La recente Scoperta di sette pianeti, simili alla terra, in zona temperata, con un’orbita intorno a una stella, ha Ribadito che la Scienza Unisce, in quanto ”Denuda” l’uomo di tutte le incrostazioni, le sovrastrutture sottoculturali, che per/nei millenni lo hanno appesantito, circoscritto, imprigionato nelle sue certezze, una sorta di antidoto alla paura nei riguardi dell’ignoto, se non del mistero. Ciò che la Scienza Unisce, la fede divide; ciò che la Scienza Include, la fede esclude, ovviamente, fede in ciò che non è provato dal Vedere, dall’Osservare, dall’Esperire, Liberi da freni religiosi, morali; liberi dal senso di appartenenza ad una nazione, ad un popolo, ad una casta, ad una lobby, ad un clan; liberi dagli interessi particolaristici, egoistici di essi. La Scienza ci Spoglia dell’albagia di essere i figli privilegiati di un dio, che in pochi giorni si sarebbe scomodato per creare la Terra, in cui avrebbe sistemato i nostri progenitori, che avrebbe voluto non desiderosi di “Canoscenza”. E li avrebbe puniti, in quanto disubbidienti al suo ”dictat” di non permettersi di assaporare la mela, di non esercitare la loro riflessione sul suo sapore, che non poteva non essere il Sapore della Libertà, se Essa è Liberazione continua dal timore di essere annientati da ciò che non si sa o da chi sa in cosa consista, di cosa sia fatto, quali siano le caratteristiche positive o negative di ciò che in molti, ancora, non sappiamo. La Scienza, il Sapere rende Uguali gli uomini e la “bibbia” scritta in tempi ove, già, la disuguaglianza tra essi era diventata, socialmente, politicamente, economicamente, endemica, trasferì in cielo la giustificazione, le premesse, le motivazioni dell’esistenza dei rapporti padroni – servi, ormai, cristallizzati in Terra. Adamo ed Eva dovevano in cielo vivere nella completa irresponsabilità dell’ignoranza; se avessero tentato di sapere; se avessero osato carpire al loro padrone – creatore i segreti del sapere, di cui egli solo non poteva non esserne il depositario, sarebbero stati scaraventati nel Tempo, nello Spazio, dove una minoranza di padroni, da lui delegati, li avrebbe costretti all’eterno sudore della fronte, anche, perché privati degli strumenti cognitivi che loro permettessero di affrancarsi da qualsiasi forma di soggezione, di schiavitù ché, prima che con le armi, con gli eserciti, con le polizie, si schiavizza, si schiavizzò con l’esclusività del possesso di essi. La minoranza di padroni si spartirono lo spazio terreno e, poiché l’avidità dell’avere non fu, non è, giammai, soddisfatta, combatterono, combattono tra di loro, ciascuno per impossessarsi dei beni dell’altro o, addirittura, di tutti gli altri, mandando a macellarsi, però, le loro plebi, soggiogate, oppresse, facendo credere loro che dolce era, è morire per “feticci”, ad arte creati, quali la patria, la rivoluzione, per questo o quel dio, per la riconquista di questo o quel luogo santo, ecc., ecc., ecc. Siffatte menzogne si continuano a proclamare oggi. Gli ingenui muoiono, e sono mille e mille; i furbi, e sono pochissimi sul pianeta, si arricchiscono col sangue degli ingenui, di cui poco sopra. Non so, non sappiamo se nei pianeti, recentemente, scoperti ci siano forme di vita; se essi, oltre ad avere condizioni climatiche, quasi, simili alla terra, “non” godano o godano di esseri viventi, simili a noi uomini, che abbiano sviluppato processi mentali razionali, logici, “tamen”, perversamente, usati: per relazionarsi in modo da tale da indurre sofferenza, dolore, morte gli uni agli altri; in modo che pochi per avarizia si approprino di ciò