Per la Cultura, per la Liberazione dall’ignoranza e, se proprio vogliamo essere prosaici, per Tentare di Essere in Grado, di Essere Degni di Salire sull’Ascensore Sociale, i genitori italiettini della piccola borghesia, tra l’altro, fortemente, pauperizzata (se sono veri i dati “Istat”, i quali c’informano che 30 milioni di italiettini versano in gravi difficoltà), ritengono che ad alcun disagio fisico debbano essere sottoposti i loro pargoletti e reclamano, a viva voce, che le scuole, da essi frequentate, siano chiuse, nel caso che gli impianti di riscaldamento non funzionino. Siffatta notiziuncola abbiamo appreso da non pochi telegiornali, da NOI costretti a seguire, per Consolidare le nostra Opinione che moltissimi italiettini meriterebbero di essere sprofondati nei tre mari, da cui la loro penisola è bagnata, nel lontano ieri il “paradiso” d’europa, se non del pianeta “Terra”, oggi, grazie all’inciviltà di essi, diventata, nemmeno a macchia di leopardo, la discarica di rifiuti tossici di nazionale e, anche, di internazionale provenienza. E sì, ché è la Cultura, il Sapere ad Allontanarci dal male; dalla chiusura egoistica, senza porte, senza finestre nei confronti degli Altri, di ciò che non è di nostra proprietà, spasimando, meschinamente, nel salvaguardare i nostri affari, i nostri interessi, il nostro orticello; dal qualunquistico “mantra”, tormentone campano: ”a me che m n futt, che m n’mport”. Vissuto asociale, non solidale, che si sviluppa, si fa, in quanto non si sa ciò che si fa, come da ben oltre 2000 anni continua, invano, ad Insegnarci il Nazareno, mai, disceso dalla Croce. Quando veniamo messi a parte dell’esistenza di siffatti “minus habentes”, non possiamo EsimerCI dal Ricordare il Piglio, da parte dei Genitori Presessantottini, di Somma Attenzione, di Sacrale Reverenza nei riguardi della Scuola; degli Operatori in Essa, dai Bidelli (oggi, nell’ipocrita linguaggio del politicamente corretto, definiti “collaboratori scolastici”), agli Insegnanti, ai Presidi (oggi, nel vieto linguaggio burocratico – aziendale, fortemente, pervasivo nell’Agenzia Educativa Scolastica, definiti, “dirigenti scolastici”); dell’Inestimabile Patrimonio di Sapere, di Bellezza di cui Essa ed Essi Si Facevano Mèntori. Intuivano i Genitori “d’antan”, infatti, che il Riscatto Sociale di un popolicchio, che mai aveva avuto voce, parola, idea sulla formazione, sull’indirizzo del suo destino, non Si sarebbe Realizzato, se non attraverso una Nuova Visione Etica dei Rapporti Interpersonali, a cui solo la Cultura avrebbe potuto Offrire il suo Ineludibile Impulso, Contributo. Non, quindi, ai loro ai loro figli Dicevano, come gli ebeti genitori di oggi: “ce stej a fa’, pig nu muzzc d pan e mang”, ma “ce stej a fa’, pig nu Libr e Lic”. Come CI Intimava nostro Padre! Cari nostri 25 Lettori,Vi Preghiamo di Porre Mente sul Verbo, che abbiamo Usato: “Intimava”. I Genitori Presessantottini “Intimavano”, Forti della loro Autorevolezza, che era Consapevolezza del Dovere, a loro Ascritto, Riservato, Imputato di Affiancare la Crescita non dell’ ”animal” di “mente domata”, come Lamentava il Budda, ”sed” del Cittadino, Amante della Bellezza, della Giustizia, della Sapienza. Per Parafrasare Hannah Arendt, senza la Guida dei Valori, testé Proclamati, non è il Pensiero il Punto di Riferimento dell’Agire di ognuno di noi, ma la fede, la superstizione, l’abitudine, la morale dei parrucconi, la lercia, autoritaria costumanza dell’’irrazionalità parolaia unica. L’adolescente e, poi, il giovane non se poteva, come avrebbe esortato, poco virilmente, filippo neri e gli imbelli pedagogisti suoi seguaci, ma, kantianamente, Doveva Sentire nel profondo la sua Immensità, per Parafrasare Goethe, anche con sofferte Rinunce, con stoici Sacrifici, Sopportando lo Stare per 4 o 5 ore su banchi scomodissimi di legno fradicio, in ambienti freddissimi, dotati, si fa per dire, di finestre, spesso, prive di vetri, forniti, si fa per dire, di servizi igienici ove era offesa, impedita ogni possibilità di ”privaciy”. Tanto, dalla scuola primaria, se non dall’asilo, fino alla Maturità o al Diploma! Vogliamo, comunque, Precisare