Qualche giorno fa ho Condiviso una bellissima foto. Cosa essa Raccontava? Che, ancora, nel 1959, non, quindi, in Lingua bitontina, “man a r nannasc”, cioè in un passato lontanissimo e imprecisato,”sed” nella prima decade della seconda metà del secolo scorso, i Bambini (Dico:”Bambini”, non giovani sportivi allenati e palestrati) di guiglia, vicino modena, non alle falde del “pollino” o dell’”aspromonte”, in calabria, per Potere Raggiungere la loro Scuola, erano Costretti ad Attraversare il fiume tanaro ad una fune Agganciati. Quali, allora, le Considerazioni d’obbligo?
Abbiamo, testé, Precisato il luogo, la zona emiliana, prospera, all’unisono con il, già, incipiente miracolo economico italiettino, di intraprese industriali e di un’ agricoltura fiorentissima, da sempre, (Non dimentichiamo, infatti, che dino grandi, l’ispiratore del “gran consiglio” fascista, il cui voto nel 1943 sfiduciò mussolini, dando la stura al re, vittorio emanuele III, di fare arrestare il “dux, con Badoglio, peggiore del primo, sostituendolo, era il portavoce degli agrari emiliani), dove erano Indotti ad Operare pericolosi Straordinari per ScolarizzarSi alcuni Bambini, certamente, non figli dei “cummenda”, sebbene di operai, di contadini, di braccianti, non piccolo – borghesizzati, “sicut” gli attuali, nei fatti dispregiatori della Cultura e della Scuola, dalla quale pretendono, sbagliando, a dir poco, solo il “cambronnato” pezzo di carta per i loro ”cuoricini”.
Precisazione che CI Induce a PorCI la straziante Domanda: ”Se dove c’era opulenza e irrevocabile sviluppo economico, era così difficile, periglioso per i Bambini, Provenienti dalle classi popolari, GuadagnarSi la propria Scuola, situata, magari, in locali improvvisati, FiguriamoCi come dovesse essere, esponenzialmente, problematico, mettiamola cosi, per i Bambini, Provenienti dalle classi popolari: della campania, della basilicata, della puglia, della calabria, della sicilia, della sardegna, in una parola del “sud” dell’italietta, GuadagnarSi la Scuola e le “Institutiones” del Sapere nel poco tempo, non di rado, che le precarie condizioni economiche dei loro famigliari lo consentissero.
Eppure, quella era Scuola di Vita, essenzialmente, “sed etiam” di Sapere, di Conoscenza, pur, centellinati. DiciamoCi la Verità: i Bambini di guiglia non erano, tranne mirabili eccezioni, diversi da quelli di oggi per la scarsa quantità e qualità della, in Lingua bitontina, ”sghezz”, cioè, della Fame, del Desiderio, della Brama di Cibo Culturale e, nemmeno, i Bambini del “sud” di ieri differivano da quelli di oggi; lo erano, invece, senza dubbio alcuno, i loro genitori. Quelli Sollecitavano i figli, quando li vedevano in annoiato oziare: “ce stej a feu, pigg nu libr e lic!”(“Cosa stai lì a fare, Prendi un Libro e Leggi!”,così, MI Faceva nel cranio Rimbombare i suoi severi Rimbrotti mio Padre), questi di oggi: ”madon, figg moj, mangt nu muzc di peun c nogn d prsut!” (“Madonna, o figlio mio, mangiati un panino con qualche fetta di prosciutto”).
Non sono codesti gli agnelli, i padroni della “fca, ma i loro servi, i da loro messi in cassa integrazione o in mobilità perenne! E continuano: ”Ce sond sti compt a cheus, dop 4 iour assdiut ind ala scoul; allour r mnin quan ionna scicueu?”(“Basta con i compiti a casa per i nostri figli, dopo 4 ore seduti sui banchi a scuola! Altrimenti, quando avranno tempo e modo di giocare i nostri figli?”). I nostri figli! Bofonchiamo i sopra menzionati, mentre i padroni della “fca” incalzano, da piccoli, i loro rampolli a prepararsi, a rinunciare a qualche infantile sollazzo, perché, non, appena, giunti alla maggiore età, dovranno essere pronti a sostituirli con le loro più fresche energie nell’ infinocchiare i loro pari d’età, i cui genitori pretesero che non rinunciassero a ore di gioco, nonostante il loro precario avvenire esigesse molti sacrifici, soprattutto, nello Studio, ché il loro destino non fosse quello dei loro parenti: di servire, da schiavi, un padrone. Stolti! Non Capiscono che l’adolescenza e la giovinezza, per chi non vuole essere servo da adulto, non è l’età della cicala, ma della Formica. Stolti! Non capiscono che, se non si semina nell’adolescenza e nella giovinezza, non si raccoglie nella maturità, sì che la vecchiaia non potrà non essere agra.