che è di tutti; in modo che pochi prepotenti, prevaricatori, grassatori si arricchiscano, sfruttando il Lavoro dei molti; per violentare l’”habitat” incontaminato, in cui hanno avuto la ventura di essere stati situati. Ciò di cui la Scienza in questi giorni ci ha messo parte con uno strumento tecnico, cioè, con un telescopio potentissimo, Guidato, Manovrato da Astronomi Belgi, ma posizionato in Cile, è ciò che la Poesia, i Poeti, da millenni, ha Cantato, ha Fantasticato, Immaginato, Visto, Capito. Omero era cieco e la sua cecità simboleggiò, una volta per tutte, la struttura, lo stato, assolutamente, frale, limitato dell’uomo, un essere da assimilare al nulla, dal punto di vista fisico, rispetto alla gelida, indifferente Illimitatezza, Incommensurabilità dell’Universo: eppure con l’alata Facoltà della Fantasia, dell’Immaginazione Egli Era, E’ in Grado, paradossalmente, di Rendersi Consapevole della sua Limitatezza, RapportandoLa all’Immensità di ciò che la Visione – Intuizione Fantastica, Immaginativa gli Permetteva di Vedere, di Constatare. Quanti eventi apocalittici sulla terra hanno spazzato forme di vita che non erano in grado di porre rimedio ad essi con i loro limiti fisici strutturali, anche, perché non erano capaci di avvertirne l’inadeguatezza a fronteggiare eventi climatici o di altra sconosciuta terribilità. Invece, prima del Sole, stanco d’illuminare le umane sciagure, l’uomo e il suo pianeta, per avere fabbricato da se stesso ordigni di letale potenza, scomparirà tra ciò che vive e si muove nell’Infinito. E’ la Fantasia, l’Immaginazione che Si Fanno Propedeutiche all’Intuizione Scientifica, che Totalizzano la Realtà; ciò che è nel Regno di Esse è Realtà e, sempre, è arrivato il momento in cui hanno Esse Ispirato la Scienza a Dischiudere da Esse quella Realtà, che i Poeti avevano Immaginato, Sognato, Bramato, che avrebbe Permesso all’Umanità di Superare i suoi limiti fisici, di FornirSi di protesi tecnologiche per Affrontare con successo le Sfide a cui la Natura, continuamente, la sottoponeva. Pur dopo tanti tentativi falliti, pur dopo innumeri sacrifici umani, diventati Mito, dopo studi matti e disperatissimi, dopo tanto provare e riprovare. Ma il Volo, tanto Sognato, sì che Ovidio nelle “Metamorfosi” (VIII, 236 – 251) Celebrò il mortale slancio di Icaro, tanto Disegnato da Leonardo, Diventò Realtà nella seconda metà del ’900 e dopo il Volo Realizzato per il cielo, l’uomo si Levò oltre il cielo e Toccò alla Luna Ospitarlo, sia pure per brevissimo tempo. Quella Luna alla quale il Grande Giacomo aveva chiesto il “Perché” della cosmica Sofferenza. Il Cigno di recanati ne “La Ginestra” aveva Immaginato un vortice di mondi che cancella l’uomo e la sua Storia. Qui lo spazio smisurato coincide col nulla, ove non v’è eco della nostra gridata Disperazione, dove si nega la vita umana, la sua boria antropocentrica nell’Universo, le sue assurde speranze: ”E poi che gli occhi a quelle luci appunto, /e sono immense, in guisa /che un punto a petto a lor son terra e mare /veracemente; a cui /l’uom non pur, ma questo /globo ove l’uomo è nulla, /sconosciuto è del tutto; e quando miro /quegli ancor più senz’alcun fin remoti /nodi quasi di stelle, /ch’a noi paion qual nebbia, a cui non l’uomo /e non la terra sol, ma tutte in uno, /del numero infinite e della mole, /con l’aureo sol insiem, le nostre stelle / o sono ignote, o così paion come /essi alla terra, un punto /di luce nebulosa; al pensier mio /che sembri allora, o prole dell’uom ? …”. Gli uomini non sono tra loro fratelli, pur vivendo nella medesima casa, “sed” Leopardi Immagina