Caro Marco,
Col mese di novembre di “Ogni Giorno è Storia di Bitonto” Sei arrivato, quasi, alla fine della tua ciclopica Fatica di Storico di bitonto, Adottando un Metodo di Indagine e di Racconto, indubitabilmente, nuovo, originale: non, quindi, il Dipanare i fatti avvenuti di anno in anno, come negli “Annales” degli Autori Latini, Ennio e Tacito, “sed” di giorno in giorno nei mesi che compongono l’anno solare. I giorni e i mesi di qualsiasi anno del “Signore”, Tu Diresti. La tua Narrazione, di splendida Chiarezza e, pertanto, di efficace Accessibilità Contenutistica, ha toccato, come nell'”Incipit” Accennavo, le sponde di novembre, il mese che conta, annovera interminate Anime Belle nella Beatitudine dell’Empireo e morti, oltre che nel corpo, anche, in Spirito a “scarvnscià fuc ind au mbirn”. E, perfino, nel mese, in cui la maggior parte dei vivi nel corpo sono usi pressare, danarosamente, i preti ché ricordino i loro cari, passati a migliore vita nova, Scorre nella tua Scrittura, silenziosamente energica, la Forza Carsica del tuo Umorismo Pirandelliano. Che non Ti è, mai, venuta meno da Putto ad attempato Padre e Nonno. Esilarante il tuo, non raro, Rimembrare nei crocchi amicali i tuoi guai di tenentino, fresco di greca, al comando (non proprio nelle tue corde) di un manipolo di reclute nel corso di una sfilata o di una manifestazione militare. Tali sceneggiate non potevano non essere sdrammatizzate o, se vuoi, ridicolizzate dall’Impeto della tua Indignazione (pur rimossa, scorreva, carsicamente, nel tuo inconscio e pronta in qualsiasi momento ad emergere sotto le più varie, simboliche epifanie, non sempre, direttamente, riferibili, riconducibili alla matrice del tuo Stato d’Animo) per l’ostentazione di crani, di volti, plasmati in serie, che alludevano e alludono alla millenaria belluinità dell’uomo contro l’uomo. Quali i soggetti o gli l’oggetti delle raffinate, non indecifrabili, Stilettate, scagliate da un Cuore, come il tuo, di pura, incorruttibile Fede Evangelica ? Beh (PerdonaMI, caro Marco, se Elaboro, con ponzate Supposizioni, il processo alle tue Intenzioni), si tratta della venalità di due vescovi. Per quanto riguarda il primo prelato, a pag. 22, che segna gli avvenimenti in bitonto del 19 novembre 1419, si legge: “E’ una preziosa occasione cronologica per delineare la storia di una tassa, in tre tappe, a date ravvicinate. E la costante è l’olio, la decima dell’olio, da versare alla regia corte”. Non solo alla “regia corte”, ché gli sfortunati bitontini, in solido con i palesi, erano obbligati a “cibare” il potere del tempo, la cui la avidità, avarizia si esprimeva, insediandosi in due sedi: nella reggia e nell’episcopio. EccoTi, Marco, Sistemare i Diligenti tuoi Lettori al confine, forse, impercettibile tra il riso, lo “humor” e lo sdegno con la seguente Glossa: “C’è da fare, intanto, un’altra annotazione: le quattro date, i quattro avvenimenti, sono stati ‘vissuti’ da uno stesso Vescovo: da quel frate Antonio, francescano minorita, che per 24 anni aveva retto la Chiesa di Bitonto, e che certamente aveva…attinto, con altre modalità, alle capaci vasche dei frantoi bitontini”. Non Posso EsimerMI dal Porre, curatamente, Mente ai Puntini di Sospensione, che nella tua Scrittura Espongono la Critica al Mondo dal Silenzio della tua eloquente Coscienza, non la vana enfasi pirotecnica dalla vacua verbosità dei frequentatori dei “bar dello sport”, che non Ti appartiene, per usare un “trend” linguistico degli sfaccendati, assidui frequentatori dei “gazebo” allegati ai “bar”, che, appena, sopra ho Menzionato. Per quanto riguarda il secondo prelato, a pag. 33, che appunta gli avvenimenti in bitonto del 30 novembre 1564, si richiama alla memoria una sorta di “decreto…del pesce” (ancora una volta, caro Marco, MI costringi ad “attenzionare” i tuoi ineffabili tre Punti di Sospensione!). Era successo, infatti, che cornelio musso, il vescovo controriformista, incaricato di inaugurare il famigerato “Concilio di Trento” con una “Lectio Magistralis, si direbbe oggi, riprendendo la titolarità della diocesi di bitonto, non solo concepì un “severo programma di riforme per una pastorale fatta di disciplina e di verifiche”,”sed etiam”, la “decima del…pesce per la mensa vescovile”. Ecco, un’altra tua stilettata, suntuosamente, vestita del tuo ingentilito, aggraziato “Umorismo” che Colpisce “… una ‘tassa’ inattesa per noi posteri, e si può solo immaginare il ‘viavai del venerdì’ in episcopio, per saldare il dovuto alla cucina del Vescovo, che così ci rivela una predilezione culinaria e una modalità spiccia per soddisfarla”. Caro Marco, devi ammettere che hai Saputo ben vendicare i bitontini “d r nannasc” della taccagneria dello spilorcio cornelio, quando ci nunci che, grazie alle maledizioni dei pescatori (per carità, Tu non saresti capace di proclamare, consapevolmente, maledizioni “contra captivos diaboli”, tra i quali non mancherebbero i cornelii di turno, ma, forse, nel tuo inconscio…, ehhh?) di santo spirito (oggi, frazione di bari per volere del predappiano dal 1938, ma “in illo tempore” borgo marinaro incardinato nel comune e nella diocesi bitontini), l’ingordo principe della chiesa cattolica, lettore, fermo alla lettera, della “Genesi” che agli uomini raccomanda di soggiogare le Natura e gli abitanti del cieli e dei mari, “dieci anni dopo il decreto del…pesce, si spense a roma, presso il Palazzo Farnese, per una broncopolmonite”. Caro Marco, il tuo “Fabulare” dell’inappropriata, inadeguata pitoccheria, ovviamente, assolutamente, non evangelica, dei vescovi antonio e cornelio, non richiama il “comico”, che germina il riso incontrollato, semmai la Riflessione che, secondo Pirandello, S’ Inserisce nel Cuore stesso della Creazione, Trasformando il riso in uno Sguardo dolente sul Mondo e sulla meschinità annosa degli uomini. L’Umorismo Raffredda il dirompente impatto di una situazione, di un fatto, di un avvenimento, comicamente, anomali, sull’ordine, ormai, stabilizzato, normale dei rapporti tra gli uomini, Sollecitando in essi il Pensiero e la Progettualità di Rivedere se stessi e i codificati rapporti interpersonali e di Dubitare, di Mettere in Discussione qualsiasi “ipse dixit”, quale che sia l’autorità che lo imponga: del passato, dell’abitudine, del campano – partenopeo “chi mo’ fa fa”, della morale, delle ipostatizzazioni filosofiche, scientifiche, politiche, religiose. Il tuo Umorismo, quindi, è una Perla Sortita dall’Utopia che Accarezza Spazi e Tempi futuri di Bellezza e Fratellanza. A questa Utopia Fa Eco la tua Citazione di un Brano del “comizio conferenza”, che Giorgio La Pira Tenne il 4 novembre 1960 nella piazza bitontina, ora (secondo ME, indebitamente) intitolata a moro: “Libertà religiosa, libertà culturale, libertà politica, libertà sociale, e anche libertà economica…Fare una città di domani, che sia una città di fratelli, a grandi dimensioni, con grande dignità e una bellezza per l’oggi e il domani”. E Tu Commenti (come non commenterebbero milioni di italiettini, battezzati, cresimati, in una chiesa cattolica sposati e, speriamo fra trecento anni, moribondi con il conforto dell’estrema unzione): “Cioè a dire: per il tempo drammatico delle migrazioni che OGGI stiamo vivendo!”. Prima di passare ad “alia”, non tutte non “contemnenda”, caro Marco, MI corre l’obbligo di RivolgerTi un Appunto e di Porti una Domanda. All’Appunto MI Solleciti quando Scrivi a pag. 31 sugli avvenimenti in bitonto del 28 novembre 1274: “Bitonto “educata” (quell’ “educata” tra virgolette com’è pregna di Dubbi, di Contestazioni a menzogne storiche, dell’Ansia di Ristabilire la Verità Storica!) da Sergio Orvieto, Vescovo di Bitonto, a scuotersi di dosso l’egemonia sveva, dall’epoca dello ‘scomunicato” Federico II. ecc., ecc., ecc.”. Come mai, caro Marco, non Precisi la motivazioni della scomunica a Federico II, inferta dal papa gregorio IX, per la verità, in seguito, dallo stesso ritirata? Che vanno Ricercate nel Progetto Federiciano (non gradito al bubbone cancerogeno, situato al centro dello stivale, costituito, secondo il Guicciardini, dallo stato del vaticano, come, giammai, ha gradito tutti i progetti di unificazione dell’italietta elaborati da vari Personaggi Storici, tra cui il napoleonide Murat, fino alla “breccia di porta pia”) di Annettere l’italietta all’Impero e, più concretamente, nella Liberazione di Gerusalemme Operata da Federico II, con la sesta crociata del 1228, senza colpo ferire, grazie a un Accordo Diplomatico tra l’Imperatore e il Sultano Ayyubide al – Malik al Kamel, Nepote di Saladino. Avrebbe Federico II dovuto ordinare stragi di mussulmani ? Sììì!, secondo il presunto “vicario di cristo” del tempo, smentendo l’attuale “presunto vicario”, il bergoglio, ognora, in affanno nel ribadire che i superni inquilini dei palazzi apostolici sono e sono stati uomini di pace e non di satana, mendace affermazione dalla Storia Impugnata. Alla Domanda MI tracimi, quando Leggo a pag. 6, la