Quali altre Considerazioni d’obbligo da Rimarcare? Che non LontanandoCI troppo nel passato (La linea di demarcazione non potrà non essere il ’68 del secolo scorso), l’Amore per la Scuola e per la Cultura da parte di Coloro che non avevano, giammai, avuto, non avevano Voce nel Definire la Storia della società, in cui, senza averla scelta, si trovavano a vivere, e la loro storia, era più forte di qualsiasi ostacolo, sia naturale, sia umano, sia politico, sia burocratico.
Sì che: da parte dei Genitori “d’antan”, da parte dei Bambini, dei Ragazzi, dei Giovani, da Essi Educati o, se l’Espressione Nostra, che non è di quelle usate nei salotti buoni del ”politicamente corretto”, non Scandalizzi gli inutili cultori della sottocultura pedagogica, da damini e damine di carità, da Essi Lavati, Purgati nel cervello della fatale pigrizia infantile, si era Sprezzanti di qualsiasi pericolo, pur, di Onorare il Luogo, ove si è, sempre (non attualmente, invero), Celebrata la Libera Fioritura, il Libero Sboccio del Cittadino dall’egoismo del condòmino, dal “partuculare”, di cui l’istituzione “famiglia” si struttura e nei quali incarcera gli addomesticabili dal potere suoi componenti. NOI non Dimentichiamo il vieto manufatto scolastico, nomato ”san pietro”, da NOI Frequentato nello scorrere dei 5 anni della Scuola Elementare: ambienti freddissimi; le finestre, spesso, mancanti di vetri; servizi igienici, si fa per dire, alla turca e l’elenco sarebbe lungo da Dipanare delle pubbliche inadempienze nei riguardi del ”servizio scolastico” da Offrire alle nuove generazioni. Dipoi, non Dimentichiamo gli anni dei Ginnasi e dei Licei, non, diversamente, trascorsi negli ambienti freddissimi, grigi del manufatto, a Scuola adattato, di “santa teresa”.
Era necessaria la Scuola! E la mia Generazione, come Tante Altre prima della mia e dopo la mia, comunque prima del ’68, l’avrebbe Concupita eziandio, nelle stalle! Non c’era inclemenza di tempo e di tempi che avrebbe convinto sindaci o altra autorità a ordinare la chiusura della Scuola, Intesa alla stregua di un’ Idea Istituzionale, o delle Scuole, Intese, alla stregua di Espressione, Realizzazione di Essa. Per qualche goccia di pioggia o per qualche fiocco di neve La Scuola, le Scuole per nessuna ragione, motivazione possono, debbono essere chiuse. I templi di giano dovevano, devono essere chiusi, ma nessuno ha, mai, Pensato nei millenni e Pensa alla, ormai, ineludibile Bisogna, considerati i tremendi ordigni di morte e distruzione dell’intero pianeta nella disponibilità idiota dell’uomo.
No, non caro “tal”, pronipotino del’68, copocondòmino di un condominio a “nord” di bari, che mano nella mano siedi col tuo fido sul cadreghino del “palazzo”, non si Spronano gli adolescenti “ad Majora” con parole di circostanza, sdolcinate in un messaggio, sintatticamente, non proprio corretto, “more solito” nei tuoi, diciamo, scritti, dal contenuto generico e dal senso apodittico. Tu auguri, a non studenti, che, già, hanno deciso, per gli inizi di ottobre 2017, il primo ammutinamento, un anno scolastico connotato da “mantra” e “tormentoni” di “trend” bergogliano, quali: l’ascolto (di cosa?) di accoglienza (di chi?), di gioco di squadra (copiato dal berluska), di solidarietà tra gli io che s’affannano a dissolversi nel noi (da quale pulpito impolitico siffatta omelia di stampo democristiano)! e poi, come tutti i salmi di coloro che, cavalcando la lunga stagione giovanilistica, a far data dal ’68, fai professione di modestia e ti auguri di imparare e di farti segnare da infanti, che parlano non ” ut matres eos fecerunt”, ma ripetendo, affetti da ecolalia, parole e pronuncia di esse, captate dal coro, diretto dal kafkiano castellano televisivo.
