Come nei Vangeli, anch’io quest’oggi di buon mattino ho fatto il cammino verso il Sepolcro per visitare la tomba del Signore (cfr. Mt 28,1 – Mc 16, 2 – Lc 24, 1).
Non è la prima volta che entro nella Basilica del Santo Sepolcro ma ogni volta che vi entro avverto che si entra in una dimensione permeata dal mistero, che il tempo quasi è sospeso, che le orazioni quasi si ammutoliscono dinanzi al gioioso annuncio della risurrezione: “È risorto!”.
Le candele, gli incensi, le icone, le edicole votive, i canti, il cammino dei pellegrini sono briciole davanti al mistero di Dio, “i nostri inni di benedizione non accrescono la Sua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva” (cfr. Prefazio).
Poco più in là all’edicola dell’Anastasis, c’è il luogo della croce: il Calvario.
Non stupisce questa stretta vicinanza: non c’è resurrezione senza croce, non c’è luce senza buio, non c’è vita senza morte…
Oltre che essere una visita a una chiesa, a un monumento è un monito alla fede oltre che essere un’opportunità di risurrezione personale! Risorti nella vita, risorti nell’umano, risorti nella fede. Perché il divino fa fiorire sempre l’umano!