E’ giunta puntuale al suo appuntamento la sedicesima edizione del “Beat Onto Jazz”.
Dall’1 al 4 Agosto, come di consueto nella suggestiva location di piazza Cattedrale di Bitonto, sono vibrate le note del jazz più ricercato.
Nato grazie alla determinazione, all’impegno e alla passione del direttore artistico Avv. Emanuele Dimundo, sostenuto sin dall’origine dall’associazione bitontina “InJazz” , l’ evento è ormai fortemente voluto dalla giunta comunale che, nel tempo, ne ha compreso lo spessore e le ricadute positive per la città di Bitonto.
Perciò grazie ai fondi comunali, grazie agli sponsor e all’instancabile dedizione degli organizzatori , il festival è riuscito a far presa sullo spasimante pubblico, bitontino e non, che durante le serate, ipnotizzato, ha goduto delle soavi melodie della musica jazz.
E non poteva essere diversamente.
A partire dalle prime edizioni, la cittadinanza bitontina ha mostrato un crescente interesse per le esibizioni di gruppi tra i più importanti della scena jazz nazionale e internazionale.
A poco a poco , accompagnata dagli amanti del genere provenienti da altri paesi, ha affinato l’orecchio rispetto ad un genere così particolare e di difficile ascolto tanto da far parlare di una vera e propria conversione alla musica jazz da parte di gente a cui il genere era sconosciuto.
Il merito, naturalmente, va a questa iniziativa che col tempo si è guadagnata la fama di uno dei migliori festival jazz del Sud. Questo dato è riscontrabile anche dalla massiccia presenza di forestieri che ogni anno giungono a Bitonto per allietarsi con ottima musica e godersi le bellezze che il centro antico di Bitonto dona senza riserve .
Ma il festival jazz non è solo attrazione, esso si pone come promotore di novità musicali made in Puglia con l’obiettivo di rispettare gli standard elevati che lo caratterizzano garantendo la presenza di artisti di fama mondiale.
Così, dopo la presentazione delle singole esibizioni a cura del critico musicale, saggista ed esperto di jazz Alceste Ayroldi, la musica ha preso il sopravvento su tutto.
Il festival si è aperto con l’orchestra del Conservatorio di Bari Niccolò Piccinni diretta dal pluripremiato maestro Vito Andrea Morra già compositore, chitarrista e trombonista di fama non indifferente, che forte del grande bagaglio musicale posseduto da ognuno dei diciotto componenti , ha oscillato piacevolmente tra musica classica e jazz segno che questi talenti pur nella loro diversità sono riusciti a parlare un unico linguaggio, quello della musica.
La serata è proseguita con l’usuale appuntamento della jam session del primo giorno, divenuta ormai una peculiarità di questo evento.
Al via, il secondo giorno ha visto come protagonista ancora la fervente scena pugliese grazie all’indiscutibile leggiadria del chitarrista Alberto Parmegiani spalleggiato da altri due importanti componenti (il trio White Waves) Carlo Ferro all’organo e Riccardo Gambatesa alla batteria. Il trio ha affascinato la platea bitontina grazie ad una fluidità melodica tutta personale dei loro brani e grazie ad innesti di genere blues e jazz moderno che rende il loro sound di facile ascolto. durante il secondo set si assistite al recentissimo e sperimentale progetto Soulenco, riuscitissima fusione di tradizioni e suoni italiani e messicani ad opera della rinomatissima cantante e compositrice Serena Brancale che, anche quest’anno, non ha deluso le aspettative e il batterista Israel Varela noto per i suoi improvvisi cambi di ritmo e tempo che lo identificano ormai come un’autorità internazionale.
Ad accompagnare i due artisti nei loro stravaganti arrangiamenti, il noto pianista Alessandro Gwis membro degli Aires Tango.
Il terzo giorno del festival è stato dedicato interamente alla scena internazionale e ha visto come protagonisti durante la prima esibizione, la giovane cantante e pianista australiana Sarah McKenzie, accompagnata dal suo quartetto: Alex Freiman, chitarra; Pierre Boussaguet, contrabbasso; Marco Valeri, batteria coi quali presenta il suo nuovo album “We could be lovers”.
Nonostante la giovane età, la musicista ha condiviso il palco con numerosi artisti internazionali del calibro di Michael Bublé e John Patitucci ed al Beat Onto Jazz festival non ha smentito di certo il suo sconfinato talento che le è valso il titolo di “regina bianca del jazz” sia per la sua straordinaria abilità di pianista sia per la voce angelica con cui incanta il pubblico.
Di grande valore anche la seconda parte della terza serata a cura del duo formato dal rinomato pianista polacco Leszek Mo?d?er e dal contrabbassista e violoncellista svedese Lars Danielsson. Entrambi vantano carriere egregie alle spalle (Mo?d?er eletto miglior pianista jazz e musicista dell’anno nel 1994 e Danielsson che vanta comparse su numerose riviste jazz), frutto sicuramente di abilità quasi soprannaturali.
Il pianista polacco ha presentato al festival bitontino il suo ultimo lavoro Pasodoble accanto al fresco vincitore dell’Echo Jazz 2016.Il loro repertorio è un giusto mix di sonorità classiche e jazz con un particolare riguardo per l’improvvisazione, ed è emblema dell’evoluzione di questo genere, che pur mantenendo fede ad un’unica matrice si caratterizzano per una continua ricerca di nuove sonorità.
La chiusura dell’evento è stata affidata nella prima parte della serata al trio di Joe Pisto, cantante, chitarrista e compositore si distingue per la sua singolare abilità di utilizzare chitarra e voce, elementi inscindibili della sua personalità poliedrica . Al suo fianco Vito Pesole alla batteria e Ross Stanley, organista inglese che vanta una collaborazione con artisti internazionale come Maceo. Parker. A decorare la serata un tributo del tutto originale al grande Girgio Gaber ad opera di Rossana Casale accompagnata da Francesco Cosanga al Sassofono , Emiliano Begni al Pianoforte ed Ermanno Dodaro al contrabbasso. Il lavoro della Casale “ il signor G e Amore” , supportato dalla fondazione intitolata a Gaber, ha risscosso riscontri positivi anche durante in festival .
E’ ictu oculi, e fatemi passare l’ossimoro, il segreto della perfetta realizzazione di un evento di questa portata: i dettagli nell’allestimento di una bella vetrina di talenti che fanno la differenza.