Inaugurato
mercoledì a Bitonto il nuovo Centro di
Ascolto della Fondazione Antiusura San Nicola e Santi Medici per le persone
sovraindebitate a rischio di usura e le vittime del gioco d’azzardo. L’evento
è avvenuto con il convegno “Istituzioni e Società civile, insieme contro
Azzardo e Criminalità”, che si è tenuto nella Sala degli Specchi del Comune di
Bitonto, e moderato dal Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia, Valentino Losito, che ha definito «il gioco d’azzardo e l’usura due facce
della stessa brutta medaglia, un angolo della criminalità non facilmente
esplorabile perché le vittime restano al buio, con un segreto inconfessabile
soprattutto a se stessi. La lotta all’usura è prima di tutto da fare con il
sostegno psicologico per farli venire fuori dalla trappola mortale dove cadono».
«Non
credo che i segni delle istituzioni siano univoci e vadano nella direzione
della lotta al fenomeno, continuando a concedere le licenze al gioco d’azzardo “legale”
dà un segnale di ambiguità», ha concluso il giornalista, come a
tal proposito ha ricordato l’espressione “Stato biscazziere” del Cardinal
Tettamanzi.
A fare gli onori di
casa, il sindaco Michele Abbaticchio.«Presentiamo una nuova infrastrutture
sociale che vuole avvicinare maggiormente i cittadini alle istituzioni. È una
iniziativa che assume particolare rilevanza in una città troppe volte oggetto
di fatti di cronaca», ha sottolineato il primo cittadino, che poi annuncia
una grossa novità a riguardo: «Abbiamo
individuato un regolamento, su proposta dei consiglieri comunali, e firmerò
un’ordinanza sindacale che mira a restringere la possibilità di apertura di
luoghi ove praticare il gioco d’azzardo».
Tra i principali
promotori del neonato Centro di Ascolto, mons.
Alberto D’Urso, Vice-Presidente della Consulta Nazionale Antiusura Giovanni
Paolo II e Presidente della Fondazione San Nicola e Santi Medici, che sul motto
“Nessun altro debito se non l’amore vicendevole” ha voluto subito evidenziare «la sintonia con i sacerdoti della città, che
hanno preso subito a cuore questo problema, dimostrazione che Bitonto non è non
preoccupata. il fenomeno dell’usura e dell’indebitamento esiste ma è sommerso».
La nostra città, infatti, vanta ad oggi ben 64 casi denunciati
Il responsabile del
Centro di Ascolto Antiusura di Bitonto sarà don Massimo Ghionzoli, e la sede sarà attiva dal 1 dicembre, ogni
martedì, dalle 17 in poi, presso la Fondazione
Santi Medici, in Piazza Aurelio Marena. Sarà possibile contattare il numero
0803715025 e fissare telefonicamente un appuntamento. Assieme a don Ghionzoli,
il direttivo sarà composto dall’avvocato Pasquale Antuofermo e da due ex
impiegati bancari, tutti volontari.
Il Prof. Maurizio Fiasco, Sociologo e Consulente
della Consulta Antiusura, insignito Ufficiale dell’Ordine al Merito della
Repubblica Italiana, per la sua attività di studio e ricerca su fenomeni quali
il gioco d’azzardo e l’usura, si è soffermato su una ricostruzione storica dell’avvento
del fenomeno.
«L’usura
è un fenomeno che si adatta alla congiuntura storica, trova agganci a variabili
come il gioco di azzardo, che è l’unico gioco dove in premessa c’è già un risultato
negativo. L’usura nasce in campagna, sull’andamento del raccolto del grano. Gli
italiani erano risparmiatori, nel dopoguerra con la modernizzazione della società
italiana e la rivoluzione industriale c’era propensione al risparmio e a
evitare gioco d’azzardo. L’usura però ora ci accompagna da un quarto di secolo,
dal 1992, con la crisi del debito pubblico, con la spesa pubblica sfuggita al
controllo, la svalutazione della lira del 30%. Si razionò il credito ed aumentò
il prelievo fiscale. L’usura si spostò così dalle campagne e dalle periferie e
andò a coinvolgere famiglie e commercianti delle nostre città».
