Il Titolo di questo mio Scritto Richiama una Celeberrima Scena della Commedia di Eduardo De Filippo “Natale in casa Cupiello”. In Essa Luca Cupiello (Eduardo, nella Versione Televisiva del 1977), reiteratamente, pone una domanda (che, poi, diventerà un vero tormentone) al figlio Nennillo (Luca De Filippo): “T piace o Presebbio ?”. E secche, per tre volte, le risposte del giovane: “Non viene neanche bene” – “A me non piace” – “A me non piace, ma guardate un poco, mi deve piacere per forza?”. Nel caso, invece, di “Quo vado?” della, immeritatamente, premiata ditta “zalone – nunziante” gli italiettini non hanno avuto la forza di reagire, con un bel : “Che cazzo (ripetutamente, inutilmente, l’organo della riproduzione citato nel film da zalone e compagni) ci state proponendo di visionare?”, o con un bel: “Ma andate a fare in culo (anche, codesta raffinata espressione più volte nel film colta dalla bocca di zalone e compagni) allo scientifico (Ahhh, la Scienza con quanta “merda” ti “smerdazzi” e in quali “cessi” ti vai a ficcare! “Merda, cagata, cessi”, specie di “hashtag” per rendere plausibili le parole, le azioni, le omissioni dei personaggi del film), mefitico bombardamento mediatico, che ha favorito l’uscita del film, prodotto da “mediaset” (“medusa” e “taodue”) proprietaria della maggioranza delle sale cinematografiche italiettine, ad esse distribuito in 1500 copie. Sono stati usati spazi situati su strade poderali, provinciali, nazionali, su autostrade; i momenti televisivi di popolare successo (ovviamente, zalone e qualche “gag” del film non potevano non ricevere l’entusiasta ospitata nel “talk show” di fazio, il sacerdote della cultura media di sinistra); le omelie di diaconi, parroci, vescovi cattolici (al fine di mettere in cattiva luce, come si fa in “Quo vado?”, e, così, intralciare il percorso legislativo della Proposta di Legge, Firmata dalla Senatrice Cirinnà, sulle “Unioni Civili”; tutto fa brodo per la gerarchia cattolica e, quindi, anche, gli “sfottò” di zalone nei confronti delle “unioni civili” etero e omo; delle “famiglie allargate” che nei paesi, da lunga pezza, civili e non affossati nell’imperituro medio-evo, si pensi all’italietta, hanno legale approvazione), per propagandare (per carità! Che nessuno si azzardi a Nobilitare “Quo vado?” con l’Aureola “Nazional – Popolare”, da Gramsci Concepita!), per rendere commestibile il conservatorismo ideologico, da “minestra riscaldata”, di colui che s’è nei fatti autostimato in ben 4 film il “tamarro” cinematografico, per antonomasia. 7 milioni di spettatori, in coda (qualcuno ha paragonato le code dei tapini italiettini di oggi davanti ai botteghini, ansiosi di spendere più di otto euro per vedere “Quo vado?”, a quelle che i nonni o i padri degli stessi erano costretti a sopportare durante l’ultima guerra nei pressi delle varie annone comunali, uffici pubblici che sovrintendevano alla distribuzione razionata del cibo di scarsissima qualità per la sopravvivenza della popolazione. Come di scarsissima qualità artistica, culturale, didattica è il film di zalone. Con l’unica, sostanziale differenza che zalone “ridendo non castigat turpes mores”, “sed”, se non fa, fisicamente, morire la moltitudine, inconsapevolmente, “sine cerebro” dei suoi spettatori, in essi fa sopravvivere, con il cibo brutto, pseudoartistico, ad essi da lui dispensato, tutti i loro pregiudizi di cui il cantaro della loro incultura è, vergognosamente, pieno), un decimo della popolazione italiettina che ha regalato a berlusconi e sodali in due settimane 52 milioni di euro, che si sono avviati, in seguito, verso i 70 milioni di