Gli ultimi giorni
sono piuttosto caldi sul fronte sanità.
Il futuro dell’ormai ex Ospedale di Bitonto è sempre più in bilico, a causa dei tagli
continui alla struttura, provenienti dagli uffici della Regione Puglia, a Bari.
Cronologicamente
parlando, l’ultimo tassello di una spoliazione costante ed inesorabile,
avvilente e quasi scientifica, che ha fatto sempre più sprofondare verso
l’inutilità il nostro nosocomio, è stata la circolare pubblicata sabato scorso,
30 aprile, ove si annunciava la chiusura nelle ore notturne (dalle 20 alle 8
del mattino seguente) del PPI, il Punto di Primo Intervento.
Di incontri
istituzionali e di iniziative per provare a salvare il salvabile ce ne sono
stati, ce ne sono e ce e saranno (è nata persino una Commissione consiliare
paritetica che, assieme alle realtà associative ed impegnate del territorio, ha
redatto un documento approvato dal Consiglio comunale, da sottoporre al
Consiglio regionale pugliese, ndr), ma prima di affrontarle e spiegare come la
politica e la società bitontina stiano agendo, è utile fare un piccolo passo
indietro. Ricostruire cioè le tappe più importanti – con tanto di carte alla
mano, è bene precisarlo – che hanno portato ad oggi la struttura di via Comez
da essere un polo d’eccellenza di riferimento dell’intera area metropolitana a
simbolo dell’assurdità e della miopia della burocrazia e della politica.
Il “da Bitonto” ha provato,
con un focus di due puntate, a raccontare gli sviluppi degli ultimi anni,
partendo da alcuni documenti in nostro possesso.
Partiamo dal 2009.
Il 5 gennaio l’ASL Bari delineava con una nota quelle che sarebbero dovute
essere le caratteristiche e le componenti del Distretto Socio Sanitario n. 3 Bitonto – Palo del Colle, e proponeva«di trasformare la struttura dell’ex
Ospedale di Bitonto in uno dei Poliambulatori di III livello Aziendali (Il
Piano della salute ne prevede in ogni Azienda sanitaria 1 ogni 400.000
abitanti) – scrivevano da Lungomare Starita –. Tale trasformazione offrirebbe una migliore assistenza alla
popolazione che si è sentita “privata” del proprio Ospedale».
Nella nota si
specificava come doveva essere strutturato il Poliambulatorio di III livello, e dunque confermare le attività
ambulatoriali ospedaliere già presenti (Radiodagnostica, Ortopedia, Medicina
Interna, Medicina Fisica e Riabilitazione, Ostetricia e Ginecologia,
Neuropsichiatria infantile, Chirurgia Generale, Pneumologia,
Otorinolaringoiatria, Laboratorio Analisi) e istituire le discipline
specialistiche mancanti (Oncologia, Odontoiatria, Allergologia, Reumatologia,
RMN, Diagnostica senologica, Gastroenterologia). A questi si aggiungeva il
Consultorio familiare, ai tempi già allocato nel Presidio Ospedaliero di
Bitonto e sottoposto a interventi di rifunzionalizzazione del servizio in nuovi
ambienti.
Il quadro cambia
appena due anni dopo. Il 21 marzo 2011, con la deliberazione n. 0495 del
Direttore Generale dell’ASL Ba, all’epoca dei fatti Nicola Pansini, si sancisce«la cessazione di ogni attività
assistenziale ospedaliera con riconversione del Plesso di Bitonto in attività
territoriale a partire dal 22/03/11; la riconversione del Pronto Soccorso in
Punto di Primo Intervento Territoriale con afferenza funzionale al Servizio di
Emergenza Territoriale – 118; la riconversione in attività territoriali, dei
servizi di Cardiologia, Pediatria, Radiologia, Ortopedia, Chirurgia Generale,
Otorinolaringoiatria, Medicina Interna, Ostetricia e Ginecologia; il
mantenimento dell’afferenza del Servizio di Patologia Clinica di Bitonto alla
U.O.C. di Patologia Clinica di Bitonto del P.O. del San Paolo e del Servizio
Dialisi di Bitonto alla U.O.C. di Nefrologia e Dialisi del P.O. di Molfetta;
l’organizzazione dei percorsi del nuovo modello assistenziale di Day-Service
per le branche specialistiche del tunnel carpale-diabetologia e ipertensione, e
la prosecuzione dele attività ambulatoriali di Urologia, Ginecologia e
Ostetricia, Chirurgia Generale, Ortopedia, Otorinolaringoiatria, Cardiologia,
Pediatria Medicina Interna». Dunque, l’Ospedale di Bitonto passa da
Poliambulatorio di III livello a PTA, ovvero Presidio Territoriale di Assistenza.
E l’ASL si muove in
tal senso stanziando anche dei fondi per la Riconversione del P.O. di Bitonto
in strutturale Territoriale: con la deliberazione del Direttore Generale n.
2157 del 13 novembre 2013, si provvede all’approvazione del progetto esecutivo,
redatto ed organizzato dall’ing. Nicola Pantzartzis, che prevede un importo
complessivo di € 2.200.000,00, finanziati per € 1.500.000,00 da fondi FESR, €
500.000,00 da fondi di bilancio 2013 e € 200.000,00 da fondi da inserire nel
bilancio 2014.
Di fondi ed
investimenti per Bitonto l’Azienda Sanitaria Locale ne mette anche diversi a
disposizione nel bilancio di previsione per gli esercizi 2015-2016-2017,
pubblicato con deliberazione n. 2299 del 1 dicembre 2014. L’ASL destina alla
nostra città oltre 5 milioni di euro: 2 milioni e mezzo circa per il 2015 (di
cui € 2.199.812,99 per il 1° stralcio della riconversione del P.O. di Bitonto
in struttura territoriale e i restanti per interventi o ristrutturazioni a vari
locali e reparti); € 2.300.000,00, spalmati sugli anni 2016-2017, per il 2°
stralcio della riconversione. A questi vanno aggiunti € 350.000,00 per
interventi di adeguamento e riqualificazione di uno stabile in via Castellucci,
messi a bilancio per l’esercizio finanziario dell’anno 2014.
Anche nell’ultimo
bilancio di previsione approvato dall’ASL per gli esercizi 2016-2017-2018, con
deliberazione n. 2070 del 7 dicembre 2015, vengono destinati diversi milioni di
euro al nostro territorio, alcuni dei quali comprendenti ovviamente quelli già
precedenti messi a bilancio: per l’anno 2016 € 1.295.306,95 per la riconversione
del P.O. di Bitonto in struttura territoriale e 500.000,00 per interventi al
plesso di via Castellucci; per gli anni 2017-2018 € 2.000.000,00 ad anno per
completamenti ed adeguamenti sempre nell’ambito della riconversione.
Dunque, gli
investimenti per Bitonto sono stati fatti, o per lo meno messi in cantiere, ma
la sensazione che si ha è che di tutti questi interventi forse non si è vista
nemmeno l’ombra. E gli ultimi sviluppi, certo, non fanno molto per smentire
questa ipotesi. Perché la nostra città sta perdendo servizi, più che ottenerli.