Al termine dell’incontro sulla sanità cittadina, organizzato una settimana e spiccioli fa dalla Consulta del Volontariato, avevo scritto che mi sarei aspettato un atteggiamento, come dire?, un po’ più arrabbiato dei nostri politici.
Ma sapevo pure che era alta (per quel che rimane) la posta in palio e che avevano l’urgenza di portare a casa il minimo risultato col massimo sforzo.
Tuttavia, avevo dimenticato che, mia sensazione personale, avevo annusato qualcosa nell’aria che non andava.
Sembrava che il direttore generale, interpellato all’uopo, al di là di edulcorate espressioni rassicuranti, serbasse una qualche sorpresa per noi bitontini.
Una letale omissione.
Dunque. In questi giorni, pare sia stato avviato lo smantellamento del Laboratorio analisi dell’ospedale (o delle sue macerie).
Da mo’ non vale: nel senso che, d’ora in poi, secondo solite voci di corridoio, a Bitonto si potranno effettuare solo i prelievi.
Il resto si farà altrove. E i tempi inesorabilmente si potrebbeto allungare e gli spazi dolorosamente dilatare.
Superfluo aggiungere che in una struttura malconcia e saccheggiata, ove il punto di primo intervento al massimo ti propone un cerotto come panacea di tutti i mali e resistono solo ambulatori con aperture settimanali a macchia di leopardo, insieme a udt e dialisi il Laboratorio è – perché non vogliamo scrivere era – l’unico servizio che funziona.
Ora, sembra che lo vogliano mutilare gravemente. E immaginate solo per un attimo quali disagi, in una siffatta tragica eventualità, seguiranno per le fasce fragili di una popolazione utente che è sempre pari a 90 mila abitanti, non proprio un borghetto.
Ma che sarà mai. La colpa, in fondo, è del giornalista che scrive sempre questi articoli da menagramo e da più di vent’anni lo fa senza avere uno straccio di interesse economico o professionale in tutta questa storia.
Di guano…