Bitonto nel XVI secolo: aspetti demografici, familiari e sociali
Un viaggio a ritroso nel tempo alla riscoperta di materiale documentario del tardo Cinquecento.
Così si può sintetizzare il lavoro di Silvana Calabrese edito da Aracne Editrice nel 2015; e in effetti la metafora del viaggio appare davvero azzeccata.
L’autrice, dottoressa di ricerca in “Popolazione, Famiglia e Territorio (Demografia Storica e Storia Sociale)”, in questo libro ci propone il frutto dei suoi anni di lavoro durante il dottorato. Si tratta di tematiche sinora non affrontate nella storia bitontina che vedono come protagonista una fonte singolare: un catasto antico del 1586 che è diviso in due parti, una si trova presso la Biblioteca nazionale di Bari e l’altra presso la Biblioteca comunale di Bitonto. Attraverso la scavo archivistico l’autrice è riuscita a creare il collegamento tra le due parti e a datare il documento di natura fiscale. Successivamente le informazioni contenute nel catasto sono state inserite in una banca dati elettronica che ha poi permesso un’analisi storico- demografica che ha riguardato: le caratteristiche strutturali della popolazione, la nuzialità e sistemi dotali, la struttura e ampiezza della famiglia, gli antichi mestieri, la scolarizzazione, la servitù, il patrimonio zootecnico, i forestieri, l’onomastica. Utilizzando tali informazioni l’autrice ha ricostruito lo spaccato della vita sociale ed economica di Bitonto alla fine del Cinquecento. Un aspetto è stato particolarmente approfondito: quello dei capitolo matrimoniali, e in primis la questione della dote sia nei ceti popolari che in quelli nobili, utilizzando gli atti di alcuni notai di Bitonto a cavallo tra XVI e XVII secolo.
Dal catasto è possibile ricostruire gli antichi mestieri praticati in città, tra i quali quelli legati alla produzione e alla vendita dell’olio: il naghiro (il capo operaio del frantoio), il senzaro alli trappeti, il mercadante d’oglio. L’economia bitontina nel XVI secolo è essenzialmente agricola: quasi due terzi dei capi famiglia sono addetti all’agricoltura e i più numerosi in questa categoria sono i foresi, i contadini non specializzati. Appare netta la contrapposizione della gran parte della popolazione povera (l’80% delle famiglie ha un reddito annuo di 50 once) ad una ristretta élite patrizia (2,7% del totale delle famiglie, con un reddito superiore alle 500 once). Nel mezzo una classe benestante composta da artigiani e professionisti. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la tipologia familiare più diffusa era quella nucleare, formata da genitori e figli, mentre le famiglie estese o multiple non erano che una sessantina. I nomi maggiormente diffusi sono Giovanni tra gli uomini e Laura tra le donne, mentre tra i cognomi De Palo, Della Vacca e Saracino.
Quello proposto da Calabrese è un metodo d’indagine innovativo che intreccia storia e demografia, accostando nelle analisi delle esemplificazioni concrete. Un libro diretto sia agli addetti ai lavori nell’ambito della demografia storica e della storia sociale, ma anche ad un pubblico più vasto che vuole approfondire o scoprire la storia di una città come Bitonto in un secolo di transizione tra il Medioevo e l’Età moderna. Quella Bitonto che nel lontano 1551 pagò 66 mila ducati alla corona spagnola e al Duca di Sessa per affrancarsi dal giogo feudale.