Ma i
troppi locali commerciali ed enogastronomici fanno bene al Centro
storico di Bitonto?
Sicuramente
sì, se si guarda l’aspetto della vivibilità, colonizzazione e dell’immagine della città.
Probabilmente
no, se si osserva il punto di vista della completezza dell’offerta
garantita. Non solo ai bitontini, anche ai turisti.
La
questione della “movida”, di quel gruppo di giovani che da
qualche tempo ha iniziato a riempire il Centro storico (siamo
precisi, non tutto: piazza Cavour e piazza Cattedrale) a suon di
locali di intrattenimento, mangerecci ed enogastronomici, è
riscoppiata qualche giorno fa, con un articolo della “Gazzetta
del Mezzogiorno”. Che
annunciava come a breve si aprirà una gelateria nei locali a piano
terra del palazzo Sylos-Calò, all’imbocco di via Rogadeo.
Per
carità, una gelateria sarebbe una novità nel Centro storico (fino a
qualche tempo fa ne esisteva una proprio a due passi dallo storico
palazzo cinquecentesco, dirigendosi verso via Alfieri), ma è
comunque vicina a quelle categorie di locali commerciali che la
stanno facendo da padrone.
Già,
perché tra Beershop, pub, pizzerie, lounge bar, rosticcerie,
norcinerie (a quanto pare se ne aprirà un’altra tra qualche giorno
in piazza Cattedrale), prodotti tipici locali, sembra che nella città
antica non ci sia posto per altro. Per gli artigiani, per esempio, o
per chi ha la passione per le tradizioni.
Il
“problema” non è sfuggito al sindaco Michele Abbaticchio, che
starebbe pensando a qualche (ulteriore) stratagemma per “smuovere”
le acque.
L’idea
si chiama “Botteghe aperte”. “Abbiamo intenzione – sottolinea il primo cittadino
alle colonne del quotidiano diretto da Giuseppe De Tomaso – di
dare per tre mesi i locali sfitti del centro antico agli artigiani,
in modo tale che possano trasformarli in temporary store, dove poter
esporre e vendere i loro prodotti”.
“Il
regolamento comunale per l’insediamento delle attività commerciali –conclude – prevede
agevolazioni anche per gli artigiani. Li invito, allora, a investire
e a farsi avanti”.