«A
Natale non bisogna fare assolutamente gli auguri scontati perché il buonismo
del Natale, il si può fare di più a Natale, il Natale dove siamo tutti più
buoni, mi sa tanto di retorica, ipocrisia e politicamente corretto.
Il
Natale è la festa più scomoda, più rivoluzionaria, è la festa che ci invita ad
essere noi stessi nella trasformazione, nel cambiamento di noi stessi. Un Dio
che viene a giocarsi la vita con noi ci invita a giocarci la vita con gli altri,
a fare di noi una vita “con”: una vita di compagnia, una vita di condivisione,
una vita di compassione, nel senso etimologico della parola: soffrire con chi
soffre, gioire con chi gioisce, ma insieme sempre e comunque non escludendo mai
nessuno».
Dopo gli “auguri scomodi” dell’amato vescovo don Tonino
Bello, ecco “gli auguri non scontati” di Monsignor, o meglio don, Francesco Savino.
L’ex rettore del Santuario dei Santi Medici ha
festeggiato il suo primo Natale nella diocesi
di Cassano all’Jonio, con il suo popolo, la sua nuova famiglia.
«Mi
sento amato da Dio e dalla diocesi» ha affermato infatti don
Ciccio nella video intervista realizzata da Roberto Fittipaldi, direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali, e disponibile al
link bit.ly/1OncmIc.
E proprio alla sua nuova famiglia il vescovo ha dedicato gli
auguri natalizi intitolati “Gesti d’amore e misericordia”.
“Che
le nostre case brillino di gesti d’amore e misericordia come tante lampadine
colorate accese per la festa” si legge infatti nel
messaggio che vuol essere anche una guida al Giubileo straordinario.
«Non
riduciamo ad una beffa, ad un’opportunità mancata questo Anno Giubiliare Straordinario
che questo Papa straordinario e profetico ha indetto per tutta la Chiesa e
anche per tutta l’umanità» è quanto dichiarato dal vescovo durante
l’intervista. Un rischio che si corre se «non
riusciamo a capire che deve essere il nostro cuore capace di misericordia, la
nostra vita deve essere capace di andare incontro alle povertà, alle situazioni
più problematiche. Far risplendere la misericordia significa che nessuno deve
sentirsi escluso, che io non devo sentirmi escluso dalla possibilità di ricominciare
da capo anche quando ho sbagliato. Bella quella intuizione di Papa Giovanni
XXIII quando dice “Il peccato, l’errore va sempre stigmatizzato, ma la persona
che sbaglia va sempre recuperata”».
«Sarebbe
troppo facile passare attraverso una Porta Santa dei Santuari individuati o
della Cattedrale, ma come è più difficile passare dalla Porta Santa di un
carcere, di una struttura ospedaliera, di una struttura dove ci sono malati di
mente, anziani. Allora sono convinto che dobbiamo saper declinare le Porte Sante
che abbiamo inaugurato, ma dobbiamo soprattutto mettere insieme le Porte Sante
di quelle realtà di fragilità, di vulnerabilità, di preghiera.
Ogni
casa dovrebbe diventare quasi una Porta Santa, perché in ogni famiglia ci sono
ferite.
Mi
auguro che attraversando le Porte Sante dei nostri condomini, i nostri condomini
e le nostre case possano diventare luoghi di misericordia condivisa, una
misericordia che poi diventa energia positiva da trasmettere e testimoniare
alle persone che troviamo nei sentieri dell’esistenza».
«Misericordia
deve essere il nome bello di Dio – continua – e il
nome bello di Dio quando parliamo di Misericordia è Gesù, è quel bambino che
nasce in una grotta a Betlemme. Gesù è la misericordia di Dio nei nostri
confronti».
«Chi
fa l’esperienza della misericordia, ha la possibilità di ricominciare da capo,
di recuperare il bambino perso. A me piacerebbe che vivessimo questo Anno Santo
come l’anno del recupero di ogni possibilità di vita. Senza misericordia non c’è
futuro, senza misericordia non c’è speranza, non è possibile vivere la vita».
Dalla lontana Calabria, questi auguri arrivano direttamente
nel cuore dei bitontini, affinché anche le nostre case si colorino di amore e
misericordia e il nostro cuore sia pronto a vivere nel migliore dei modi questo
Anno Giubilare.