euro. Cifre da capogiro (oltre, oltre i 100 miliardi di vecchie lire) spese da “gentaglia” che nemmeno sotto tortura Entrerebbe in una Libreria o si Fermerebbe un istante a Godere di una Nota di una Composizione Musicale Classica per mezzo della Quale Ascendere alla Contemplazione del Bello e del Bene. Mentre starebbe in isterica, schizoide attesa per ascoltare il costosissimo coacervo di rumori di uno strimpellatore (ad orecchio; pochi di codeste ugole stonate, di maneggiatori di chitarre, di tastiere, di strumenti a percussione Conoscono e Sanno Leggere la Musica) pop o per assistere all’altrettanto costosissimo incontro tra 22 ragazzotti in mutante che rincorrono su un tappeto d’erba una palla di cuoio, dandosi, vicendevolmente, spintoni, calcioni agli stinchi, cruente gomitate in faccia. AhiNOI! Come Partecipare a codesta “gentaglia” l’Ispirato Monito, Raccomandazione, Appello di Iosif Brodskij, Premio Nobel per la Letteratura, che Trascriviamo per i nostri 25 Lettori ? “…dobbiamo dire e ripetere che la letteratura è una maestra di finesse umana…; dire e ripetere che, ostacolando l’esistenza naturale della letteratura e l’attitudine della gente a imparare le lezioni della letteratura, una società riduce il proprio potenziale, rallenta il ritmo della propria evoluzione e, in definitiva, forse, mette in pericolo il suo stesso tessuto…sono certo, certissimo, che un uomo che legge poesia si fa sconfiggere meno facilmente di uno che non legge”. Gli italiettini non Leggono ? Impazziscono per i dispensatori del “brutto”? Fanno “carte false”, per dirla in gergo, per le variazioni, non poche volte letali, degli antichi “ludi circenses” romani ? Ecco, scovato il perché della loro sconfitta nei confronti del dirompente, reboante martellamento pubblicitario che ha imposto loro la visione in massa di un film scadente, confezionato da un modesto cabarettista di “Zelig” (“mediaset” e berlusconi c’entrano sempre) e da un regista di cose televisive della provincia, se non dell’ arcidiocesi barese! E se tanto CI dà tanto, non possiamo EsimerCi dal FarCi Ronzare in Testa l’Apostrofe Rivolta da Nanni Moretti agli italiettini del 1978 nel Suo Film “Ecce Bombo”: “Italiani vi meritate Alberto Sordi”! Che, in ogni caso, a suoi personaggi piccolo – borghesi faceva indossare una maschera in grado di sancire la Distanza tra l’ “essere” e il possibile “Dover Essere”, sì che la spettatore era posto nella migliore condizione di Intuire per sé un Vissuto Liberato delle meschinità, di cui, piccolo – borghese anch’egli, poteva essere portatore non sano, che la maschera sordiana gli aveva rivelato. E perché non Ricordare la Signorile Reazione (che con lo Sviluppo del nostro Discorso ha una lontana parentela) di Petrolini nei confronti di uno spettatore, dal loggione del teatro vociante di insofferenza nei riguardi del suo Spettacolo ? “Io non me la prendo con te, ma con chi ti siede accanto che non ti prende e non ti butta giù dal loggione”. Se dovessimo, allora, Operare un traslato dell’Apostrofe al suo scocciatore di Petrolini, dovremmo assolvere zalone e nunziante, “facitori” di film a misura delle loro capacità che, visti i risultati pseudoartistici (nemo dat quod non habet), non sono in consonanza del successo di pubblico e di pecunia che li ha, positivamente (per loro), travolti (un nostro conoscente, quando parlava dei trionfi della sua intrapresa alberghiera, era solito borbottare: “m trovc pap e manc u sac coum je stat. Mi trovo papa e non so come sia accaduto”. Insomma, a sua insaputa, come uno scajola “ante litteram”!). Ergo, dovremmo prendercela con i milioni di