che l’Accettazione da parte di essi del vero: del loro breve dimorare nella vita, della loro radicale insignificanza nel contesto dell’immane incalcolabile Universo, possa Riscattarli dal nulla, Ritrovando la loro Dignità nella planetaria Solidarietà. Il sogno dei Poeti è inutile, se l’ uomo, provvisoriamente, più potente del mondo in questi giorni ha “pifferato” che doterà di armi nucleari più sofisticate i suoi bellici arsenali ? La Poesia con i suoi Sogni e la Scienza con le sue Scoperte, dalla Poesia Immaginate, Determinano cambiamenti che si Svolgono in tempi così lunghi da corrispondere a moltissime generazioni, se non a secoli o, addirittura, a millenni, sì che tutto sembra immobile nelle umane relazioni. E’,comunque, importante che Poesia e Scienza Oppongano alle menzogne della fede la Necessità di Indagare a fondo la Problematicità della Vita, di ritrovare una solidarietà autentica fra gli uomini, di comprendere che ogni vera fondazione di valori spirituali non può non essere disgiunta da un sentimento austero e doloroso del dramma dell’esistenza.
A milano 10.000 concorrenti per 14 posti di vigili urbani; a cremona 2000 concorrenti per un posto di infermiere (ne servirebbero 60 mila negli ospedali italiettini). Il dramma della disoccupazione, soprattutto, giovanile sta nell’esiguità dell’offerta di posti di lavoro e nella enormità della domanda. Di recente, 600 professori universitari hanno denunciato che arrivano nelle loro facoltà studenti (????) sprovvisti delle elementari nozioni di ortografia, di grammatica, di sintassi; che decrittano un testo con difficoltà; incapaci di esprimersi correttamente, di elaborare un concetto con chiarezza. Non si finirebbe mai, se si volessero elencare i problemi, di cui soffre l’italietta, tra i quali, ad esempio, lo scempio idrogeologico, a cui è stato sottoposto dalla speculazione, dall’abusivismo edilizio negli anni il territorio di essa; non c’è zolla della penisola che non sia stata vandalizzata dalle ecomafie; per non parlare: dell’inquinamento dei fiumi, dei laghi, dei mari, ove sono state affondate navi con letali rifiuti tossici; della cementificazione delle sue fascinose coste; delle periferie urbane degradate, ricettacoli o nidi della inevitabile devianza criminale delle nuove generazioni; della corruzione incipiente nella burocrazia, della politica; della infiltrazione e, quindi, dei condizionamenti della criminalità organizzata nelle relazioni, transazioni economiche, ufficialmente, lecite; del mostruoso debito pubblico, tutto caricato sul problematico, precario destino dei giovani; ecc.,ecc., ecc. Bene, anzi, male, di tutti codesti italici impicci, grane di spropositata, angosciante problematicità e della loro difficile, complicata risoluzione non s’è fatto punto cenno nell’assemblea, resa dei conti dei delegati del “pd”, tenutasi, appena, una settimana fa nell’ ”hotel parco dei principi” in roma e conclusasi con la già scritta scissione degli antirenziani pdini (d’alema, bersani, speranza, rossi e l’altrume) da renzi e da coloro, pdini e non, che, a lui servi, gli hanno fatto numero per elevarlo alla sommità del pd, alla presidenza del consiglio dei ministri, per far passare nei due rami del parlamento le leggiucole imposte dal capo.
