Il 16 luglio dello scorso anno è entrata in vigore la legge 107/2015, detta “Buona Scuola” ed, sin da subito, ha scatenato polemiche.
Molti docenti bitontini –e non solo- hanno organizzato flash mob, scioperato e cercato in tutti i modi di far sentire la loro voce difendendo la scuola come ultimo bastione della democrazia.
Il 15 aprile, alle ore 19, si è costituito il Comitato cittadino “4 Sì X la Scuola” – che si è presentato alla stampa locale il 20 aprile, presso le Officine Culturali- in virtù dell’obiettivo di voler promuovere un Referendum popolare abrogativo di parte della legge 107/2015.
Da 23 al 25 aprile ci sarà una raccolta firme nei punti più affollati della città, proprio per iniziare a far circolare una giusta informazione sulla causa che ci unirà nel voto referendario, probabilmente, nella primavera del 2017.
In particolare, il 23 aprile ciascun cittadino potrà riporre la sua firma in un gazebo in piazza San Pio, dalle 18 alle 21; il 24 aprile, invece, a Porta Baresana e il 25 aprile nell’area mercatale dalle 10 alle 12.
«Le legge della Buona Scuola ha molte falle e lati oscuri –ha affermato la prof.ssa Rosalba Cassano, membro del comitato referendario-. Non siamo nuovi in queste iniziative e la forza delle nostre idee ci impone di andare avanti. Vogliamo difendere la scuola pubblica per evitare che si creino divari o che si perda il vero senso dell’educazione e della crescita dei nostri ragazzi».
Il Comitato propone l’apporto di firme per quattro quesiti abrogativi, deposti il 17 marzo in Corte di Cassazione dal coordinamento nazionale referendario costituito da docenti, genitori e studenti.
Il primo riguarda lo school bonus, per cui si chiede che le erogazioni liberali non vengano riservate solo ad una singola scuola, ma all’intero sistema scolastico così che possa essere distribuite in maniera equa.
Invece, il quesito sui poteri del dirigente scolastico verte sull’abrogazione della sua chiamata diretta degli insegnanti sugli ambiti per incarichi solo triennali.
Va rivista anche l’alternanza scuola-lavoro, per cui si chiede l’abrogazione dell’obbligo di 200 ore nei licei e 400 ore nei tecnici e professionali.
«Bisogna precisare che non vogliamo eliminare tale possibilità di crescita per i ragazzi –hanno aggiunto i docenti del Comitato-, ma vogliamo solo che la scuola abbia il diritto di poter scegliere le modalità in cui debbano svolgersi le attività. Il cambiamento deve esserci, ma con le giuste strutture ed evitando che i ragazzi vengano sfruttati e sottratti alla formazione curriculare».
Il quarto quesito è sulle valutazioni del merito da parte del dirigente scolastico. A tal proposito, si chiede l’abrogazione parziale dei relativi commi per ripristinare le funzioni precedenti del comitato di valutazione secondo il T.U. (DI 297/94) e l’attribuzione del fondo per la valorizzazione dei docenti alla contrattazione.
«Non abbiamo paura di essere valutati. Riteniamo che debbano essere modificati i criteri, in quanto manca un giudizio sulla didattica e ci si sofferma solo su quello che viene fatto al di fuori di un’aula tra cui i viaggi di istruzione, i corsi, i progetti».
Alle proposte del Comitato ha aderito anche l’Associazione Docenti di Bitonto, che ha creduto, sin da subito, al valore “ecologico” del referendum. «La Buona Scuola è una brutta legge –ha commentato il presidente Nicola Fiorino Tucci-perché piove dall’alto e non parla di didattica. Vanno fatte delle modifiche. Spero, inoltre, che il movimento di protesta non sia corporativo, ma si rivolga a tutta la cittadinanza».
Verranno organizzati dal Comitato diversi incontri pubblici a cui potrà partecipare chiunque voglia mettersi in gioco. Verrà fatta sensibilizzazione per una giusta causa, ma siamo sicuri che essa possa arrivare ai cittadini?
E’ possibile avere in merito delle perplessità, visti gli esiti negativi delle precedenti iniziative o di alcuni referendum (come quello più recente sulle Trivelle).
«Se la sensibilizzazione non arriva –ha risposto Mimmo Turturro, componente della provincia di Bari del Comitato referendario-, è perché circola informazione sbagliata e la stampa è semilibera. La scuola è l’ultimo bastione della democrazia che ci è rimasto, per questo difendiamolo».