Da Città Democratica riceviamo e volentieri pubblichiamo.
“Si affannano come segugi, col capo chino, il naso impolverato, gli occhi fissi su un granello di polvere. Hanno libri e libri nella testa, ma vivono a bordo di fuoristrada, coi calzoni corti, scarpe da muratori, gambe rigate da rovi e sterpaglie, il viso arso dal sole.
Gli archeologi sono come i cani da tartufo. Cercano dove le menti superficiali degli idioti della modernità vedono solo pietre, terra e aree edificabili. E così trovano tesori. A volte piccoli tesori apprezzati da pochi intenditori, altre volte immensi capolavori che tutto il mondo vuol ammirare.
Per fortuna, e non certo per merito nostro, questa nostra terra di Puglia è millenaria. Ha conosciuto la civiltà umana – ah quanto vorremmo che fosse più civile questa civiltà umana! – quando il resto d’Italia e d’Europa era pascolo per animali. Ha anzi letteralmente portato il Neolitico nel continente.
Proprio la sua longevità fa della Puglia una terra affascinante e misteriosa, ricchissima e poverissima insieme, come un anziano nobil signore, incompreso nei suoi modi gentili dalla schiacciante protervia dei rampanti suoi eredi, ridotto ad abitare la stanza remota e disadorna del suo palazzo in rovina.
Per questa sfida tra dignità, bellezza e intelligenza contro arroganza, volgarità e superficialità, scende in campo tutti i giorni l’archeologo Michele Sicolo.
L’accusa impunemente rivoltagli dal giornalista Mario Giordano dalle colonne di Libero è per noi solo occasione di tributargli il più grande omaggio possibile.
Perchè ne conosciamo la serietà, l’intelligenza, la cultura, l’onestà e perfino il sano pragmatismo che da un uomo di scienza non ti aspetti. Ironia della sorte, infatti, Michele coniuga, come pochissimi sono in grado di fare, una conoscenza approfondita e vastissima della Sua scienza, e talvolta anche di quelle ad essa confinanti, con la capacità di leggerne la contropartita sociale, culturale ed economica.
Tutt’altro che un fanatico del coccio di ceramica, il Nostro sarebbe capace di dare la vita per scavare pure un centimetro di cui intravvedesse il valore archeologico, ma pronto a ricoprirlo senza esitazione se ne valutasse la fatale ininfluenza.
Sapete cos’è d’altronde l’archeologia preventiva?
L’esatto opposto di quella archeologia stereotipata e arretrata che ha in mente l’arretrato Giordano: si tratta di una pratica archeologica che consiste nello studiare e valutare dal punto di vista archeologico un terreno, prima ancora di procedere all’esecuzione dei lavori di un cantiere. Un’idea semplice e geniale insieme, provvidenziale in una terra come la nostra ricchissima ovunque, nel proprio sottosuolo, di testimonianze del suo glorioso passato.
Di questa pratica Michele Sicolo è autorevole interprete.
Intento a “sfogliare le pagine” della nostra terra, Michele ci proietta costantemente in un futuro nel quale non saremo mai paurosamente soli, ma sempre nella splendente compagnia dei nostri avi, della nostra storia, della nostra antichissima cultura. Ma lo fa con uno sguardo attento alle dinamiche del presente, alle regole, non sempre così bieche e assurde come Libero farebbe credere, della convivenza nel mondo moderno.
Attento alle esigenze di un edificio da costruire, di un’impresa da avviare, di posti di lavoro da preservare, di una strada da percorrere, una ferrovia da rimodernare.
Non solo la solidità etica, ma prim’ancora l’intelligenza e la professionalità di questo archeologo del futuro (scusate l’ossimoro) ripugnano le insulse e vili illazioni di certi idioti indegni della professione di giornalisti”.