Quale maledetta, ipocrita finzione la democrazia! Quale che sia la valenza etica della quantità dei numeri che legittimano, si fa per dire, una maggioranza; quale che sia lo spessore etico delle proposte del numero, essa santifica e a tutti impone il rispettoso silenzio, la “proskinesis”, ad esempio, ad un pazzo isterico, quale fu hitler, a un guitto, quale fu mussolini, a un palazzinaro, organizzatore di “cene eleganti”, che ha “scimunito” gli italiettini con la volgarità dei programmi delle sue televisioni, a un bullo gigliato, che in men che non si dica, con la cancellazione dell’Art.18 dello “Statuto dei Lavoratori”, ha reso precario tutto il Mondo del Lavoro, affidandoLo agli ondivaghi interessi egoistici di una imprenditoria italiana e internazionale dalla ottocentesca mentalità truffaldina, ancora, dei padroni delle ferriere. E per non sparare sulla”croce rossa, lasciamo perdere il donald trump! La sinistra si divide? In altra occasione ho lamentato che nelle società occidentali, e non solo, la sinistra non è, giammai, stata, effettivamente, presente nei partiti di sinistra o nelle avanguardie rivoluzionarie, guide o promotrici di rivoluzioni che hanno, solo, posizionato una classe in ascesa ad un’altra in crisi irreversibile. Quindi, non una sinistra inesistente si divide, ma gli interessi particolari, precipui di frange della borghesia, attrice, autrice delle rivoluzioni in occidente e in oriente si dividono, si frastagliano come i delta dei fiumi, fino all’oblio dei programmi che avevano incendiato, portato, anche, al martirio, le plebi delle suburre francesi, russe, cinesi, usa e getta; fino a far scomparire i partiti che s’erano addossati l’onere di programmi di avveniristica Giustizia e Felicità per tutti. E sì, sto, pure, Parlando della ingloriosa sorte del pci: da Gramsci a renzi, come da Marx a putin, come dagli Illuministi francesi a napoleone e a tant’ altra “bella gente rivoluzionaria” in tutto il pianeta. Chiacchiere, quindi, all’assemblea scissionista pidina, di renzi: “La nostra responsabilità è verso il paese (o verso i padroni delle ferriere ? O verso i ladroni che hanno “assassinato” il gruzzoletto di migliaia di risparmiatori, depositati in banche di millenaria affidabilità, come il “mps”? Si riesce a trovare 20 miliardi per salvare le banche e si fa fatica a reperire 3 miliardi per zittire i rimproveri dei papaveri di bruxelles, col rischio che ci aprano una “procedura d’infrazione per debito eccessivo”. O verso i petrolieri, dando loro via libera alle trivelle nei nostri mari ?) e quelli che stanno fuori. Adesso basta. Si discuta oggi ma ci si rimetta in cammino (per andare dove? Per fare quali riforme? “Cui istae proderunt ?”)”. Insomma, renzi nelle sua “lectio magistralis” ha ripetuto fino alla noia di sentirsi responsabile nei confronti del paese e fino alla noia ha invitato i suoi “amici” a mettersi in cammino per mete di sua esclusiva conoscenza, pertinenza. Infine, “amici” e “nemici” dell’”uomo solo al comando” per tre anni non hanno fatto altro che “bestemmiare il loro tempo”, per Citare una colorita espressione di renzi. Chiacchiere, Ripeto! Quelle che Ippolito Nievio, l’Autore de “Le confessioni di un italiano”, Rimproverava ai politicanti del suo tempo. Nievo Denunciava l’incomunicabilità tra la politica e le Masse di Contadini, incomunicabilità che può essere traslata, oggi, tra la politica e le Masse di Disoccoccupati, di poveri o impoveriti dalla crisi economica: ”… mal si presenta l’eguaglianza dei diritti a chi subisce continuamente gli improperi di un fattore (oggi, potremmo dire: ”a chi in fabbrica è costretto ad urinarsi addosso, in quanto il suo capo non gli consente di lasciare il posto di lavoro, per andare al cesso)… In una parola fate degli uomini fisici e morali con una saggia economia, fatene degli esseri uguali a voi, colle leggi, coi codici, coi costumi, prima di far dei saccenti e dei fratelli con le chiacchiere.”