C’è anche la nostra città nella “Guida di viaggio per gattofili, 17 luoghi gatteschi in Italia” di Barbara Bellinelli, edito dalla Mursia editrice.
In principio fu uno starnuto. Si racconta che durante il diluvio universale sull’Arca i topi si riproducevano a grande velocità, rischiando di consumare tutte le scorte di cibo. Non sapendo più cosa fare, Noè chiese aiuto al Signore. Subito il leone starnutì, e dal suo starnuto nacquero due gatti che riportarono il numero dei topi a un giusto livello. E da allora è iniziata la magia che circonda il gatto, in ogni angolo di mondo. La Guida di viaggio per gattofili di Barbara Bellinelli si muove proprio su questa tracce: scovare posti insoliti, anche attraversati nell’ordinario, che abbiano il gatto come musa.
A Bitonto i gatti sono in cattedrale. Oggetto di culto da parte dei pagani e assente (forse per questo) nella Bibbia, il gatto non trova spazio tra gli autori cristiani se non per ricordarci ‘solo’ le sue abilità di cacciatore. Ed è proprio questa abilità che lo materializza assieme alla sue eterna spalla, il topo, nei bestiari medievali. Tuttavia rare sono le miniature tardo gotiche di questa coppia bestiale e comunque nella scultura romanica e gotica l’unico esempio italiano di gatto pietrificato è rappresentato dalla cattedrale di Bitonto. Una bifora della facciata esterna ha come altorilievo un gatto, anche se assai stilizzato e quindi di non netta definizione. La cattedrale, nota anche come Duomo di Bitonto, è dedicata a Santa Maria Assunta, e risale all’XI secolo. Il modello di riferimento è quello del romanico pugliese, la basilica di San Nicola di Bari, con le ricche decorazioni del portale e il rosone sormontato da altri animali (due leoni). Una sorta di fumetto nella pietra possono considerarsi le sculture romaniche che dovevano insegnare a un popolo di analfabeti, pieni per lo più anche di paure del quotidiano. Ecco quindi ancora nella cripta della cattedrale un altro animale, il grifone, che fa bella mostra di sé in un mosaico. Resti di imposte d’archi su piloni fanno pensare a un portico quale ingresso alla struttura, mai costruito. Probabilmente è la città stessa ad avere un carattere gattesco, dato che si ricorda un Luca da Bitonto, predicatore francescano del XIII secolo che ricorre all’immagine del gatto e del topo per mettere in guardia dal Maligno. Una metafora che avrà d’ora in poi successo negli exempla medievali e vedrà sempre più connotarsi la metafora dal punto di vista morale.