Continuano i festeggiamenti per il centenario dell’Istituto Sacro Cuore di Bitonto con il convegno “Un secolo di storia” svoltosi ieri, nell’auditorium del neo Istituto Benjamin Franklin, e moderato dalla prof.ssa Lucia Palladino
Dopo i saluti della Superiora Suor Gabriella Quadrelli, della Vice Sindaco Rosa Calò, la prima testimonianza è stata del Consigliere Regionale Domenico Damascelli che ha ricordato il suo passato da alunno dell’istituto.
Con un interessante excursus storico, poi, il prof. Vincenzo Robles, docente di Storia Ecclesiastica e contemporanea presso l’Università di Foggia, ha tracciato le tappe più significative della vita dell’Istituto, la cui nascita si deve al Canonico Lomaglio che nel lontano 1903 posò la prima pietra. L’arrivo delle Maestre Pie fu però opera del Mons. Berardi che a loro affido’ il compito di educare la gioventù locale, inaugurando il primo anno scolastico nel 1916.
L’intervento della prof.ssa Maria Luisa De Natale, docente ordinario di Pedagogia presso l’Università Cattolica di Milano, ha evidenziato il contributo educativo delle Mestre Pie che con grande modernità compresero quanto importante fosse l’educazione globale dell’ alunno, al di là del mero nozionismo.
La collaborazione tra la scuola e la famiglia è sempre stato un punto di forza dell’Istituto, come ha sottolineato la prof.ssa Concetta Tota che ha trascorso più quasi sessant’anni nel Sacro Cuore, prima come alunna, poi come docente e genitore. Molti in platea hanno sorriso ascoltando gli aneddoti raccontati dalla De Natale, che ha ricordato la rigida disciplina a cui erano sottoposte le educande del passato, tra cui l’obbligo di indossare una divina nera lunga fin sotto il ginocchio.
Non poteva mancare l’intervento del maestro Marco Vacca, volto noto a tutti gli studenti bitontini, per i cineforum che continua a organizzare per le scuole della città.
Il convegno si è concluso con l’apertura della mostra fotografica del secolo di storia dell’Istituto, che sicuramente riporterà indietro di parecchi lustri i suoi visitatori, ricordando loro quando scrivevano con il calamaio seduti sui banchi di legno.