che in questo Nostro Scritto non abbiamo avuto alcuna intenzione di fare l’elogio, romanticamente deamicisiano, avendo, ognora, detestato la retorica risorgimentale – nazionalistica, magari guerrafondaia, del libro “Cuore”, degli ambienti scolastici disagiatissimi, da NOI abitati negli anni della Nostra Adolescenza e Giovinezza, sebbene Ribadire, in Termini per NOI irrinunciabili, che chi appartiene a classi sociali non nella Fattibilità di Decidere, di Operare per il Bene, la Felicità dei Singoli e per il Bene, la Felicità Comune, non ha altro Viatico da Percorrere, per Ribaltare l’ingiusta socialità del passato e del suo presente, se non Quello di Attrezzarsi, in qualsiasi modo, in qualsiasi temperie, in qualsiasi “location”, sia pure in una stalla, Culturalmente; di Riempirsi, di Arricchirsi di Sapere, per Strappare con Dolcezza a una minoranza di privilegiati la plurimillenaria, Diremmo dalla “rivoluzione agricola”, autocratica, sociale “condizione”, ai vertici di uno “stato”, in cui essa “puote ciò che vuole”, senza l’ Effettivo, non formale, Democratico Consenso dei Più. Un ‘altra notiziuncola sulla scuola italiettina, ministrata dai “media”, sia cartacei, sia televisivi, sia cibernetici, che non CI ha, affatto, sorpresi, ha bandito cortei di “non studenti” e occupazione, da parte degli stessi irresponsabili, di molti edifici scolastici in tutta l’italietta, per fare finta o col pretesto di protestare contro la ”buona scuola” renziana e contro l’ ”alternanza scuola lavoro“. Ovviamente, il bando riguardava, riguarda, soprattutto, gli italiettini ai quali è demandato l’esercizio, oggi da essi non più praticato, della “Patria Potestà” sui minori, “in toto” “menefreganti” degli indisciplinati atteggiamenti, a volte in odore di evidente illegalità, che la maggior parte dei loro fantoli, quotidianamente, non dando discontinuità o senza soluzione di continuità alle/delle storiacce, anche cruente, sessantottine, mettono in essere all’interno e all’esterno degli istituti scolastici. Ché gli ammutinamenti continui durante l’anno scolastico da parte dei “non studenti”; le rituali, annose occupazioni, da parte di essi, prima delle feste natalizie, furbescamente, raccordandole alle medesime, degli edifici scolastici (da non dimenticare: edifici pubblici) dovrebbero essere: i primi, pesantemente, sanzionati dai “consigli di disciplina scolastici”, coraggiosamente, convocati da dirigenti scolastici, appositamente, forniti di attributi; le seconde, avendo lo stimma, indubitabilmente, penale, dalla magistratura. Invece, da, quasi, 50 anni sia l’autorità scolastica centrale che quella periferica, sia la magistratura sono state, perseverano nell’essere omissive di atti sansonatori attinenti al loro ufficio. “Vae” a quella comunità che, nell’intento di ordinare la vita dei suoi associati, ai suoi legulei demanda la Scrittura: di Regole, di Paletti di Comportamento, alla cui Osservanza tutti sono, ugualmente, tenuti; di Leggi, la cui trasgressione, più o meno grave, contempla reati, da perseguire, penalmente, e, per contro, tollera che i suoi organi istituzionali, per comprensibilissime, illecite motivazioni di bassa macelleria politica, si dimenticano di farli rispettare. Quella comunità è destinata all’irreparabile declino della sua credibilità e le sue nuove generazioni, che si avvicendano nel suo storico scorrere, di essa e delle prescrizioni di essa si fanno, si faranno un baffo, per non dire qualcosa di più, icasticamente, acre per il gusto dei nostri 25 Lettori. Così, da quasi 50 anni ad oggi, appena nel mese di settembre si aprono i battenti degli istituti scolastici italiettini, i “non studenti” italiettini, freschi di “chiappe abbronzate”, calendarizzano ammutinamenti e occupazione di edifici scolastici, sicuri della pigrizia o della viltà nell’assunzione di provvedimenti punitivi nei loro riguardi da parte delle autorità scolastiche e della magistratura, fino ad allacciarli alle feste natalizie, come, testé, abbiamo detto, sciorinando l’elenco delle pretestuose motivazioni per giustificare agli allocchi loro parenti la loro scarsa voglia di fare