Undici persone sono state arrestate all’alba nell’ambito dell’operazione “Black Sheep“, condotta dal Nucleo di Polizia Tributoria di Bari e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda). Si tratta in prelevanza di soggetti inseriti nella criminalità organizzata bitontina – di un presunto clan legato alla malavita del capoluogo, il clan “La pecora” – tutti residenti in via Enrico Berlinguer e nelle strade limitrofe.
Sono accusati di traffico di droga ed estorsioni.
Disposto nei loro confronti anche un sequestro preventivo, preordinato alla confisca per “sproporzione”, di beni mobili, immobili, aziende e somme di denaro per un valore complessivo di oltre 750 mila euro.
Maggiori dettagli nel corso della giornata.
AGGIORNAMENTO ORE 10.00: Le misure cautelari personali e reali, disposte dal GIP presso il Tribunale di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. traggono origine dalle indagini nei confronti di un sodalizio criminale composto in prevalenza, da soggetti inseriti nella criminalità organizzata bitontina. Il vertice del gruppo criminale sovrintendeva alla gestione di tutte le attività illecite del sodalizio, impegnato nella perpetrazione di condotte estorsive in danno di imprenditori che, per poter esercitare la propria attività, erano costretti al versamento di somme di denaro con cadenza periodica.
Il sodalizio aveva comunque il suo core business nello smercio di importanti quantitativi di sostanza stupefacente sulla piazza di Bitonto. Per la fase dell’approvvigionamento dello stupefacente, il gruppo criminale disponeva al suo interno di una cellula operativa che agiva sotto una apparente normalità.
Infatti Vincenzo SCRETI e la sua compagna Rosalba STELLACCI, erano i “responsabili della logistica” e provvedevano al materiale trasporto della droga dai luoghi di acquisto alla città di Bitonto ove veniva poi spacciata ad una clientela fidelizzata.
Per sviare ogni sospetto la coppia era solita effettuare il trasporto dello stupefacente viaggiando in auto insieme al proprio figlioletto. poco più che decenne.
Le investigazioni sono state orientate anche verso la ricostruzione della filiera di approvvigionamento “a monte” dello stupefacente.
In tale contesto sono stati individuati Salvatore SOLOMBRINO e Cosimo MIGGIANO: questti ultimi, residenti nella provincia di Lecce, sono risultati i principali fornitori di sostanze stupefacenti in favore del sodalizio criminale capeggiato da Salvatore Dl CATALDO.
In alternativa il sodalizio bitontino poteva contare sulle forniture del ventottenne Giuseppe VOLPE di San Severo in provincia di Foggia. Dalle indagini condotte è emerso che il sodalizio disarticolato era in grado di commercializzare circa 20 kg di stupefacente al mese, generando un volume di affari criminale di circa 40.000 euro al mese.
Al fine di individuare e sottrarre al sodalizio i capitali illecitamente accumulati, i finanzieri del GICO di Bari hanno eseguito apposite indagini economico patrimoniali che hanno fatto emergere l’assoluta sproporzione dei beni che gli indagati avevano a disposizione rispetto alla capacità economica ufficialmente dichiarata.
Per tale ragione, unitamente alle misure personali sono stati eseguiti sequestri patrimoniali sottoponendo a vincolo cautelare beni mobili, immobili, quote societarie, 4 imprese e relativi compendi aziendali per un valore complessivo di oltre 750 Mila euro.
AGGIORNAMENTO ORE 11.00: “Abbiamo aggredito
clan egemoni di Bitonto, clan effervescenti e ballerini nelle alleanze che
favoriscono attentati, omicidi, sparatorie” ha commentato il comandante provinciale di Bari, Nicola
Altiero.
L’operazione “Black Sheep” (Pecora Nera) deve il nome al
soprannome degli arrestati, “Le Pecore” ed “è
stata avviata in seguito alle dichiarazioni di un imprenditore oggetto di
estorsione. Conosciuto il fatto, la Guardia di Finanza si è spostata su
traffico di stupefacenti – ha continuato – È un’operazione “accademica” perché ha coinvolto tutti i
settori che la gdf affronta quotidianamente”.
Sono stati impiegati infatti 159 militari, 7 unità cinofile e un elicottero.
“L’aggressione al
sodalizio, aggressione patrimoniale che impoverisce il clan, è una possibilità
per ottenere collaborazioni” ha dichiarato il colonnello Oriol De Luca, comandante Nucleo di Polizia Tributaria.
Per gli 11 arrestati, di cui uno ai domiciliari, i reati
contestati sono “estorsione, traffico e spaccio
droga, trasferimento fraudolento di valori e simulazione di reato,perché a volte hanno tentato di dissimulare spaccio con denuncia fatti
inesistenti”.
Nelle 17 perquisizioni eseguite, in cui è stato ritrovato
anche un pitone, “abbiamo operato
in un contesto che è assai poco penetrabile – ha rivelato ancora Oriol
De Luca -. Tutte le volte che ci siamo
affacciati per controllo siamo stati circondati dalle vedette messe dai clan”.
Secondo il tenente
colonnello Valerio Bovenga, comandante GICO, il clan avrebbe utilizzato mezzi
per intercettare, microspie e un linguaggio criptico.
“La droga proveniva
principalmente dall’Albania – spiega Bovenga – e veniva portata a Lecce o a Foggia. Da Lecce veniva presa la
marijuana, da Foggia la cocaina”. Le operazioni di carico di droga erano
condotte da una famiglia: un padre, una madre e un figlio decenne, proprio per
non attirare l’attenzione delle Forze dell’Ordine.
Tra le attività sequestrate ci sono
anche un commercio di fiori ambulante, una stazione di rifornimento di
carburante, un’impresa di tinteggiatura, un’autorimessa.
A seguire l’indagine sono il PM Giuseppe Maralfa e il GIP Olivieri Del Castillo.