Bagno di folla nerazzurra e amore sconfinato per Marco Materazzi, ieri pomeriggio, nell’aula magna dell’Ite “Vitale Giordano”.
Il popolo interista bitontino, dopo il capitano Javier Zanetti, ha abbracciato con affetto il campione del mondo (il secondo qui da noi, dopo Simone Perrotta, impegnato in un’iniziativa socialmente rilevante attivata dal comune, ndr), impegnato in una campagna di beneficenza “#4Swaziland”.
Sul palco, il vicepresidente del club cittadino “Peppino Prisco” – quanti applausi per l’indimenticato avvocato, stiamto pure dagli avversari che con arguzia pungeva -, Gaetano Verriello, con piglio e simpatia, ha ripercorso tutte le tappe della carriera del celebre “23”, dall’esordio a Marsala al “Triplete”, passando per l’Inghilterra e Perugia.
Marco – “l‘unico che insieme all’argentino c’era quel maledetto 5 maggio e che ha riportato l’Inter a vincere tutti i trofei del mondo“, ha sottolineato il presentatore della serata – ha risposto affabilmente a tutte le domande e persino “bruciato” qualche risposta del quiz a premi, che doveva omaggiare alcuni emozionati tifosi.
I primi calci: “Ho iniziato giocando per strada, quando ancora in tv non c’erano partite tutti i giorni e a tutte le ore. Oggi, o i bambini devono stare più attenti“.
Gli azzurri: “Certo, dopo la sconfitta con la Spagna la situazione si è un po’ complicata, ma ce la può fare ancora“.
L’Internazionale: “I proprietari cinesi hanno portato nuova linfa e questo fa ben sperare per il futuro“. L’avventura oltremanica: “Loro erano un po’ diffidenti nei confronti degli stranieri, ma poi mi sono fatto rispettare anche lì. Per il resto, calcisticamente sono più avanti ed hanno stadi bellissimi“.
Il record e il mito: “Sì, ho battuto il primato di reti siglate da un difensore in un campionato, che era di Giacinto Facchetti, e non avrei mai voluto farlo perché era il mio idolo“.
La foto “fantasma”: “Di quegli splendidi anni culminati col triplete non esiste una fotografia ufficiale per “colpa” di Leonardo“.
Samo: “Samuel Eto’o, che veniva dal Barcellona, non volle essere pagato a gol, ma a successo della squadra. Così, ogni volta io lo caricavo, noi vincevamo e tutti guadagnavamo di più“.
I Mondiali: “Quel gol con la Repubblica ceca fu molto importante perché ci permise di evitare alcune avversarie ostiche e ci spianò la strada verso la semifinale“.
L’amicizia che va oltre i colori della maglia: “Se mi ritrovassi su una torre con Balotelli, Zidane e Buffon, butterei giù Zizou, perché Mario e Gigi sono due grandi amici“.
Infine, Materazzi ha dispensato con gioiosa semplicità sorrisi e autografi a tutti gli aficionados, come si conviene ad un campione che, in fondo, è rimasto umile..