italiettini che, come pecoroni, si sono avventati su un cibo sottoculturale, che hanno metabolizzato, ma non evacuato, anzi, come lo “Zanni” del “Mistero Buffo” di Fo, estrapoleranno dalla pancia le budella e, poi, le puliranno “pian piano dello sterco” e ogni tanto guarderanno “la cacca” e penseranno “che forse alla fine” mangeranno “anche quella per la fame” che avranno del brutto, del banale, della gratuita volgarità (“sto facendo una pugnetta all’orso!”, s’esalta zalone, rispondendo tra le nevi del polo nord a una telefonata). Alla fine, Cammin Facendo, Progredendo nel nostro Discorrere, Potremo Ascrivere ai seguenti attori le gravi responsabilità del volo tra milioni di euro di “Quo vado?”. Al popolicchio italiettino che rifiuta, insensato “hautontimorumenos”, cioè punitore di se stesso, di non fare della Scuola un becero diplomificio, se rimuove da Essa il Momento Formativo della Consapevolezza Politica del Cittadino, Capitalizzando la Lezione dei Grandi la cui sola Voce deve in Essa Risuonare, sì da allontanare da sé tutte quelle sirene che ne vogliano fare l’oggetto e non il Soggetto della sua Storia; del potere (nel suo ventennio berlusconi puntellava la sua personale egemonia politica con il controllo di tutti i “media” cartacei e radiotelevisivi) che si serve degli intellettuali o presunti tali o giullari organici per affievolire le risorse raziocinanti delle masse e trasportarle, a mo’ di escrementi solidi di forma cilindrica, che, altrimenti, andrebbero alla deriva qualunquistica, nel suo capace orticello, ché facciano da concime alle sue sterminate possibilità di prevaricazione su tutti coloro che devono fargli da sgabello. Ad ogni modo, zalone e nunziante con “Quo vado?” hanno Fatto “Satira”? Non Risolveremo, “statim”, l’Interrogativo, “sed” Pregheremo un nostro Amico di DirCi in Cosa Essa Consista e quale sia la sua Funzione. Preliminarmente, però, Vogliamo Mettere a Parte i Nostri 25 Lettori del Giudizio dell’Attore e Regista Sergio Castellitto sul lavoro (?) del duo finanziato dall’impero mediatico berlusconiano: “Il cinema non ha niente a che fare con l’incasso di zalone. Quo vado ? è un evento rave quando tutti si riuniscono sul campo… la sinistra ha snobbato un certo tipo di cinema, ora sale sul carro del vincitore, ritenendo zalone un “sociologo d’Italia”…Zalone è stato bravo a richiamare il pubblico orfano dei cinepanettoni, ma anche quella fetta di pubblico della sinistra che certi film non li guardava. Ma il cinema è un’altra cosa”. “La satira, Proclama Dario Fo, è un atto altamente civile… Lo sfottò è il parente becero della comicità… La satira è un contragressione che risponde allo smacco del potere con uno sghignazzo che non può essere elegante. La satira è nata per mettere il re in mutande e il suo linguaggio deve essere virulento, sfacciato insultante.’Non ci sono regole’ è la prima regola della satira…La parte reazionaria del discorso comico è lo sfottò. Il teatro di satira è sempre morale… La satira in molti casi ha determinato la presa di coscienza della gente, soprattutto delle classi inferiori… Federico II promulgò una legge disumana: “De contra Jugulatores obloquentes”, cioè ‘contro i giullari sparlatori infami’, per cui chi avesse sentito parlare male del potere, avrebbe potuto, impunemente, anche ucciderlo. Se non c’è una dimensione morale non c’è satira. Se tu attraverso la satira non riesci a far capire il significato opposto della banalità, dell’ovvio, dell’ipocrisia, della violenza che ogni potere esprime e il forte addosso al minore, si può far ridere a vuoto… La satira non è passatempo, evasione, momento ludico, ma