La vita è un fascinoso dedalo di sentieri interrotti, che d’improvviso si riannodano. E così ogni addio non è mai un addio, ma un insperato arrivederci.
Al tramonto del Duemilaquindici, ci è capitato spesso di incontrare Nicola Tatulli, di dialogare e di prometterci di rivederci chissà quando.
Il problema è che il succitato aveva un appuntamento di quelli davvero importanti, che ti cambiano l’esistenza.
“Un’aurora“, per dirla proprio con le parole di Nicola, che ha corroborato il concetto con la citazione dello scrittore Paolo Coelho: “Nessun giorno è uguale all’altro, ogni mattina porta con sé un particolare miracolo“.
“Incipit vita nova” per lui, avrebbe suggerito il Sommo Alighieri.
“Non ci sono molte parole per descrivere ciò che è successo la mattina del 3 gennaio! Riconosco soltanto che il Signore mi ha fatto dono di una grande responsabilità: il diaconato!
La sola vista della Cattedrale di Bari, gremita di volti che conosco da una vita, che erano lì a pregare per noi, per me mi ha fatto vibrare il cuore!
Grazie!“, ha vergato don Nicola, subito dopo la cerimonia.
E il giorno seguente, la prima predica: discorso che segna l’anima dei fedeli.
Ora che il sacro è dentro di lui, il pensiero corre ai dialoghi sul bus della vita, a parlare di cinema e letteratura, di gioia e dolore, di grandezze ma pure di umane mestizie, e a Nicola che riusciva a trovare tracce di Dio ovunque (che ci fosse già Lui e non a tutti è dato di individuarlo?).
Poi, ti donava mille punti interrogativi e ti salutava con una leggerezza di rondine.
Forse perché sapeva che ci saremmo ritrovati, prima o poi.
“Con San Policarpo ricordo a me stesso come essere diacono: “Misericordioso, attivo, camminante nella verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti”. Auguratemi di poter fare bene il Bene!“, è la speranza del giovane don.
Non sarà difficile, caro Nicola, se saprai mantenere quel sorriso di primavera…