La maratona è gara lunga una vita, piena zeppa di simboli.
Non è solo un pestare asfalto per interminabili 42 chilometri e spiccioli (che, spesso, possono fare la differenza), quanti ne percorse l’eroico Fidippide per dare la lieta novella d’una vittoria prima di spirare.
E’ sentirsi parte di un mondo fatto di corridori e sognatori, che misurano il proprio cuore, prim’ancora che sfidare gli altri e il tempo.
Rinascono vite dietro ogni passo e nessuno lo sa.
Domenica scorsa, s’è tenuta nella suadente città medicea la Firenze Marathon.
Diecimila iscritti, un popolo ansioso di bellezza e velocità.
Nutrita la delegazione bitontina (nella quale ci sono molti amici, tutti meritevoli della mia ammirazione e, soprattutto, della mia invidia).
In particolare, segnaliamo la performance del quarantenne Lillino Tarantino primo degli amatori issatosi al 198° posto col tempo di 2’56’50.L’atleta della Bitonto runners – che non smette mai di ringraziare Angelo Pazienza, mentore oltre che allenatore – ha limato il suo personale sui 10 km (37’10) e sulla mezza (1’21 39).
Un crampo, sopraggiunto mentre attraversava il centro storico, gli ha impedito di fare meglio della bp alle Cattedrali dello scorso anno (2’55’25).
Ora, ci compiaciamo per il bel risultato, soprattutto conoscendo impegno diuturno e dedizione ascetica del nostro Lillino, però noi vorremmo che sbocciassero nella nostra città piccoli atleti innamorati della fatica che segna e non della gloria gratuita.
D’altronde, Tarantino lo sa bene, dal momento che quando parliamo di Pasquale Rutigliano, militare ed eccelso maratoneta italiano, nato nella culla degli ulivi, s’illumina ed esclama: “Eh, ma Pasquale è di un altro pianeta“…