L’escalation
criminale in corso a Bitonto – tra rapine e furti ad attività commerciali ed
abitazioni, ed atti intimidatori ai danni dei dirigenti e dei funzionari
comunali, in ultimo l’incendio dell’auto al comandante della Polizia Locale,
Gaetano Paciullo – non ha lasciato indifferente il presidente della Regione
Puglia, Michele Emiliano, giunto
ieri mattina per un summit istituzionale a Palazzo Gentile. Per dare un segnale
forte e chiaro all’intera città di Bitonto della presenza dello Stato.
A colpire in
particolare l’attenzione del governatore pugliese i ripetuti recenti atti nei
confronti dei funzionari: prima il dirigente all’urbanistica Vincenzo Turturro,
poi il suo successore Giuseppe Sangirardi, ed adesso il comandante Gaetano
Paciullo.
«A
questo si aggiungono le numerose rapine a mano armata ad attività commerciali –
ha illustrato il sindaco Michele
Abbaticchio –. A Bitonto abbiamo
oltre mille soggetti tra sorvegliati speciali e sottoposti a misura di custodia
cautelare o obbligo di firma. Per questo non ci spieghiamo il perché il nostro
commissariato sia sotto organico. La situazione è molto difficile nonostante le
tante strutture sociali messe in atto».
«In
due Consigli sulla sicurezza metropolitana ho parlato di Bitonto –
ha aggiunto il primo cittadino –. Da un’impressione
avuta è che il nuovo Questore abbia spostato al centro dell’attenzione la
situazione bitontina, anche se finora non lo abbiamo visto in termini di più mezzi
e risorse umane, mentre l’attività investigativa è in corso. Un punto fermo
adesso ci vuole, perché la situazione è grave. Intanto voglio ringraziare il
dirigente Sangirardi, che ha tenuto duro nonostante i vari atti intimidatori ed
un momento di comprensibile sconforto».
Dal presidente Michele
Emiliano la proposta di richiedere al Prefetto la convocazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica,«in modo tale da fare un briefing generale,
anche con i magistrati, per capire come possiamo essere di supporto alla
magistratura».
«Sono
qui anche per testimoniare la bontà di questa Amministrazione –
ha sottolineato il governatore pugliese –,
perché conoscendo bene la maggioranza e l’opposizione e sapendo di essere
garantito da entrambe, vorrei che Bitonto fosse considerata tra quei casi in
cui è evidente che la politica tenga a distanza questa gentaglia e stia
svolgendo il proprio lavoro, rispetto a tante città in cui la commistione tra
politica e criminalità è evidente. A Bitonto stanno accadendo queste cose perché
c’è gente particolarmente attenta ad applicare il principio di imparzialità,
poco gradita dalla criminalità organizzata, che utilizza la forza delle intimidazioni
per ottenere privilegi. La reazione di questi signori è legata alla
manutenzione della loro capacità di intimidazione. Ho la certezza assoluta
della correttezza e della coesione della grande maggioranza dei bitontini.
Stiamo parlando di poche decine di persone, che però rischiano di mettere
sottoscacco tutta la popolazione. Per questo è necessaria una risposta forte,
non fai da te, adesso serve uno scatto di reni della città. Ciascuno di noi si
deve trasformare in occhi e orecchi della magistratura e serve un intervento
rapido da parte dello Stato, che deve reagire con decisione e con i fatti».
«Seguo
da anni questa vicenda, che mi preoccupa perché si innesta nella realtà
criminale dell’area metropolitana e perché risente moltissimo dei collegamenti
con il capoluogo – ha proseguito Emiliano –. Organizzazioni criminali di questo
livello, ben strutturate, che segano l’attività amministrativa sono un segnale
negativo, vuol dire che stiamo andando oltre. Toccare l’attività amministrativa
significa attaccare lo Stato al cuore. Lo diremo al Ministero degli Interni,
perché una città grande come un capoluogo non può essere condizionata da ragionamenti
di questo tipo. Questi segnali che mirano ad attaccare l’attività della
Pubblica Amministrazione sono chiari e devono essere seguiti dall’indagine, qui
il bene che viene colpito non è solo il patrimonio personale o la sicurezza
pubblica bensì la libertà della Pubblica
Amministrazione. Purtroppo in Puglia è diffusissima questa pratica di colpire
gli uffici e i dirigenti delle Amministrazioni. Così si ottiene un duplice
effetto: si va a colpire chi materialmente fa l’atto amministrativo, e poi si
evita il clamore di minacciare direttamente l’amministratore, perché si presume
che così la reazione sia meno forte. Queste tecniche preparano un rafforzamento
dei vincoli associativi che stanno cambiando, si sta preparando la città all’omertà
e all’assoggettamento. Sono fatti di gravità senza precedenti e meritano una
risposta senza precedenti. Ovviamente mi auguro che il tutto avvenga in fretta».
Presente anche Domenico Damascelli, nella duplice
veste di consigliere comunale e regionale, che nel sottolineare la compattezza
e l’unità della politica locale dinanzi ad un tema per la città «sentitissimo e delicatissimo», auspica
che Emiliano «con la sua voce
istituzionale autorevolissima e le conoscenze in qualità di magistrato, si
faccia portavoce del sentimento cittadino affinché si cerchi di porre rimedi».
«Sono
sotto assedio attività produttive, con frequenti rapine e spaccate, o devastazioni
ad aziende in campagna – ha aggiunto Damascelli –. E sotto attacco è l’attività agricola:
Bitonto ha 17 mila ettari, di cui mille urbani e 16mila cuore pulsante della
nostra economia. Anche lì serve maggiore presenza delle istituzioni».
In rappresentanza
del Consiglio comunale, il presidente Gaetano
De Palma, che ha evidenziato le problematiche delle frazioni.
«Il
problema serio è la vastità del territorio, difficilmente controllabile. Il
Commissariato di Pubblica Sicurezza a malapena riesce a garantire l’uscita di
una pattuglia nei tre turni giornalieri, e solitamente è impegnata nel
controllo dei soggetti sottoposti a misura di custodia cautelare. La stazione
dei Carabinieri è attiva fino alle 20 di sera, dopo risponde la stazione di
Molfetta, con inevitabili ritardi e problemi negli interventi».
«Abbiamo
un territorio che si estende quasi dal mare fino alla Murgia –
ha specificato il consigliere mariottano –,
con due frazioni – Palombaio e Mariotto – che presentano le loro criticità. A
Palombaio, dove è completamente assente un presidio di pubblica sicurezza, tra
anni ‘80 e ‘90 abbiamo visto l’esportazione di soggetti baresi poco raccomandabili
che hanno mantenuto rapporti criminali ed di affare, oltre che familiari, con
la criminalità barese. E sono stati accertati i legami tra queste famiglie di
Palombaio e gruppi criminali di Bitonto e Bari. Registriamo numerosi reati
predatori nelle campagne, spesso con cavalli di ritorno, furti di mezzi
agricoli o spoliazione totale dei frutti, o furti in abitazioni. Secondo me non
c’è grossa differenzazione tra microcriminalità e la criminalità che controlla
i grossi traffici, le due cose si alimentano».