puglia avverrà nel territorio in cui sono nato e cresciuto. Oggi Bitonto, anche dopo questo sacrificio, è diventata la terra simbolo per il riscatto e per la risposta dello Stato contro il mercato vile della droga. Spero, anzi sono convinto, che questo territorio risponderà nell’unico modo che conosce: con la parola “presente” in tutti i modi possibili e immaginabili. Io sono fiero ancora di più oggi di essere bitontino perché partecipo insieme allo Stato a questa sfida”.La giustizia potrà mai riparare quello che sentiamo oggi e che abbiamo sentito per tanti anni? Come ci riprenderemo da questo senso di rabbia, di contrasto e dolore che continua a dividere la nostra comunità, che continua a farci sentire orfani di quel senso di sicurezza che noi tutti cerchiamo?”.
Gli interrogativi posti dal sindaco Michele Abbaticchio dal pulpito della Cattedrale sono quelli di tutta la nostra città, dilaniata dal dolore per l’assurda uccisione di Anna Rosa Tarantino. Una donna innocente, usata come scudo da chi da troppo tempo tiene sotto scacco la nostra terra, la nostra comunità “così divisa, così separata, così ricca di contrasti” che solo l’abile sarta, vittima innocente della mafia, avrebbe potuto ricucire.
“Io non avevo la fortuna di conoscerla – ha dichiarato il primo cittadino dall’altare di una chiesa gremitissima –, ma chi l’ha conosciuta mi ha descritto la sua capacità di essere sarta, non solo sul tessuto, ma anche nelle relazioni umane. Speriamo che Anna possa aiutarci in questa ricucitura così complessa, così difficile. Non ci basta più la giustizia dello Stato, vorremmo la giustizia degli uomini. E vorremmo che quella pace fosse ricostruita nel nome di Anna. Il comune di Bitonto ricorderà per sempre Anna, in tutte le azioni future che mireranno a questa ricucitura, e mireranno alla ricostruzione della comunità”.
Un obiettivo da raggiungere tutti insieme, come ha dichiarato lo stesso Abbaticchio al termine della fiaccolata in ricordo di Anna Rosa Tarantino. “Vogliate perdonare la nostra insufficienza, la nostra inadeguatezza a realizzare tutti i vostri desideri, a realizzare una comunità a misura d’uomo, una comunità che si senta finalmente libera e sicura – ha affermato, rivolgendosi ai tanti bitontini presenti –. Da soli non ce la potremmo mai fare, insieme forse sì. Ce lo siamo detti tante volte. Questa però è la volta decisiva, perché è la prima volta che una donna innocente è stata vittima di questo sporco gioco del mercato delle droghe”.
“Qualcuno ha detto, e ho ripreso il suo parere, che quelle pallottole le abbiamo finanziate anche noi, quando compriamo la marijuana, l’hashish, la droga e ci scherziamo anche sopra – ha continuato –. Tutte le volte che chiudiamo un occhio, tutte le volte che promuoviamo l’amicizia con qualche delinquente, quasi fosse una star televisiva di cui andare fiere. Quante volte l’abbiamo fatto, quante volte abbiamo fatto finta di non vedere. Quante volte invece abbiamo denunciato, quante volte le istituzioni non ci hanno restituito quella fiducia. Va bene tutto, abbiamo tutti ragione e abbiamo tutti torto, però in questo momento siamo al punto di non ritorno. E io vorrei essere il sindaco di una città che si è liberata di questo fenomeno o che si sta liberando. Non vorrei essere il sindaco che è nato e cresciuto in questa città e poi l’ha vista morire negli occhi e nella fiducia, perché abbiamo visto tante volte le amputazioni di arti, la fine delle vite, ma non c’è niente di peggio di vedere l’amputazione delle anime di questa città. Io non la voglio vedere. Voglio vedere l’anima di questa città risplendere, come l’ho vista a volte in questi anni. La voglio vedere per sempre negli occhi dei ragazzi che erediteranno questa terra”.
Un concetto già espresso ieri mattina.
