Gesù Bambino non è nato solo duemila anni fa in una fredda mangiatoia;
Gesù Bambino nasce ogni anno, ogni giorno nel cuore di tutti gli esseri umani.
È stato questo il messaggio, già noto ma mai scontato, che la Parrocchia SS.
Sacramento di Bitonto ha voluto trasmettere attraverso il Presepe Vivente “Il Volto della Misericordia” allestito nel
piazzale esterno della chiesa stessa lo scorso 19 e 20 dicembre.
I numerosi visitatori provenienti da diverse zone di Bitonto, a
testimonianza del fatto che spesso le periferie possono essere cuore pulsante
della città, non hanno trovato ad aspettarli il classico presepe natalizio, con
la rappresentazione silenziosa degli antichi mestieri in capanne di paglia e
con utensili d’altri tempi.
Questo presepe è stato ambientato ai giorni nostri, in stanze simili
alle nostre case, ai nostri uffici, alle nostre parrocchie ed ha avuto come
tema la Misericordia, sulla scia dell’Anno Giubilare appena iniziato.
Sulla base di un passo del Vangelo di Matteo sono state proposte, nelle
diverse scene, le opere di misericordia che ogni cristiano è chiamato a
compiere per vivere pienamente la comunione con il Cristo che nasce.
Attraverso un piccolo percorso guidato, infatti, i visitatori si sono
confrontati di volta in volta con scene di vita quotidiana vissute,
inizialmente, senza Gesù: una povera donna affamata cacciata da una famiglia a
cui chiede aiuto, un migrante che tende la mano all’uscita di un supermercato,
la sala d’attesa di un pronto soccorso in cui si dà precedenza ad una ricca
donna, la cella di un carcere in cui i detenuti non vedono altro futuro se non
quello dell’emarginazione sociale. Ad un tratto, però, in ogni scena entra un
angelo vestito di bianco che porta una luce accesa: Gesù nasce nel cuore di
ognuno e subito la donna affamata viene fatta accomodare a tavola, il migrante
accolto, la povera ammalata curata.
Il breve cammino si conclude, poi, ai piedi della grotta dove, alla
domanda di un pastore: “Signore, quando
mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti
abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato,
o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e
siamo venuti a visitarti?” il Cristo risponde “ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei
fratelli più piccoli le avete fatte a me”, svelando così il senso più
autentico del Natale.
Protagonisti indiscussi dell’iniziativa sono stati i tanti ragazzi
della parrocchia: i più piccoli, delle elementari, hanno infatti animato
l’apertura del presepe con un coro di voci bianche; i gruppi delle scuole medie
e superiori, hanno, invece allestito le diverse scene curandone l’arredamento e
la sceneggiatura ed animato il coro finale nei pressi della grotta con canti
tradizionali e gospel.
Non un classico presepe vivente, dunque, ma un esperimento, una sfida
ad andare oltre la superficie di buonismo che ogni anno si respira a Natale per
coglierne invece il significato più profondo e più autentico: è Natale ogni
volta che doni te stesso per il prossimo, ogni volta che accogli chi è in
difficoltà, ogni volta che apri il tuo cuore all’amore incondizionato.