“Vae”, se il futuro del condominio a “nord” di bari, di cui tu sei il capo, dovesse dipendere dal futuro di codesti scansafatiche, con cui tu fai finta di simpatizzare, non sarebbe altro che ripetizione del passato e del presente che sta, grazie a te o per tuo demerito, sotto gli occhi di tutti. Nel porto di bari, il 9 aprile del 1945, saltò in aria la nave americana, “henderson”, colma di pirite o di napalm; il botto fu terribile, invasivo in/per tutta la provincia di bari, eppure, la Nostra Maestra, Sorella di Nostro Padre, come tanti altri Maestri, stoicamente, Continuarono il loro Magistero; nessun bambino diede segni di isterica paura; i nostri genitori aspettarono che tornassimo a casa nell’ora consueta, evitando di fare pavida ressa davanti alla scuola, ovunque fosse stata ubicata. Sì, perché, a causa dell’occupazione militare di bitonto, da parte dell’esercito alleato, quotidianamente, si può dire, eravamo forzati, per Fare Scuola, per non perdere un giorno di Scuola, a cambiare “location” tanto che i nostri genitori non avevano tempo e modo di conoscere dove in un giorno qualsiasi dell’anno scolastico fossimo stati, materialmente, scolarizzati..
Gettiamo, invece, un fugace Sguardo pregnante all’oggi. Ecco i grugniti dei genitori: “I nostri figli agganciati ad una fune per Imparare a Leggere, Scrivere, far di Conto? So’ cos ca s mangn? Prcè, mparan a leisc, a scroiv, a cntueu potn feu la mbrenn r figh nust? Magar, sit matt ca penzeut ca r figh nust potn resist a steu tanta timp au frid e au geil, se ind a la scoul na stej u riscaldament? Ce n freic a niu d la scoul e d r mambrutudn ca zegn!”(Sono cose che si mangiano? Perché, imparando a leggere, a scrivere, a far di conto, potrebbero far merenda i nostri figli? Siete, forse, matti voi che pensate che i nostri figli possano resistere tanto tempo al freddo e al gelo, se la scuola non è riscaldata? Cosa interessa a noi della scuola e delle fesserie che ammannisce!”).
RifacendoCI a Don Lisander de “I promessi sposi”(cap.VIII, ”Addio ai monti”), di tal genere, se non tali appunto, sono i pensieri, si fa per dire, dei produttori di spermatozoi di oggi, quale che sia la classe sociale di appartenenza, la professione, il mestiere esercitato. La stupidità, per non colpevolizzarli, icasticamente, di altro, è trasversale. Tralasciamo, inoltre, le strade nelle vicinanze o davanti agli istituti scolastici intasate, di automobili, per vanità da mostrare (Siffatto veicolo è testimone di uno stato sociale, talvolta, illecitamente, conquistato), da genitori preoccupati che “mammone” non faccia: ”toh, toh” ai loro pargoli. NOI andavamo all’asilo da soli, in mezzo a militi armati di tutto punto, di tutte le razze, non di rado, ubriachi fradici! La “paideia” attuale, si fa per dire, dei produttori di spermatozoi è, assolutamente, femminilizzata o, per Essere Precisi, caratterizza “animalia” che non hanno attinto, sviluppato la Razionalità. Qual è, infatti, il comportamento nei confronti dei loro cuccioli delle specie più feroci tra gli esseri viventi?
Istintivamente, coccolano, proteggono da tutte le insidie i loro piccoli, fino all’acquisizione da parte di essi della capacità di deambulazione e di procacciarsi il cibo. Poi, facciano ciò che loro ditta l’istinto! Così, i genitori di oggi! Cullano, proteggono i loro spermatozoici frutti fino, a dire molto, agli anni 15, dopo, irresponsabilmente, che facciano parte di branchi di minori, di genere maschile e femminile, nottetempo, per usare il linguaggio dei meteorologi, in giro, arrischiatamente, imprudentemente, rovinosamente, mentre essi nell’aula nuziale si danno a morfeo o ad altro, delittuosamente, inconsapevoli di aver consegnato ai loro fantoli la chiave per aprire il loro futuro a non improbabili fallimenti.