A giugno
i numeri da ricordare e da non fallire sono due: 5 e 36.
Il
primo rappresenta la percentuale in più da raggiungere rispetto a
novembre dello scorso anno per evitare l’ecotassa, la famigerata
tassa per chi non raggiunge un determinato limite di raccolta
differenziata.
Il
secondo è diretta conseguenza del primo, perché se si incrementa
del 5 per cento si arriva alla quota del 36 per cento. La percentuale
di indifferenziata che la città dell’olio deve raggiungere a fine mese.
Anche
quest’anno, come nelle annate precedenti, nel mezzo del cammin del
2016, va in scena la solita pantomima (come altro definirla,
altrimenti?) e la corsa contro il tempo per evitare di pagare 400mila
euro in più rispetto a quel tanto che già paghiamo adesso di Tari,
sui rifiuti.
Ebbene,
Bitonto, non essendo ancora arrivata alla soglia di salvezza del 40
per cento, è costretta anche questa volta a scongiurare questo
rischio con alcune misure ben precise.
Si
parte dal 30,33 per cento di novembre 2015 e bisogna arrivare al
35,33 per cento per l’esattezza. Entro il 30 giugno.
Però
c’è una cosa da chiarire. “Quello che dobbiamo fare a giugno –spiega l’assessore all’Ambiente Domenico Incantalupo assieme ai
vertici dell’Azienda servizi vari, all’ispettore ambientale Riccardo Napoletano, alla posizione organizzativa Sofia De Astis, al
responsabile dell’Ufficio comunicazione comunale Francesco Matera –è consolidare l’esistente, perché a marzo la percentuale si è
attestata al 32 per cento”. Un bel risultato per un Comune che
fino a qualche anno fa vantava percentuali intorno al 20-21 per
cento.
Come
arrivare all’obiettivo? Tre cose.
Convincere
quelle 700 famiglie bitontine e delle frazioni inadempienti verso la
raccolta porta a porta a smuoversi, finalmente. Pena sanzioni
economiche pesantissime. A loro, il sindaco Michele Abbaticchio sta
inviando in questi giorni una lettera di ultimo sollecito.
Incrementare
da due a quattro le giornate settimanali che l’Asv dedicherà al
ritiro dei rifiuti ingombranti (in modo particolare carta e rifiuti
elettronici, ma sono esclusi gli pneumatici).
Sensibilizzare
la raccolta non inquinata della differenziata, anche perché il
carico torna indietro se non completamente puro.
La
domanda più grossa, però, riguarda il futuro.
Perché
ogni anno Bitonto è costretto a questa pantomina e non allarga il
porta a porta a tutta la città come hanno già fatto Corato,
Terlizzi e Ruvo raggiungendo percentuali altissime?
L’azienda
servizi vari ha già presentato il suo progetto
(http://www.dabitonto.com/cronaca/r/piu-costoso-ma-a-impatto-zero-e-nuove-tecnologie-e-il-porta-a-porta-allargato-targato-asv/8808.htm)
un paio di mesi fa. “Nei Comuni vicini – sottolinea
Incantalupo – la situazione non è cosi rosea come può
sembrare. Il porta a porta allargato ha dei costi, economici e di
personale, che adesso non possiamo permetterci”.