momento della crescita dell’intelligenza della gente”. In conclusione, se gli Indicatori Contenutistici e Stilistici, Proposti da Fo, sono i Punti di Riferimento per Affermare che in un’Opera ci siano o manchino prevalenti Momenti di Satira, zalone e Nunziante in “Quo vado?” non fanno, assolutamente, Satira, “sed” sfottò non nei riguardi del “re” o di chi, regolarmente, stanzia nelle sue vicinanze, ma nei riguardi di chi non ha mai avuto voce; si sputtanano i suoi atteggiamenti, le sue ossessioni, come quella per il “posto fisso”, che è la ricerca spasmodica di una sorta di sicurezza da parte della italiettina popolazione meridionale in bilico, sempre, tra precarietà lavorativa e fame da disoccupazione, tanto che dal meridione sono partiti, ricominciano a partire “bastimenti” per “ogni dove”, treni per l’italietta del nord, per il nord europa. Inoltre, in “Quo vado?”, non v’è traccia di potenti in mutande, anzi il film è stato, benevolmente, accolto dagli opportunisti per eccellenza, i politici, che hanno fatto a gara nel farsi illuminare dalla nuova stella “pop”, il zalone, celentaniante con movenze, toni di voce, gestualità, velleità predicatorie, ridicolmente, il “ragazzo della via gluk” scimmiottante, specie nella canzoncina in cui si celebrano i fasti e i nefasti della prima repubblica italiettina; addirittura, il ministro franceschini gli ha inviato un “tweet” ringraziandolo e dicendosi certo che “Quo vado?” farà bene a tutto il cinema italiano; renzi con tutta la sua sacra famiglia s’è recato in un cinema a vedere il film, panacea per tutti i mali della cinematografia italiettina; salvini ha proposto zalone (altro che qualunquista! Il nostro è ben, ideologicamente, schierato con il fondamentalismo destroide) come assessore alla cultura nella nuova giunta di milano, se nelle prossime elezioni amministrative all’ombra della “madonnina” dovesse vincere la destra. Zalone porta nei suoi film il meridionale, che partecipava a “Zelig”, sì che egli non ha niente da spartire con il cinema, né con la Nobile Comicità del Divino Totò, dietro il quale ci sono tutti gli scheletri dei morti di fame del mondo; né con quella di Benigni, né con quella di Troisi che Si rifiutava di fare il comico ufficiale, il comico che prendeva in giro i politici, in quanto, se accettavano le sue Battute, voleva dire che qualcosa da Esse guadagnavano. Egli avrebbe voluto scagliare loro frecciate, inaccettabili da loro, cosa che in televisione Gli era impossibile, pure, tentare. Pertanto, i film di zalone sono una serie di “sketch” assemblati con un ritmo forsennato, specie, in “Quo vado?”, supportati da un intreccio narrativo banalissimo, ché nulla deve oscurare la presenza, la verbosità, Diremmo, del corpo di zalone dal quale tutto nasce e in cui tutto si esaurisce. Disarmanti sono le “gag”, in particolare: quella che mette alla berlina la Scienziata Margherita Hack che “fa rima con fuck”; quella sui neri con l’anello al naso; quella sulle donne, destinate all’ingrato mestiere delle pulizie; quella sui “No Tav” della Val di Susa, rappresentati da vecchietti rimbambiti; quella sui vegetariani, perché tali, fatalmente, ricchioni. Insomma, “nel frullatore cinematografico di zalone ogni minoranza va ‘sfottuta’ con un’iperbole dietro l’altra, un detto popolare, un gioco di parole, una rima”. Zalone nasce e muore nei codici linguistici e nel discorso del “re” e le sue risate non sono quelle dei cieli, quando si aprono all’aurora che, sempre, fa Sperare Qualcosa di Nuovo sugli scenari di dolori antichi nel mondo e non mostrano di Essere Superiori alle sue e alle altrui miserie.