È
giusto che una donna musulmana che vive in Europa continui a coprire
il volto? Ed è giusto proibirglielo, limitando la sua stessa libertà
d’espressione? Ma, in realtà, cosa rappresenta il velo e qual è la
sua storia?
Anche
a queste risposte cerca di rispondere Nicola Lofoco, giornalista e
blogger (attualmente scrive per il blog dell’Huffington Post)nel libro “Quel velo sul tuo volto”, che
presenterà domani alla Biblioteca comunale “Eustachio Rogadeo”.
Parlare
di velo (qualunque esso sia, Hijab, Niqab, Burqa, Chador) significa
raccontare da un lato di libertà religiosa e culturale, nessuna
rinuncia a una modernizzazione degli stili di vita o al rispetto
delle regole – anche laiche – occidentali, dall’altro lato
sottolineare la propria identità nel tentativo di integrazione nella
società occidentale.
«A
conferma di ciò – si legge
nell’introduzione di Salvo Andò – si evidenzia come
l’Islam d’Occidente, per quanto fermo nel rivendicare l’integrazione
in forme sempre più incisive, non pare disposto a mettere in
discussione le abitudini sociali proprie dei paesi d’origine».
Che
la donna islamica, poi, sia costretta a portare il velo lo dice il
Corano. Nella Sura numero 24. La religione musulmana, però, l’ha
interpretata e applicata in maniera diversa.
Orario
di inizio alle 18.30.
Dialogherà con l’autore Michele Cotugno
Depalma, giornalista.