«Quel bambino resterà sempre il
mio più grande rimpianto: bello, bello come pochi».
Si lascia
andare ai ricordi, al lungo periodo bitontino Elisa Barucchieri, ballerina internazionale di danza contemporanea,
che negli scorsi giorni è stata ospite al Teatro “Traetta” per il nuovo video
clip di Davide Berardi, “Indescrivibile”.
Elisa si
fa simpaticamente dare del tu per tutta la giornata raccontando e ripercorrendo
la carriera, le ispirazioni e la difficoltà di tornare: «Accade sempre così, come per gli eroi, prima di trovare la forza di
tornare a “casa” vanno via e portano un bagaglio di esperienze che, con tutte
le forze vorrebbero riprodurre. Questo in Italia, al Sud non è facile, ma non
bisogna arrendersi mai».
Era il 2004 quando la ballerina mette
su l’Associazione Culturale Res Extensa,
compagnia riconosciuta dal Ministero delle Attività e dei Beni Culturali, e nel
2010 – proprio a Bitonto – risultò vincitrice ed unica compagnia di danza
capofila di una residenza nel progetto “Teatri Abitati: una rete del contemporaneo”
(bando regionale PO FESR asse IV, linea d’intervento 4.3.2 lettera I, a cura
del consorzio Teatro Pubblico Pugliese).
La Barucchieri presentò, così, il “Festival
Vd’A – incontri di teatro e danza”: l’idea nacque del Teatro della
Centena di Rimini e metteva in rete numerosi teatri sul territorio nazionale,
offrendo visibilità e momenti di incontro e critica alle compagnie selezionate.
Nel 2010, anno in cui sbarcò nella
nostra città, era già alla 9 edizione e la prima tappa fu proprio al Teatro “Traetta”;
la particolarità era la presenza di momenti di analisi e descrizione critica
degli spettacoli in concorso a Bitonto guidata da Nicola Viesti, critico teatrale.
«Fu
un periodo bellissimo, florido, felice – racconta Elisa -. Un giorno, mentre facevamo le prove, sentimmo bussare
alla porta del teatro violentemente e dopo che i primi uscirono a dire di fare
silenzio, di andare via, andai io. Erano i bambini della zona, molti dei quali
avevano abbandonato la scuola o che spesso la marinavano. Quando chiesi loro
cosa volessero, mi dissero: “Entrare!”. E così entrarono. Stavano lì con noi,
osservavano il lavoro della regia, del tecnico luci, parlavano con Nicola
Viesti commentando gli spettacoli da persone adulte. Di giorno in giorno
portavano con loro sempre più amichetti e s’era fatta quasi una piccola
comitiva di spettatori fissi».
«Venivano da soli e la sera li riaccompagnavamo a casa. Una
sera, pero, il rientro di Luigi (nome di fantasia) fu particolare: col cuore
pieno di gioia, voleva che salutassi i suoi genitori. Aspettai sulla soglia e
quasi subito dopo l’ingresso, c’era il fratello più grande che guardava la Tv,
un programma tipo Colorado, Zelig, e il comico si muoveva con dei piccoli
legnetti bianchi. Proprio quella sera i ragazzi avevano visto lo spettacolo di
un ballerino, che simulava con dei legnetti le pareti di una casa, mi guardò e
disse: “Elì, ma quanto era più bello quello che ho visto io?”. Mi si riempì il
cuore di gioia».
«Così, quando ancora oggi mi chiedono “perché sei tornata?”,
io rispondo sempre così, che ho bisogno di quei sorrisi innocenti, ho bisogno
del contatto diretto con il pubblico, con il cuore, con tutta la bellezza dell’arte
che solo qui si sente».
Elisa non si potrà mai
raccontare abbastanza: è lo splendore che si muove. Una donna dal cuore grande
che, con i suoi movimenti armoniosi e puri, abbraccia tutti