«Se
dall’usura si può uscire allora perché si prendono decisioni istituzionali che
la sostengono? – si interroga Fiasco –. Un decimo dei consumi privati va al gioco d’azzardo, che è pericoloso
e si associa all’usura in quanto è rischioso, non c’è una scelta razionale a
monte e riguarda il denaro che costituisce una parte importante del reddito
familiare. Il gioco d’azzardo è dire malaffare e corruzione, ricade nel codice
penale, si spendono 85 miliardi di gioco d’azzardo. Ora lo si chiama
diversamente, Gioco con alea con posta in denaro. Durante quella crisi degli
anni 90, si sono portati gli italiani a diventare investitori a rischio. Non
esisteva un mercato di capitali, gli italiani avevano investimenti molto
modesti ma con le privatizzazioni delle banche si è creato il mercato di capitali».
La Prof.ssa Isabella Martucci, Ordinario di
Economia Politica alla Facoltà di Giurisprudenza di Bari, ha relazionato su
“Crescita economica del territorio: economia criminale ed economia legale
a confronto”: «L’economia italiana mostra
dei timidi cenni di ripresa ma affinché si traducano in crescita duratura
servono riforme strutturali e continuare la lotta alla criminalità organizzata,
che impoverisce economia legale – ha spiegato –. La globalizzazione ha
accentuato le diseguaglianze, aumentando la povertà e portando allo sviluppo di
un traffico di capitali illeciti che non giovano alla nostra economia. Le
organizzazioni criminali proliferano i loro traffici in quanto spesso
l’apparato amministrativo è poco efficiente ed il mercato finanziario è debole.
Ecco, dunque che si arriva al riciclaggio di capitali illeciti nell’economia
legale. L’imprenditore criminale investe per aumentare il consenso, allocando
parenti e amici; investe per controllare il territorio, inserendosi anche negli
appalti, così da rapportarsi con altri imprenditori e amministratori e
sfociando nella corruzione. Molti imprenditori sono vittime della criminalità
ma altri ne fanno parte e ne sono collusi. Il gioco online è il luogo ideale
per riciclare denaro sporco, la criminalità internazionalizza le proprie
attività per mimetizzare i luoghi e i modi di lavaggio e riciclo del denaro
sporco. Ciò aumenta l’asservimento ma non l’occupazione. Occorre contrastare
l’evasione fiscale ed il gioco d’azzardo. Giocatore è un consumatore
particolare perché anche se vince continua a giocare. Le banche non fanno
prestito senza garanzie ed ecco che si
ricorre dagli usurai. Il fenomeno dell’usura derivante non solo da cattivo
funzionamento mercato del credito, serve rivitalizzare la domanda di
investimenti attraverso il connubio economia – credito».
Il Dott. Antonello Taranto, Responsabile del
Dipartimento Dipendenze Patologiche Asl Ba, è intervenuto sul tema de
“l’incidenza del GAP su tessuto sociale e culturale”:
«Si
inizia a giocare perché il gioco è un’attività fisiologica che appartiene ad
ogni essere umano. Il gioco è si divertente ma non serve per divertirsi ma per
imparare a vivere. Il gioco deve essere protetto nella sua funzione, di
apprendimento del bambino e della vita di tutti, è anche soggetto ad un
processo di sviluppo. Il gioco d’azzardo patologico contribuisce a rovinare la
famiglia e l’economia sociale, ma soprattutto la salute delle persone. La
persona forte, saggia, esperta e matura sa difendersi, la persona fragile non
sa cogliere la nozione delle frasi che mettono in guardia. Il gioco patologico
serve ad allontanare dalla comunità il soggetto, in quanto è stato ingannato. Da
piccoli bisogna prendere dalla comunità la capacita di trasgredire con
intelligenza. Ci vuole un investimento colossale nella formazione, non
tecnologica o nozionistica, ma del senso civico, per trasformare una comunità
in comunità educante».
Nel corso della
serata, presenti anche il Dott. Roberto
Montà, Presidente Nazionale di Avviso Pubblico, e l’Avv. Attilio Simeone, Coordinatore Nazionale
Cartello “Insieme contro l’Azzardo”, che ha snocciolato alcuni dati
inquietanti che riguardano i ragazzi bitontini: infatti alla luce di
un’indagine su un campione di ragazzi adolescenti delle scuole bitontine: circa
il 90% spende 10 euro a giocata, il 7% più di 30 euro, mentre il 23% crede sia
possibile creare reddito attraverso il gioco d’azzardo.
Assente il
Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano: al suo posto è intervenuto Stefano Fumarulo, dirigente regionale
in materia di Politiche per le Migrazioni ed Antimafia sociale, che ha lanciato
la proposta di «un’unica legge quadro
regionale, non incostituzionale, che sia utile x tutti i soggetti in campo e
sostituisca le tre leggi presenti e che non danno chiarezza». Segno,
dunque, di come anche le istituzioni debbano avere un ruolo da protagonista nel
contrasto del fenomeno.