«L’amministrazione comunale che ci rappresenta, quale indirizzo etico e morale ha voluto imprimere, eliminando dalla balconata di Palazzo Gentile lo striscione dedicato al giudice Di Matteo, simbolo dei valori dell’antimafia?». Se lo chiede il Movimento 5 Stelle Bitonto in un post pubblicato su Facebook nella giornata di ieri. Il contesto in cui è sorta questa domanda è riassunto all’inizio della dichiarazione: «A tener banco in queste afose giornate di agosto, la querelle legata all’affissione dello striscione dei ragazzi di “Libera”, esposto dal balcone di un immobile confiscato alla mafia. Le cronache nazionali ne hanno parlato, in ultimo Sgarbi a cui il nostro Sindaco ha ribattuto: “Noi siamo qui anche per dare un indirizzo alla Città…”». Da cui è scaturita poi la domanda sopra citata. Che si conclude: «Speriamo che la motivazione sia coerente e priva di livore politico, visto che quello striscione è stato regalato da noi attivisti M5S».
I pentastellati bitontini infatti avevano presentato la proposta, poi accolta, dapprima per il palazzo della Regione Puglia, per poi riproporla nella nostra città. Dopo un primo tentativo caduto nel vuoto, riferiscono fonti interne al movimento, alla seconda richiesta l’amministrazione ha accolto l’iniziativa. Stiamo parlando del maggio del 2016 e lo striscione di Di Matteo è rimasto affisso a palazzo Gentile fino all’inizio della campagna elettorale.
Interpellato sulla questione, Rocco Mangini, vicesindaco pro-tempore dal 9 al 14 agosto in assenza del primo cittadino Michele Abbaticchio, ha affermato: .«Non penso sia stato tolto dal sindaco, mi informerò».
Lo striscione ritrae Nino Di Matteo, magistrato italiano e presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo. A causa della sua attività, Di Matteo è sotto scorta dal 1993. Da sempre uno dei simboli dell’antimafia per alcune forze politiche, Movimento 5 Stelle compreso, nel corso della sua carriera si è più volte occupato dei rapporti tra “Cosa Nostra” ed alti esponenti delle istituzioni. È attualmente impegnato nel processo a carico dell’ex prefetto Mario Mori, in relazione ad ipotesi di reato eventualmente connesse alla trattativa Stato-mafia. Nel corso del processo fu resa pubblica la minaccia di morte da parte del boss Totò Riina, motivo per il quale Di Matteo è stato sottoposto ad eccezionali misure di sicurezza, tanto da richiedere il livello di protezione massima.
Il post del Movimento 5 Stelle Bitonto è solamente l’ultimo che si va ad aggiungere ad una serie di dichiarazioni scaturite dalla protesta di alcuni residenti per l’affissione di uno striscione di “Libera” al balcone di un bene confiscato alla mafia. L’episodio ha suscitato così grande clamore, da balzare agli onori della cronaca nazionale.