Il fenomeno delle slot a machine? In chiaroscuro.
Perché da un lato è in crescita – e non di poco – rispetto agli anni passati, ma è ancora basso rispetto alla media pugliese, e degli altri Comuni dell’hinterland barese.
A rivelarlo è una interessante ricerca/indagine portata avanti dai quotidiani locali Gedi, Visual Lab e Dataninja, con tanto di database facilmente consultabile online. E nel quale è possibile effettuare la ricerca Comune per Comune.
Il lavoro si chiama “L’Italia delle slot”, e mira a capire la diffusione del fenomeno del gioco d’azzardo – quello inteso unicamente dalle slot machine e videolottery – che è indubbiamente una entrata importante per alimentare i costi pubblici, ma che al tempo stesso è una grossa mano a una malattia sociale come la ludopatia.
Bitonto, allora. Nel 2016 ogni bitontino ha speso 334 euro pro capite per le slot machine (270 per le new slot, vale a dire quelle accettano solo monete e sono presenti anche in bar e tabaccherie, e 64 per le Videolottery, cioè quelle macchine che accettano anche banconote), per un totale complessivo di 18,5 milioni di euro consumati.
Significa, altresì, che nella città dell’olio ci sono – nel 2016 – 236 apparecchi – la stragrande maggioranza sono New slot – cioè 4,3 ogni 1.000 abitanti.
Dobbiamo preoccuparci? Sì e no. Sì perché rispetto all’anno precedente i dati sono in aumento. Sia quelli del numero dei giochi presenti (+ 5,5 per cento le New slot, + 33,3 per cento le Videolottery), che quello delle giocate complessive, che fa registrare un segno più del 2,3 per cento, e persino quello della spesa pro capite, passata da 325 a 334 euro.
No, poiché la città dell’olio è messa decisamente meglio rispetto sia alla media regionale (la spesa cadauno è, in media, di 603 euro), che in quella provinciale. In definitiva, a Bitonto, si gioca molto meno rispetto a Terlizzi, Bari e Molfetta, dalle quali però c’è una certa distanza anche come reddito pro capite (il nostro è 14.781 euro).
Siamo anche una città virtuosa, perché su una scala di 1 a 5, ci posizioniamo a 4. “E – spiega la ricerca – più è alto e più il Comune è virtuoso e quindi con una bassa diffusione di slot e con poche giocate”.
Ma guai a sorridere, però. C’è un aspetto che deve indurre a riflettere. Il dato del 2016, infatti, è in aumento nonostante alcuni importanti tentativi che hanno cercato di prendere di petto il problema. L’ordinanza del sindaco Michele Abbaticchio contro la ludopatia. È entrata in vigore a fine 2015, e prevede una stretta sull’orario di attività (bar, tabaccai, agenzie di scommesse, sale bingo e esercizi simili aperti dalle 10 alle 22), e dall’altro sull’obbligo di comunicare allo Sportello unico delle attività produttive – Spun – l’orario di esercizio praticato (http://bit.ly/2jbopCR). E il Centro d’ascolto per le vittime di usura e gioco d’azzardo, attivo sempre da fine 2015 (http://bit.ly/2Bu3vY0).