«Dobbiamo chiedere al padre di condurci a conoscere Gesù». Sono queste le
parole pronunciate durante l’omelia a santa Marta, tratte dal cap. 10 del
Vangelo di Giovanni, da Papa Francesco.
Le ha
commentate il vescovo Francesco Savino durante
la trasmissione di Tv2000, “Il diario di Papa Francesco”.
«L’esperienza più bella che mi
è accaduta è stata quando ho incontrato Dio, grazie all’incontro con Gesù – racconta -: perché è vero che Dio che attira, ma è anche
vero che chi incontra Gesù, scopre il padre di Gesù. Che è un padre grande nell’amore, nella misericordia, un padre che ti
abbraccia, disponibile a perdonarti».
«Da quando sono diventato
Vescovo cerco sempre di confrontarmi con Gesù e con lo stile della paternità di
Gesù che mi riporta allo stile di Dio. Essere padre non vuol dire mai sentirsi
superiore, ma sentirsi fortemente
responsabile dei figli che ti vengono affidati».
«Perché il rischio di un padre è nascondersi
dietro il ruolo di essere padre. E molto spesso questo può essere un burocrate,
un funzionario, quello è il rischio che un vescovo oggi corre: più un uomo seduto
alla scrivania, un uomo della legge, che l’uomo dell’accompagnamento».
«Quando sono stato eletto
vescovo ho riletto il diario di Oscar Romeroil quale ha detto una delle frasi più belle: “Voglio essere un vescovo fatto popolo”, questo è il mio grande
desiderio. Voglio essere vescovo della compagnia, dell’incoraggiamento, della
esortazione, della solidarietà con le gioie e i dolori sia del presbiterio dei
sacerdoti, che con il popolo di Dio».
«Il ruolo del pastore deve essere quello del
consolatore: consolate il mio popolo, dice il profeta Isaia. Papa Francesco,
nella prima assemblea a cui ho preso parte, disse: “Mi raccomando, consolate il
mio popolo”».
Il
discorso continua e tocca l’Evangelii
Gaudium e al messaggio forte del Papa contro “un’economia dell’esclusione e
della inequità”.
«Io sono seriamente
preoccupato – continua il Vescovo – per questa
economia speculativa, un’economia che uccide: uccide la dignità, la coscienza,
il pensiero, la persona. Dobbiamo recuperare un’economia di comunione, di
condivisione, nel rispetto della dignità della persona».
«Nella mia Diocesi ho fatto
una denuncia, perché anche una denuncia è un annuncio di salvezza: ho detto di
no al caporalato che schiavizza le persone, al lavoro nero, forme aberranti dove
la persona non esiste. Dobbiamo cambiare il modo di pensare: l’economia è un modo di pensare la vita,
all’uomo, di vivere nel mondo. Esiste la possibilità di un’altra e un’alta
economia che vede le persone corresponsabili: non si può sacrificare l’uomo
alla massimizzazione assoluta del profitto; diciamo “no” ad un liberismo
selvaggio».
«Il tentativo, in Diocesi, è
quello di creare un lavoro pulito attraverso un modo di vivere i processi
economici. Abbiamo messo su una Fondazione, “Casa della Misericordia” (in onore dell’anno Giubilare, ndr), una società di scopo: andremo ad organizzare lavoro e anche delle
risposte di senso, di speranza, a quelle fragilità, povertà, che individuiamo
sul nostro territorio. È possibile, per cui, organizzare una economia in cui la
persona viene rispettata creando lavoro pulito».