«Ora basta progetti, vogliamo il ricollocamento».
I dipendenti dell’ASP Maria Cristina di Savoia tornano ad alzare la voce, soprattutto dopo la deliberazione di Giunta del 18 ottobre che suona di beffa.
Come annunciato dal nostro giornale (http://bit.ly/2yIduYo), infatti, il Comune di Bitonto avvierà un progetto, di concerto con realtà presenti sul territorio, in favore di 20 minori a rischio non più seguiti dal centro educativo diurno “Maria Cristina Di Savoia”.
Nell’atto, disponibile sull’albo pretorio del Comune, è citata testualmente la nota con cui l’ASP comunica che le attività “saranno sospese a far data dal 01/07/2017… tanto…per motivi organizzativi e, in particolare per l’esigenza di consentire al personale in servizio presso l’ASP di fruire delle ferie residue”.
Ma la realtà è ben altra, stando a quanto affermano i 17 dipendenti. «L’interruzione dei servizi relativi al centro socio-educativo diurno, al centro ludico e alla Casa per la Giovane è da attribuirsi esclusivamente al mancato introito delle relative rette nelle casse dell’ASP, poiché il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) non è regolare in quanto i contributi non sono allineati agli stipendi pregressi e quelli in corso (23 mensilità) – dichiarano -. Ne deriva che mancano i fondi per poter pagare assicurazione civile contro terzi, acquisti derrate alimentari, combustibile per automezzi e altri oneri al relativo funzionamento della struttura».
Una situazione purtroppo neanche inedita. Sino a giugno, infatti, i dipendenti hanno stretto i denti per terminare il percorso con i piccoli, comprando addirittura di tasca loro il materiale necessario per il centro diurno. «Abbiamo anche iniziato il progetto estivo, interrotto dalla stessa amministrazione per mancanza di soldi – continuano -, scoprendo solo dopo che i bambini non erano coperti neanche dall’assicurazione».
«Ci hanno chiesto di impegnarci persino in questo progetto, senza garantirci però un pagamento. Anzi, hanno rifiutato la nostra proposta di liquidare 5 mensilità o almeno un acconto prima dell’avvio. Nonostante la nostra fedeltà, nonostante i nostri 27 anni di servizio, siamo sottoposti a queste mancanze di rispetto umano. Ma ora basta».
Come noto, infatti, i dipendenti del Maria Cristina non percepiscono stipendi da febbraio 2016 e tante figure professionali, soprattutto quelle a contratto, hanno deciso di abbandonare la barca.
«Non c’è più l’assistente sociale, una coordinatrice, una psicologa. C’è solo l’equipe educativa. Come si può pensare di affidare alla struttura dei minori a rischio devianza senza queste figure professionali?».
La realtà è ormai tristemente evidente. «Il Maria Cristina è un ente fallito, ma non vogliono chiuderlo per evitare la figuraccia politica».
«Abbiamo dato fiducia al sindaco Michele Abbaticchio e al presidente Vito Masciale, ma ci hanno solo fatto tante promesse non mantenute. Tutti i soldi arrivati in questi 2 anni sono stati usati per sanare parte dei debiti (che al 31 dicembre ammontavano a 1,4 milioni di euro, ndr), per salvare la struttura, mai per pagare le nostre mensilità. Accessori e indennità di rischio non sono mai stati versati».
Drammatica è infatti la loro situazione. Uno di loro ci confessa persino di affidarsi alla Caritas per fornire cibo alla sua famiglia. «Stanno rovinando noi, i nostri figli, le nostre famiglie ma da Palazzo Gentile se ne fregano».
«Il 1° luglio, con lo stop ai servizi, avrebbero dovuto inserirci nella lista della mobilità, ma non è stato fatto. In 27 anni, inoltre, non è mai stata attivata la formazione per la riqualificazione del personale, e questo ci penalizza ulteriormente».
Qual è allora la loro speranza? «Speriamo che si proceda al commissariamento dell’ente, in modo che la Regione possa provvedere al pagamento delle mensilità arretrate. Pretendiamo però che ci si attivi subito per il nostro ricollocamento».