“Non c’è mercato che valga una vita umana. Non c’è mercato che valga tutto questo – aveva infatti espresso durante l’incontro a Bari con il ministro dell’Interno Marco Minniti –. Però sono rincuorato dal fatto che la risposta dello Stato contro questo fenomeno che sta attanagliando la Regione Puglia avverrà nel territorio in cui sono nato e cresciuto. Oggi Bitonto, anche dopo questo sacrificio, è diventata la terra simbolo per il riscatto e per la risposta dello Stato contro il mercato vile della droga. Spero, anzi sono convinto, che questo territorio risponderà nell’unico modo che conosce: con la parola “presente” in tutti i modi possibili e immaginabili. Io sono fiero ancora di più oggi di essere bitontino perché partecipo insieme allo Stato a questa sfida”.“La giustizia potrà mai riparare quello che sentiamo oggi e che abbiamo sentito per tanti anni? Come ci riprenderemo da questo senso di rabbia, di contrasto e dolore che continua a dividere la nostra comunità, che continua a farci sentire orfani di quel senso di sicurezza che noi tutti cerchiamo?”.
Gli interrogativi posti dal sindaco Michele Abbaticchio dal pulpito della Cattedrale sono quelli di tutta la nostra città, dilaniata dal dolore per l’assurda uccisione di Anna Rosa Tarantino. Una donna innocente, usata come scudo da chi da troppo tempo tiene sotto scacco la nostra terra, la nostra comunità “così divisa, così separata, così ricca di contrasti” che solo l’abile sarta, vittima innocente della mafia, avrebbe potuto ricucire.
“Io non avevo la fortuna di conoscerla – ha dichiarato il primo cittadino dall’altare di una chiesa gremitissima –, ma chi l’ha conosciuta mi ha descritto la sua capacità di essere sarta, non solo sul tessuto, ma anche nelle relazioni umane. Speriamo che Anna possa aiutarci in questa ricucitura così complessa, così difficile. Non ci basta più la giustizia dello Stato, vorremmo la giustizia degli uomini. E vorremmo che quella pace fosse ricostruita nel nome di Anna. Il comune di Bitonto ricorderà per sempre Anna, in tutte le azioni future che mireranno a questa ricucitura, e mireranno alla ricostruzione della comunità”.
Un obiettivo da raggiungere tutti insieme, come ha dichiarato lo stesso Abbaticchio al termine della fiaccolata in ricordo di Anna Rosa Tarantino. “Vogliate perdonare la nostra insufficienza, la nostra inadeguatezza a realizzare tutti i vostri desideri, a realizzare una comunità a misura d’uomo, una comunità che si senta finalmente libera e sicura – ha affermato, rivolgendosi ai tanti bitontini presenti –. Da soli non ce la potremmo mai fare, insieme forse sì. Ce lo siamo detti tante volte. Questa però è la volta decisiva, perché è la prima volta che una donna innocente è stata vittima di questo sporco gioco del mercato delle droghe”.
“Qualcuno ha detto, e ho ripreso il suo parere, che quelle pallottole le abbiamo finanziate anche noi, quando compriamo la marijuana, l’hashish, la droga e ci scherziamo anche sopra – ha continuato –. Tutte le volte che chiudiamo un occhio, tutte le volte che promuoviamo l’amicizia con qualche delinquente, quasi fosse una star televisiva di cui andare fiere. Quante volte l’abbiamo fatto, quante volte abbiamo fatto finta di non vedere. Quante volte invece abbiamo denunciato, quante volte le istituzioni non ci hanno restituito quella fiducia. Va bene tutto, abbiamo tutti ragione e abbiamo tutti torto, però in questo momento siamo al punto di non ritorno. E io vorrei essere il sindaco di una città che si è liberata di questo fenomeno o che si sta liberando. Non vorrei essere il sindaco che è nato e cresciuto in questa città e poi l’ha vista morire negli occhi e nella fiducia, perché abbiamo visto tante volte le amputazioni di arti, la fine delle vite, ma non c’è niente di peggio di vedere l’amputazione delle anime di questa città. Io non la voglio vedere. Voglio vedere l’anima di questa città risplendere, come l’ho vista a volte in questi anni. La voglio vedere per sempre negli occhi dei ragazzi che erediteranno questa terra”.
Un concetto già espresso ieri mattina. “Non c’è mercato che valga una vita umana. Non c’è mercato che valga tutto questo – aveva infatti espresso durante l’incontro a Bari con il ministro dell’Interno Marco Minniti –. Però sono rincuorato dal fatto che la risposta dello Stato contro questo fenomeno che sta attanagliando la Regione Puglia avverrà nel territorio in cui sono nato e cresciuto. Oggi Bitonto, anche dopo questo sacrificio, è diventata la terra simbolo per il riscatto e per la risposta dello Stato contro il mercato vile della droga. Spero, anzi sono convinto, che questo territorio risponderà nell’unico modo che conosce: con la parola “presente” in tutti i modi possibili e immaginabili. Io sono fiero ancora di più oggi di essere bitontino perché partecipo insieme allo Stato a questa sfida”.