Il
Presidente del Consorzio Nazionale degli Olivicoltori Gennaro Sicolo ha guidato
una delegazione di dirigenti delle Cooperative e delle OP dell’olio di oliva
italiano in un meeting di lavoro in Andalusia, con l’interprofessione spagnola.
Al centro
del confronto c’è stato un argomento molto caro agli olivicoltori italiani e
cioè la qualità dell’olio extravergine di oliva e i criteri per la
classificazione e denominazione del prodotto.
“C’è un
problema che noi di CNO stiamo cercando di evidenziare a livello internazionale
e sul quale stiamo lavorando per una soluzione ottimale, ha dichiarato Gennaro
Sicolo. Mi riferisco in particolare alla attuale classificazione per individuare
l’olio extravergine di oliva, basata su l’indice di acidità inferiore a 0,8.
Secondo il nostro parere, sottolinea il presidente del CNO, in questo modo non
si valorizza la qualità dei migliori extravergini di oliva e non si mette in
condizione il consumatore di scegliere in modo appropriato. Mi spiego meglio,
ha affermato Sicolo, la soglia di 0,8 è troppo ampia ed è tale da far rientrare
nell’ambito della categoria degli extravergini, la quale è quella di maggiore
pregio, prodotti di qualità assai differente. Quello che noi di CNO chiediamo è
una soglia più selettiva. Proponiamo di abbassare il livello a 0,5. In tal
modo, sottolinea il Presidente Sicolo, ci sarà la possibilità di valorizzare il
prodotto di maggiore qualità.”
La
battaglia della classificazione dell’olio extravergine di oliva non è semplice.
Il confronto è aperto in ambito COI (Comitato olivicolo internazionale) e vede
la contrapposizione tra i Paesi che hanno come obiettivo la tutela e la
differenziazione della qualità e quelli che invece sono interessati al
mantenimento dello status quo. Italia
e Grecia si battono per rivedere in modo più rigoroso i parametri per la
classificazione dell’olio extravergine di oliva, mentre Spagna e Portogallo
hanno la convenienza a mantenere l’attuale sistema.
“La
proposta del CNO con la quale ci siamo confrontati con l’interprofessione
spagnola è di riservare la denominazione extravergine soltanto all’olio la cui
acidità è inferiore a 0,5 ed etichettare come olio vergine la produzione che
non soddisfa tale requisito. Siamo determinati, ha dichiarato Sicolo, ad andare
avanti su questa direzione, perché la produzione di olio in Italia è orientata
alla qualità, al legame col territorio, all’autenticità ed alla sostenibilità
ambientale. Per rendere efficace e solida tale strategia è necessario che si
riesca a differenziare e distinguere la qualità. Altri puntano sulla
produttività, con rese più elevate, ma anche con maggiore intensificazione
produttiva e minore pregio qualitativo. Non contestiamo tale strategia, ha
concluso Sicolo, diciamo solo che ci deve essere la possibilità per il
consumatore di distinguere le due categorie di prodotto con una chiara e
trasparente classificazione ed etichettatura.”
La
delegazione italiana era composta da Gennaro Sicolo, Sandro Piccini, Fabrizio
Pini e Francesca Vannini del CNO e da Gaetano Potenzone e Giuliano Martino presidenti
rispettivamente di una OP calabrese e di una campana. Per l’interprofessione
spagnola erano presenti Luis Miguel Martìnez Martos, Manuel Alfonso Torres,
Enrique Delgado, Gregorio Lòpez e Teresa Pèrez.