Ritto sul podio, il direttore d’orchestra, il maresciallo Cotugno, fa danzare le braccia de con esse tutto il corpo indicando il giusto cammino alle note che i musicisti traducono in musiche rapinose e coinvolgenti.
La Fanfara dell’Aeronautica segue quei segni in pezzi natalizi e, grazie alla voce argentina della soprano Dalma Goczi, incanta il numerosissimo pubblico presente. E regala un concerto memorabile a tutti.
Eppoi arrivano loro.
Salgono sul palcoscenico e avanzano a passettini minuscoli, come i passerotti che hanno paura di volare e pure sono assetati d’azzurro. Sembra che rispettino, sfiorandolo appena, l’albero che fu quell’impiantito ligneo.
Poi, uno di loro stringe il microfono con la malinconica rabbia di chi pensa di non essere stato amato abbastanza e urla con disperazione bambina “io sono”.
Li chiamano disabili mentali e sono utenti di un centro diurno (non siamo forse tutti utenti del mondo?), li accompagnano con sguardo materno pazienti operatrici, che sarebbe più corretto chiamare angeli.
Sì, c’è stato uno splendido concerto di musiche natalizie, prima, ma il vero spettacolo è il miracolo della vita: loro. Che ti piantano nell’anima una croce a forma di punto interrogativo su noi stessi, sulla nostra esistenza, sulla presunta normalità di molti, sulle nostre paure.
Ma, in fondo, il volo non è altro che sentire il cielo entrare nel cuore…