Si parla della lingua, ma spesso ci sfuggono degli
elementi essenziali. Se dovessimo chiedere a un bambino dove essa si trovi, non
ci saprebbe rispondere. Eppure, c’è un luogo specifico.
«Una volta mi hanno risposto che la lingua è nel mondo –fanno
riflettere le parole del prof. Francesco
Sabatini–, il che è meraviglioso
perché essa ci permette di capirlo. Tuttavia, non è così. La lingua è nella
nostra mente e ci arriva in un modo piuttosto semplice, ovvero attraverso le
orecchie».
Ieri, il presidente onorario dell’Accademia della
Crusca è stato presente a Bitonto per tenere il convegno “Ditelo con un verbo” presso l’Istituto Comprensivo Sylos ed è stato
un onore per la dirigente scolastica, la prof.ssa
Angela Maria Mangini, ospitarlo.
L’aula magna era gremita di
menti assetate di cultura. Erano quasi tutte delle insegnanti, ma sembrava
quasi fossero ritornate tra i banchi nei panni di studentesse.
Preziose le parole del prof.
Sabatini, il quale ha tenuto una lezione sulla grammatica valenziale e l’importanza del verbo nella lingua italiana.
Tuttavia, prima di arrivare
a disquisire su tali argomenti, ha voluto fornirci delle risposte basilari sulla
natura della lingua e sulla sua pratica.
«E’ stata diagnosticata in quella che viene chiamata l’area di Broca,
collocata nel cervello e, precisamente, nel piede della terza circonvoluzione
frontale. La lingua è un insieme di onde sonore che lasciano delle impronte
nella rete dei neuroni. Queste sono le parole, ovvero dei simboli attraverso i
quali rappresentiamo le cose che percepiamo».
Proprio grazie a questa
facoltà simbolica, l’uomo si distingue dalla scimmia.
«A 3-4 anni un bambino sano ha tutto il sistema della lingua nella mente
e lo apprende automaticamente. Per cui a cosa serve la scuola? Ad imparare a
leggere e scrivere, quindi abilitare il cervello a tali azioni. Agisce, in
questo caso, un altro sistema celebrale, quale quello degli occhi. Per la
scrittura, in particolare, è importante l’uso della mano perché permette di
imprimere i segni e non va eliminato sostituendolo con i mezzi tecnologici».
Per quanto riguardo l’insegnamento della lingua, allora, il
professore ha consigliato di procedere con lentezza negli anni della scuola
primaria nel far riuscire il bambino a leggere e scrivere qualcosa di
relativamente breve e semplice. Successivamente, presso la scuola secondaria di
primo grado sono sufficienti quattro mesi per impartire insegnamenti
morfologici e i successivi per la sintassi. Si persegue l’obiettivo di far
comprendere il meccanismo della lingua agendo su due fronti: la grammatica e la
classificazione dei testi.
Per comprendere un testo,
bisogna saper scomporre la frase e riconoscere l’importanza del verbo, attorno
a cui tutto ruota. E’ per questo che il fulcro della lezione del prof. Sabatini
è stato quello della grammatica valenziale, elaborata dal linguista francese
Lucien Tesnière.
Cosa eccezionale è che di
questo non se ne fa menzione nei libri di grammatica italiani perché la
scoperta di Tesnière rimase segreta fin quando post mortem furono pubblicati i
suoi scritti. Per questo motivo, non tutti i libri si sono rinnovati in tal
senso.
Grazie alla scoperte dei
neurologi, sappiamo che i verbi si trovano nella zona anteriore del cervello e
i nomi in quella laterale. Nella stessa area dei verbi si trovano i comandi per
i movimenti del corpo, che son definiti come la prima forma di conoscenza del
mondo che inizia nel grembo materno. Non a caso si parla di sapere motorio.
Linguisti e neurologi
convengono nell’affermare che il verbo sia l’equivalente simbolico del
movimento del braccio.
«La frase viene compresa nella sua forma strutturale e non lineare –ha
concluso il prof. Sabatini, felice di essere stato nella nostra città-. Scindendola nei suoi elementi e facendo
ruotare tutto intorno al verbo, riusciremo a comprendere i testi nelle loro
varie tipologie. Senza tale modello grammaticale non si può procedere
all’apprendimento di nuove nozioni».