La Resistenza, come sappiamo, fu un fenomeno che riguardò soprattutto il Nord Italia che, dopo l’armistizio di Cassibile del 3 settembre ’43, era ancora occupato dai tedeschi e dagli alleati fascisti sotto il simbolo della Repubblica Sociale Italiana. Il Sud era già stato liberato dall’avanzata angloamericana e, dunque, pochi furono gli episodi di ribellione ai tedeschi (come le quattro giornate di Napoli). Diverse formazioni partigiane si formarono nei territori sotto il dominio nazifascista. Se pur geograficamente poco coinvolto, il Sud e la Puglia diedero un contributo molto rilevante alla Resistenza. Migliaia di pugliesi si distinsero, in particolar modo militari che, dopo l’annuncio dell’armistizio (8 settembre ’43) si rifiutarono di continuare a collaborare con l’ex alleato tedesco e accolsero gli appelli del Comitato di Liberazione Nazionale. Tra questi vi furono anche bitontini. La nostra lettrice Clara Urbano racconta qui di seguito la storia di uno di loro, molto onorato a Pavia, città del suo sacrificio, ma poco noto nella sua Bitonto.
“Oggi voglio onorare la memoria del Tenente Francesco Lillo di anni 25 ucciso a Pavia il mattino del 26 aprile 1945, con l’appuntato viterbese Tommaso Coletta e il finanziere Roberto Spirito (di Casale Monferrato, Alessandria), da ufficiali della Guardia nazionale repubblicana (la Milizia di Saló) in via Mentana, davanti all’allora comando delle Fiamme gialle.
Lillo al comando di un drappello di 25 commilitoni era entrato in azione per ordine del colonnello Alfredo Malgeri, che aveva accolto l’appello del Cln. Il Comitato di Liberazione, in quei momenti convulsi, mentre la cittá era ancora presidiata da consistenti forze tedesche e fasciste – e si attendeva l’arrivo dei partigiani dell’Oltrepo – aveva chiesto alla Gdf di sostenere il gruppo che si era impossessato della prefettura ma che rischiava di essere trucidato; Malgeri aveva dato disposizioni anche per il «disarmo di tutti i militari tedeschi e fascisti transitanti nei pressi della caserma».
Il tenente e i finanzieri sotto il suo comando erano riusciti a catturare pacificamente alcuni militari della Kriegsmarine (la Marina da guerra del Terzo Reich); quindi avevano ingiunto la resa agli ufficiali della Guardia Nazionale Repubblicana: a questa intimazione, «due di loro, dopo una concitata discussione – scrive Giulio Guderzo ne L’altra guerra – rispondono consegnando le armi, ma gli altri, forse avendo notato l’inferioritá dell’armamento dei finanzieri, dotati di semplice moschetto, aprono il fuoco e lo scontro finisce in tragedia. I tre finanzieri cadono falciati».
Lillo, pugliese di Bitonto, classe 1919, decorato con croce di guerra sul fronte greco, fu colpito alle spalle e morì il 28 Aprile. Egli aveva tenuto i contatti con gli insorti e proprio per questo Malgeri l’aveva scelto per la missione in prefettura. Della sua morte vennero accusati il sottotenente Giorgio Gandini, di 19 anni, e il 47enne Franco Canti: il processo svoltosi nell’agosto del ’45, dopo la Liberazione, si concluse con la condanna del primo alla pena capitale e di Canti a trent’anni. Una fine da eroe, dunque, quella di Lillo, a cui la Finanza ha reso omaggio intestando a lui la caserma di Pavia.
Non furono, i tre finanzieri, le uniche vittime di quei giorni insieme esaltanti e drammatici. La Liberazione di Pavia fu drammatica perche’ in quelle ore imperversavano la colonna motorizzata nazista e la Guardia Nazionale dei Repubblichini. Credo che Bitonto oltre che intitolargli la stradina vicino alla villa comunale dovrebbe onorare la sua memoria con molto di più, non meno di Pavia che gli ha dedicato targhe alla memoria, la caserma del comando provinciale della Guardia di Finanza e tutti gli anni lo onora con cippi di fiori. Penso che a lui debba essere intitolata la caserma della Gdf e che nella villa o nel cimitero debba essere eretto un monumento realizzando un gemellaggio con la città di Pavia per onorarne la memoria con una reciproca delegazione tutti gli anni il giorno 25 aprile“.