sortire sul loro culo un po’ di nobilissimi calli. In, quasi, 80 anni nella terrena valle di lacrime non abbiamo, mai, fatto i conti con generazioni di fantocci di così ipocrita improntitudine, quante se ne stanno vedendo da, ripeto, 50 anni a questa parte. Tutti siamo stati giovani, tutti abbiamo ”marachellato”, qualche volta, marinando la scuola, ma, quando siamo stati scoperti, siamo passati sotto le severe forche caudine dei nostri genitori e dei provvedimenti delle autorità scolastiche di turno.”Tamen”, non abbiamo, mai, scusato i nostri filoni, andando a scovare le tragedie del/nel mondo, assumendo la “maschera” dei lacrimanti e dei flagellanti per le strade italiettine, affrancandoci dal quotidiano Dovere di Assistere a Lezioni su Argomenti curricolari nelle nostre Aule scolastiche. E men che mai CI è saltato in mente di occupare gli edifici scolastici, in quanto arcisicuri che sarebbero ,”statim”, arrivate le camionette della polizia per condurCI negli alberghi di stato. Nessuno disconosce la gravità di molti problemi irrisolti, che mettono in discussione il futuro dei giovani, comunque, la Scuola non è un’azienda, sì che scioperando nelle ore di lavoro, si mette in discussione la produzione, creando un danno economico ai suoi padroni. Essa è un Servizio che la Comunità Mette a Disposizione di Coloro che non vogliono essere “solum animalia”, “sed Animalia Qui Cogitant”. Rifiutando, un giorno sì e l’altro pure, di Essere Resi Pensanti, i nostri irresponsabili giovani diventano i terenziani “punitori di se stessi”, sì che la loro maturità o il loro diploma sarà meno ricco di “Humanitas” e di Competenze, per aver frequentato la scuola dell’obbligo, ormai, trasformata in “ludoteca”; per aver, assiduamente, disertato le aule della secondaria di secondo grado o trasformato, ritualmente, le medesime in temporanee alcove e in ricettacoli di profilattici riempiti degli esiti meschini di una libidine non assurta ad Umana Energia Creativa. Per ultimo, ho notizia di un dirigente scolastico che ha chiesto aiuto all’opinione pubblica, alla magistratura, affinché collaborino a porre termine all’occupazione del liceo, da lui diretto, da parte dei suoi ”non studenti”.”E’ un atto illegale”, ha esclamato, il “primus non inter pares”, giusta la volontà del renzucolo nazionale, in una “missiva aperta”. E – grege dirigente, lei, prima di “auspicare una reazione collettiva”, eserciti la facoltà, a lei attribuita dalla Legge, di convocare il “consiglio di disciplina del suo liceo”, che, per “un atto illegale che tutti danneggia” non potrà affrancarsi dall’obbligo di comminare punizioni, non di poco momento, agli occupanti della struttura scolastica. In seguito, Ella investirà la procura della repubblica del compito di indagare se l’atto, che “tutti danneggia”, messo in opera dai suoi “non studenti” sia gravabile di un processo penale o di un bacio sulla fronte di ognuno di essi. Inoltre, se fossi in lei, non piangerei sui progetti, “plif, plof, plaf”, incredibilmente, inutili, che tra l’altro disperdono in mille rivoli le esigue risorse finanziarie, messe a disposizione della scuola dai governi italiettini; l’umana Concentrazione sull’eminentemente Scolastico, Curricolare Produrre Anime da parte di insegnanti e scolari. La Scuola non ha altro Progetto da Realizzare, se non Quello, ad Imitazione dell’operare del dio biblico, di Trasformare la carne in Mille e Mille Adamo ed Eva che, Disubbidendo ai di lui divieti, proibizioni, Furono Attanagliati dalla Sublime Voglia di Curiosare e di Assaggiare il Frutto dell’Albero della “Canoscenza”, ché non Se la Sentivano di Vivere nella irresponsabilità dei “bruti”, ma nella Libertà di Coloro che, Cartesianamente, kantianamente, Potessero GloriarSi del loro Irripetibile: ”Io Penso”, per Allenare “pro Homine”, giammai “contra Hominem”, l’altrettanto, Irripetibile Libero Arbitrio. Poi, la Storia è andata, diversamente, tradendo le aspettative dei Primi Due Cittadini sulla “Terra” e non Escludo che il padre eterno in Essa abbia messo il suo, che dire, risentimento, a Dire poco.
Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano