Quando il signor Doronzo di Barletta ha soffiato tre volte nel suo strumento di lavoro domenicale – il fischietto -, ha messo fine alle rare ostilità sul campo ed ha lasciato con un dubbio, per vero dire lieve, lo scriba appollaiato sugli spalti cinerognoli del “Città degli Ulivi“.
Quale sia questo debole tarlo del cronista è presto detto: in quale cantuccio dello spogliatoio cela frac, bacchetta e cilindro Zotti Pietro per tutti Pierino?
No, perché non sarà facile tenerli nascosti, dacchè da quell’angolo sicuramente emaneranno luce tocchi di classe, veroniche, dribbling, finte, sponde.
Già, perché la sfida fra il Bitonto di mister Pasquale De Candia e il Molfetta del tuttofare Mauro Lanza è stata soprattutto la singolar tenzone – impari alquanto – fra il dieci neroverde e il malcapitato portiere avverso Savut.
Dunque. I leoncelli scendono sul prato con la consueta ardita difesa a tre, Cantatore centrale in vece di Monopoli ancora acciaccato, chiavi del centrocampo nei piedi di Nicola De Santis e del suo fido scudiero Capriati. Un più cauto Elia al posto dello straripante Pastore, reduce da infortunio, e Turitto insieme al fantasista scarsocrinito a far da angeli custodi del pugnace Manzari.
Di fronte, il padre padrone biancorosso si affida all’esperienza dei Lorusso e dei Loseto e alla forza terribile della montagna Senè. Per quanto dignitosi e pure di vaglia, l’intento degli ospiti è uno solo: maginot difensiva sino alla rassegnazione e speranze riposte nel monumentale puntero. Per il resto, cuoio ai bitontini e vediamo. De Santis – parentesi veloce: sventagliate ambidestre ad occhi chiusi di trenta metri, visione di gioco panoramica e persino un tunnel. Non aggiungo altro… – mena le danze, la corsa fegatosa di Modesto lavora ai fianchi gli avversari rigorosamente acquartierati nella loro metà campo.
Ma dicevamo del duello.
Nel primo tempo ci prova tre volte Zotti: la prima fuori d’un sospiro, la seconda su punizione sventata da un tremebondo tuffo del goslkeeper, la terza da fuori con un velenoso destro smanacciato in corner. Prima, il guardapali rumeno si era esibito su una conclusione di Campanella in offensiva sortita.
Insomma, Bitonto proteso in avanti ognora, fortino molfettese pieno di crepe. E, infatti, al principio della ripresa, crolla sotto i colpi di Manzari e, manco a dirlo, Zotti. Giro di lancetta, azione corale e punta che caparbia s’avventa su una palla pericolosa in area sino ad insaccarla. Al settimo pratica chiusa: Manzari e Turitto tambureggiano sulla destra, sfera al trequartista che stoppa e chirurgico uccella il povero Savut.
Fine delle trasmissioni.
Da registrare, solo uno slalom folle del caudato Pastore ed un rimescolamento tattico dovuto all’ingresso di Nico Roselli, unica bandiera neroverde sfuggita al severo controllo degli occhiuti agenti.
Quindi, una vittoria nitida dei padroni di casa – non retorica espressione: “u camb” di via Megra sta diventando davvero una confortevole e accogliente casa di tutti, grazie alla mano ferma e gentile della presidente Tina Aluisio -, in un impegno delicato massime sotto l’aspetto psicologico.
Ma Pasquale Euclide De Candia e Michele Freud Ventura sanno il fatto loro.
Ed ora si va a rendere visita all’Otranto ancora imbattuto. Ci si augura sempre col medesimo piglio: combattivo e saggio.
Per restare a ridosso dei quartieri alti, poi si vedrà.