A proposito dei “referendum” per l’”autonomia”, in lombardia e in veneto celebrati domenica scorsa, 22 ottobre 2017, Oliviero Toscani, il Celebre Fotografo, ha Detto: ”In veneto hanno votato i mona, i contadini che non sanno l’italiano”. In aggiunta, IO Replico, Precisando che sia in veneto, sia in lombardia coloro che sono andati a votare e i mentori, i mallevadori del voto di essi non conoscono la Storia. Comincio col chiarire che, perfino, molto tempo dopo il 1861, anno della proclamazione della inutile, fallimentare “unità” dell’italietta, foriera di apocalittiche partecipazioni a due guerre mondiali; di cruente ambizioni imperialistiche e di invasioni, occupazioni di alcuni paesi dirimpettai della penisola, i nostri contadini meridionali non sapevano neppure che sul trono dei borboni fossero saliti, sostituendoli, i savoia, cioè, gli appartenenti ad una casata regnante tra le più retrive, ignoranti (vittorio Emanuele II, il primo reuccio dell’italietta, di solito, parlava in dialetto piemontese; quando era obbligato dal cerimoniale di corte, in francese) d’europa.
Voglio dire col mio Chiarimento, di cui, appena, sopra, che se ai contadini veneti sul “referendum”, domenica scorsa posto in essere, sono state somministrate molte menzogne per convincerli in massa all’ inconsapevole voto di consenso all’”autonomia” del veneto, ai contadini meridionali nessun voto di approvazione alla cacciata dei borboni, per surrogarli con i savoia, fu chiesto. L’unità dell’italietta fu lo sbocco di un inciucio, di un patto tra la borghesia affaristica in fiore, allo sboccio del “nord” e la borghesia agraria del ”sud”.
Inciucio, patto che in oltre un secolo e mezzo dall’”unità” fino ad oggi, non è, mai, venuto meno, non è stato, mai, rotto, dismesso. Al “nord” la prosperità economica e finanziaria, grazie, soprattutto, al depauperamento delle risorse umane, alla spogliazione di tutte le strutture manifatturiere e produttive del ”sud”. Camilleri, siciliano, Racconta che nel “regno delle due sicilie”, prima dell’”unità”, esistevano migliaia di “telai”, che facevano prosperi l’artigianato e la piccola industria tessile siculi. Dopo l’”unità”, tanto si operò che i nostri telai scomparvero a vantaggio della produzione tessile biellese. Al sud, invece, la formazione dei vertici di una burocrazia, nata, concepita dagli agrari, militare, amministrativa, giudiziaria, ognora, servile, funzionale agli interessi, alla ricchezza dei padroni delle ferriere.
E della politica, dei politici meridionali cosa dire? Se il “sud” con l’”unità” non s’è, mai, sganciato dai suoi annosi problemi di sottosviluppo; se la forbice tra l’incalzante sviluppo economico del “nord” e lo stallo economico del “sud” non s’è, mai, risolta, di chi la responsabilità se non dei nostri politici che nello scorrere dei lustri hanno rinnovato il patto della loro sudditanza nei confronti dei nordici progettisti delle politiche economiche dell’italietta, le quali erano, sono tutte finalizzate alle diuturne aurore delle regioni, immediatamente, al di qua e al di là del po; dei gruppi mafiosi e massonici imperanti in esse.
Non a caso il “gianni” per antonomasia, in “pectore” assoluto negriero, bofonchiava, irridendo tutti gli sfruttati da quando la sua casa automobilistica fu fondata, che “ciò che andava bene per la ‘Fiat’ andava bene per l’Italia’. Si dimenticava di ribadire: “…per l’italia nella continuità delle due italie”, quella del “nord” e quella del “sud”. Plutarco Narra che un tizio vedendo che a Teatro gli ateniesi erano in gran subbuglio per il verso: ”Che c’è di turpe, se a chi agisce non pare?”, gli contrappose subito quest’altro: ”Il turpe è turpe che paia o non paia”. Pertanto, o maroni, o zaia, se, anche, a voi non pare; se, anche, voi non sapete ciò che dite o fate; se, anche, la Storia voi ignorate, non Denuncio che voi siate turpi, ma turpe è il vostro agire!