Quattro interviste ai quattro candidati in corsa per la poltrona più importante di Palazzo Gentile, ovvero quella di sindaco. Sviscerando, punto per punto, in due puntate, i temi salienti dei vari programmi elettorali e delle iniziative in cantiere per il futuro della città.
Dopo il sindaco uscente, Michele Abbaticchio, e il candidato del centrodestra, Carmela Rossiello, oggi (ed è solo la prima parte) tocca a Emanuele Sannicandro, aspirante primo cittadino con il centrosinistra.
“Innanzitutto – esordisce l’ex consigliere regionale, sottolineando un aspetto essenziale del suo programma – ogni tema va affrontato in una logica di squadra, e quindi ci affiancheremo a degli esperti e a consiglieri, questi sì gratuiti, che ci aiuteranno ad analizzare le questioni che volta in volta ci verranno sottoposte. E le soluzioni saranno la sintesi di una serie di valutazioni. Perciò lo sforzo sarà quello di ascoltare e cogliere i suggerimenti, tanto è vero che il nostro programma è sempre un work in progress. E quando prenderemo una scelta bisogna spiegare ai cittadini il perché la si è fatta, oltre che dire con franchezza quali cose non si possono fare. Ma non a fine mandato, bensì ogni sei mesi”.
Scuola
“É un punto assolutamente importante, perché attiene la vita dei dirigenti scolastici, dei nostri ragazzi, dei genitori, degli insegnanti, da affrontare con grande umiltà. Sulla questione mensa, per esempio, vorremmo capire come mai se la scuola parte a metà settembre, il servizio di refezione inizia a novembre, e quindi presumo che, con una buona programmazione, al netto del reperimento degli insegnanti e del personale occorrente, tutto possa partire in contemporanea. Non meno decisivo, naturalmente, è il discorso dello stato dell’arte degli edifici scolastici e del dimensionamento scolastico”.
Welfare e sanità
“Quello dei Servizi sociali è un tema che porta spesso a fare promesse mirabolanti e populismo, perché affrontare questa problematica significa avere a che fare con la vita delle persone e tutto ciò che comporta: drammi, disperazioni, paura di non farcela, emergenze quotidiane, disagio, disoccupazione. E perciò ci vuole concertazione e coinvolgimento di tutte gli attori del Terzo settore.
Il nostro obiettivo è creare un grande Piano reale di programmazione degli interventi sul territorio, che poi sfocerà nel Piano sociale di zona, togliendo l’assistenzialismo e cercando di offrire servizi alle persone. Quindi c’è la necessità di ribadire il concetto della partecipazione attiva, delle proposte alle realtà che vivono nel settore, visto che si percepisce un blocco di sistema nella Pubblica amministrazione. Sarà fondamentale l’analisi dei processi, delle problematiche, e mettendo insieme tutte le politiche, sarà obbligatorio innovare il Welfare territoriale. Noi pensiamo di mettere sul territorio quello che abbiamo definito un Sistema integrato di interventi che si deve basare sulla solidarietà sociale, cioè costruire azioni con un alto senso di responsabilità cognitive.
Al Comune deve essere affidata una sorta di cabina di regia, oltre che far diventare protagonisti i cittadini e le famiglie che vivono nel disagio, e non dicendo loro non è compito mio.
La città è una, e se consideriamo che il Centro sia il Centro storico è un errore culturale drammatico, perché tutto è centro e periferia, e qualsiasi intervento che viene fatto deve vedere la città unita. Non esistono, perciò, isole periferiche. Per la sanità abbiamo un programma molto importante, che è quello di consentire a Bitonto di entrare nella Rete regionale di “Città sane”, che ci permetterà di partecipare ai tavoli di organizzazione della Città metropolitana. I temi da affrontare sono le politiche per l’invecchiamento attivo, di contrasto alle dipendenze, per il buon uso dei farmaci e dei vaccini, educazione alimentare. L’idea è quella di proporre una Fondazione di comunità, mettere insieme quelle realtà che già ci sono, e va inserita anche l’emergenza abitativa, puntando a combattere il fenomeno di occupazione illegittima degli immobili di proprietà comunale, dare qualche immobile del Comune in comodato d’uso gratuito a chi è sottosfratto, riavviare il processo di realizzare case in cooperative sociali”.
Turismo
“É sotto gli occhi da tutti che da un po’ di anni ci sono state importanti iniziative culturali-artistiche messe in campo dall’amministrazione Pice, e tutto quello che vediamo oggi è partito di lì. Ma non si può pensare a uno sviluppo turistico senza immaginare di fare qualcosa per la tutela e la sicurezza dei visitatori. É importante questo clima di fiducia che si è creato anche grazie allo spirito di imprenditorialità dei giovani e delle loro famiglie, ma fa più male la notizia di un pullman di turisti scippati o di qualche furto nelle strade adiacenti i percorsi turistici rispetto a tutte le iniziative di Marketing territoriale. Le due cose vanno di pari passo”.
Sicurezza e legalità
“Cosa può fare un Comune sotto l’aspetto della sicurezza? Non volendo militalizzare la città perché non è la nostra idea, in primis si deve creare un coordinamento più fattivo tra le forze dell’ordine, fermo restando il grande lavoro che fanno già in carenza di personale. C’è il capitolo drammatico della mancanza di uomini al Comando di polizia municipale, e questo va affrontato in maniera decisa ed è un nostro punto centrale, tanto è vero che pensiamo di organizzare diversamente il loro lavoro e usare tutte le strumentazioni adatte per rimpinguare le risorse. Noi pensiamo sia opportuna una presenza percepita delle forze dell’ordine, un loro ritorno nelle zone periferiche e nelle frazioni, e siamo convinti anche che si possano fare le assunzioni per i vigili urbani, ma è chiaro che questo aspetto va verificato. Ma resta ben sottinteso che bisogna implementare l’intera pianta organica comunale e riqualificare e valorizzare l’esistente. E perciò faremo di tutto affinché il Comune possa tornare ad avere, almeno nei ruoli chiave e strategici per lo sviluppo della città, i dirigenti”.