Quando vide la luce la Galleria nazionale di Bitonto, parve subito chiaro a tutti che era essa stessa un’opera d’arte.
Era, infatti, il frutto di un’abile operazione amministrativa e diplomatica: “cedere” al ministero un immobile di grande levatura storico-architettonica – il Palazzo Sylos – a patto che venisse ristrutturato e se ne facesse la dimora ideale della preziosissima e sterminata donazione del professore Girolamo Devanna e sua sorella Rosaria.
Deus ex machina, ça va sans dire, l’allora sindaco Nicola Pice.
È per questo motivo che ieri sera, durante la conferenza stampa a casa Devanna, il prof era quasi furibondo.
“C’era un fondo per l’acquisizione di tutti i locali a pianterreno che poi avrebbero fatto corpo unico con tutta la struttura museale. Gli enti che avevano il diritto di prelazione sull’acquisto erano e sono Regione, Città metropolitana e Comune“, ha attaccato, brochure alla mano.
Poi, ha mostrato l’atto di proposta di acquisto, da parte dei signori Mongielli e Avellis, con richiesta relativa di diritto di prelazione datata 29/09/2016.
“E non mi spiego perché non è stato fatto nei venti giorni previsti – ha tuonato -. L’interesse principale è dei bitontini, invece ci ho visto una latitanza e un disinteresse della amministrazione, che doveva intervenire in maniera autorevole. Penso che siano sottesi gli interessi di qualcuno, se quei locali sono stati svenduti a 80 mila euro“.
Dolorosi sono gli interrogativi finali: “Come si pretende di fare di Bitonto la Capitale della cultura, se non abbiamo cura della galleria? Ci voleva l’impegno primario di tutta l’amministrazione soprattutto perché la Galleria possa essere il faro per il movimento culturale di tutto il territorio”.