pagina degli avvenimenti in bitonto del 5 novembre 1676, della diffusione nel “borgo selvaggio” del culto “dicatum” ai “Santi Fratelli”, come Tu appelli, cosma e damiano, per, come vedremo, forse, inconsciamente, pentirtene: “E poi le processioni, quella ‘corte dei miracoli’ che si autoproduceva senza pudore (sic, che è mio!) e diffondeva leggende, commozione, speranze, e il contagio della fede e/o della credulità dei fedeli, diffondendo nel quartiere un ‘porta a porta’ delle protesi di cera, che accompagnavano i devoti durante la processione”. Come mai, o Marco, da un Uomo di Indefettibile Fede, come Tu Sei, il “contagio della fede (tra l’altro con la consonante “f” minuscola), messo sul medesimo piano della “credulità dei fedeli”? Messi da parte Appunti e irrefrenabili Domande, Ritorniamo alle Condivisioni con Te, o Marco. A pag. 4 sono, fortemente, ampiamente, Caratterizzate la Vita e le Opere di Giordano Vitale e Precisata la data della sua Morte, il 3 novembre del 1711, in roma e, ivi, “fu sepolto nella Basilica di San Lorenzo in Damaso. Da Roma, ove aveva dato alle stampe ‘Euclide restituito, ovvero gli antichi elementi geometrici restaurati e facilitati’, non fu più allontanato, meritando di riposare accanto alle eccellenze e alle tante personalità rinomate. ‘Perché ciò che più conta fino alla fine, è il lavoro compiuto’ (W.G.Sebald)”.In poche Righe e con una Citazione di sorprendente Aderenza, Consequenzialità al mio rabbioso Risentimento, di cui, brevemente, Dirò, hai sbaragliato, caro Marco, sia pure in differita di oltre 20 anni, le vane, oscene, volgari discussioni ordite in sinedri di parrucconi bitontini, presiedute da presidi “sine nomine” per ME, ché in quel lasso di tempo, per loro fortuna, Insegnavo a Bergamo. Si deve alla Lungimiranza e all’Assenza di pregiudizi nel Preside Pasquale Procacci, se a Giordano Vitale fu Intitolato l’attuale Istituto Tecnico Economico in bitonto, ché la ciurma di pecoroni, presidi e docenti, sia dell’istituto tecnico industriale, sia del liceo scientifico, si guardò bene dall’avere a che fare con un grande Scienziato, Matematico, Ingegnere, che “Papa Clemente X volle ingegnere capo della Fortezza di Sant’Angelo. Intanto, nell’ambito complesso e interdisciplinare degli studi matematici produsse testi eccezionali e originali che trascorrevano dalla gnomica all’ottica, dalla geografia all’arte militare, dalla gravità alla trigonometria. La Regina Cristina di Svevia lo volle alla sua Corte a Roma, come matematico, e frequentò la casa dell’Abate Pietro Palazzi. Infine fece parte dell’Accademia dei Simposiaci, eccellendo negli esiti a proposito del moto del Sole” . Ma il nostro Giordano Vitale aveva il suo Caratterino, con cui, dopo oltre due secoli, i tanti sacerdoti della morale pecoreccia, grossolana, stronzamente, accolta dal “politicamente corretto”, non vollero col Nostro confrontarsi, impauriti dalla sua “indole pronta e impetuosa”, loro che erano e sono, come i massoni “in sonno”, dormienti e “melassati”, sì che non vollero perdonare al Nostro una “rissa violenta e tragica, di cui fece le spese il cognato”. Comunque, caro Marco, i Veri Meriti dei Magnanimi non sono i serpentucoli che possono MirarLi ed ApprezzarLi: i Primi Volano in Cielo, i secondi strisciano per terra e nel fango. Il 22 novembre del 1934, si legge a pag. 25, muore a 21 anni Pinuccia, la figlia di Giovanni Modugno e Tu, o Marco, T’ Immergi, empaticamente, in quella Tragedia immane con Parole, dolorosamente, sublimi; “L’approdo del Professore alla fede compresa e vissuta, fece da provvidenziale argine alla comprensibile ‘devastazione’ del lutto irreparabile. Da cui Giovanni Modugno e Maria Spinelli uscirono più uniti con un proposito: niente più figli e la castità rigorosa”. Come se si fosse spento il Lume dell’Amore che è Dono vicendevole di due Anime dissolte in due Corpi! Infine, caro Marco, Ti Ringrazio immensamente, di aver Pubblicato la foto del Prof. Francesco Elia, il Preside dei miei Tre Anni del Ginnasio Inferiore: Uomo di Autorevolezza austera, severa, rigorosa, sì che tutto nella sua Scuola sotto l’Ala di Essa era, religiosamente, silenzioso, tranne la Parola dei Grandi, della quale solo la Scuola deve FarSi Garante e Dispensatrice ai giovani. Anche quando non è stato più mio Preside e gli anni trascorrevano per LUI e per ME, IO L’ho, sempre, Salutato nell’incontrarLo, Notando che Egli Accettava la mia grata Devozione, ché una Lacrima S’Accendeva nei suoi occhi.