Il momento più significativo è stato alla fine, quando è stata fatta ascoltare “Vietato Morire”, la canzone di Ermal Meta terza classificata al festival di Sanremo, che sarà quasi un segno identificativo di Abbaticchio e company in questa tornata elettorale: Bitonto non torna indietro. E vuole andare avanti, anche toccando i problemi di chi non è stato ascoltato.
Prima c’è stato l’intervento di Rocco Mangini, assessore al Marketing territoriale. L’endoserment di Leonardo Palmisano, sociologo barese, nei confronti del nostro primo cittadino. E poi le parole del sindaco, tra passato e futuro.
La lunga corsa di Michele Abbaticchio per la riconferma a Palazzo Gentile è iniziata in via Sandro Pertini, zona 167 e periferia, dove qualche mese si è consumato il dramma di Maria Grazia Cutrone.
Non una scelta casuale, ma ben ponderata per sfatare un luogo comune: l’attuale amministrazione – è stato ripetuto ieri fino all’inverosimile – non è stata soltanto Centro storico.
“Oggi inizia nuova grande avventura – ha esordito Mangini, salutando le liste e i 230 consiglieri della coalizione – e una campagna elettorale con più consapevolezza rispetto a cinque anni fa. Nel 2012 c’era programma dei sette colori, questa volta li abbiamo collegati alle sette dimensioni della vita:bambini, giovani, famiglie, anziani, fragilità, sport, economia e imprese. Perché siamo qui? Non per rivalsa verso gli altri, ma perché uniti dall’idea di avere una città da costruire. Abbiamo contribuito a rendere la città migliore di come l’abbiamo trovata. Il centro antico nn ha tolto niente alle periferie. Per completare il disegno ci servono altri cinque anni perché noi vogliamo continuità.
Poi la convinzione: “Non abbiamo ancora vinto, ma vinceremo perché Abbaticchio è l’uomo migliore nel posto migliore”.
E che Abbaticchio sia davvero tale, lo pensa anche Leonardo Palmisano, perché lui è “cerniera tra giovani e anziani, e ha avviato un percorso di coesione di tutti i quartieri della città”.
Lui, invece, l’attuale inquilino di Palazzo Gentile, ha iniziato guardandosi attorno. “Qui – ha detto – per circa dieci anni ha dominato la scritta “Dou ste la guerr” che era un invito a lasciare questa parte di città. Ora, invece, c’è una campetto da calcio per tutti i bambini, l’Orto sociale più bello di Puglia gestito dalle stesse famiglie della zona, una nuova Sala della musica, e sabato riabbracceremo Villa Sylos”.
E poi avanti con l’elenco della spesa fatta: pista ciclopedonale e Centro polifunzionale “Paolo Borsellino” a due passi dalla piscina comunale; il recupero completo della scuola di via Abbaticchio, i lavori importanti alla “don Tonino Bello”; i fitti passivi tolti per la scuola De Renzio, che adesso ha una nuova sede; cinque aree giochi tutte nelle periferie; il recupero del 70 per cento del patrimonio scolastico; il rifacimento di circa 50 strade (“e non potevamo fare di più perché abbiamo pensato prima alle scuole”); la sfida della Città metropolitana vinta a testa alta.
Tutto questo “nonostante – ha ammesso – sono stati cinque anni difficili, in cui abbiamo toccato vari problemi della nostra comunità. Si possono fare tante critiche alla giunta comunale, ma abbiamo dato tanto alla città in questi anni. Il giorno della mia vittoria, cinque anni fa, è stato il più bello della mia vita, dopo la nascita di mia figlia. La mia più grande preoccupazione è stata quella di non tradire la fiducia di chi mi ha votato, e anche per questo il primo anno di amministrazione facevo fatica a dormire”.
Uno sguardo al futuro, quindi. “Qualcosa si è fatto, ma tanto va fatto perché vogliamo tagliare i nastri delle opere che realizzeremo con i finanziamenti presi in questi anni, che riguardano la Lama Balice, piazza Caduti del Terrorismo, il Centro polisportivo “Nicola Rossiello”, via Berlinguer. Abbiamo la precisa volontà di recuperare anche le strutture sportive nelle frazioni, dove vogliamo un Centro polisportivo”.
E poi via con Ermal Meta. Perché per il sindaco uscente e chi lo sostiene è Vietato morire.