“Non
la picchiare così – Sola contro la mafia”,
l’ultimo libro di Francesco Minervini, è una storia a cerchi
concentrici.
Il
primo è quello che fa da sfondo all’intera vicenda. Quella dellamafia foggiana o “Società foggiana”, come dir si voglia. O,
ancora meglio, la quarta mafia.
Già,
perché quella della Capitanata non ha nulla da invidiare a quella
siciliana, camorra e ‘ndrangheta. E lo dimostra il fatto che alcuni
collaboratori di tale movimento sono stati “battezzati” da
Salvatore Riina, e che la sua organizzazione – gerarchia interna –
è esattamente uguale a quella di Cosa nostra.
Una
mafia, quella foggiana, addirittura in grado “di manipolare e
corrompere l’attività giudiziaria e di avere connivenza con alcune
cellule interne a polizia e carabinieri”. E che ha una idea
tutta sua della donna e del corpo femminile.
Eccolo il secondo
cerchio, la violenza di genere: un corpo subordinato alla signoria
patriarcale del genere maschile. E quindi adescato, subordinato,
stuprato, picchiato e svuotato di soggettività.
Come
quello di Maria, la protagonista nonché la vittima del racconto, che
per anni, tanti e troppi, ha accettato un viaggio nella assuefazione,
nella possessione fisica più assoluta, nella soggiogazione, nella
mancanza di rispetto e dignità.
Un
viaggio che ha significato consegnare tutta se stessa nelle mani di
un uomo che la considerava proprietà, un diritto, un qualcosa da
usare anche per coprire ed effettuare operazioni e traffici illeciti.
Poi,
però, qualcosa cambia: la gravidanza, ovviamente non voluta. Una
sorta di epifania per Maria. Che decide di iniziare a vivere e
mettere alle spalle tutto ciò che era stato prima, e confessare in
un processo che ha messo alla sbarra la malavita organizzata
foggiana.
Il
libro sarà presentato domani alle 10.30 all’European language
school, in via Raffaele Abbaticchio.
A
dialogare con l’autore sarà Michele Cotugno Depalma, giornalista.