IlPoeta Francese François Villon (1431 – 1463) nella “Ballata delle cose
spicciole” Afferma: ”…conosco che il potere vien da roma,…”.
Quale potere era
in grado di spadroneggiare in roma nel medioevo?
Se non quello “autocratico”
del papa e della sua curia?
Abbiamo Usato l’aggettivo ”autocratico”, come
stigma, quasi, come marchio, quasi, di
una menzogna, di una truffa ai danni dell’umanità di ieri e di oggi, quella,
almeno, con le buone o con le cattive “convertita” alla religione cattolica,
ché mentitori, truffaldini si autoproclamarono “vicari” sulla terra di un uomo,
la cui esistenza, tra l’altro, non è stata, storicamente, accertata, che a sua
volta, altrettanto autocraticamente, si sarebbe proclamato, addirittura, “figlio
di dio”.
Forti di una “sola” siffatta, approfittando della credulità di
sterminate moltitudini, gli “ominicchi”, che attraverso inciuci, i classici “do
ut des”, con minacce reciproche tra essi e gli altri aspiranti al cosiddetto
“soglio pontificio”, non di rado, facendosi spalleggiare dai potenti di turno
nel panorama nazionale italiettino e internazionale, divennero, di fatto e di
diritto, tiranni in roma e in gran parte dell’italietta centrale, riuscendo,
quindi, a racimolare un territorio su cui esercitare il loro potere temporale.
“Sed”, i sopra testé nomati, pur non disponendo di armate, se non di sgherri,
se non di scherani con i quali, quotidianamente, far fronte, cruentamente, alla
malevolenza, mettiamola così, dei loro nemici, talvolta, domestici, talvolta,
famigliari o familiari, dal Divino Dante,
perfino, furono considerati “Soli” che avrebbero dovuto illuminare nel campo
delle fede e della spiritualità l’umanità senza invadere, però, le attribuzioni
dei “Soli” politici, dei reggitori politici (re o imperatori) di essa.
Invece,
essi, grazie all’autorità che loro derivava dall’essere creduti, da
Intellettuali di grande Spessore, anche, da Poeti, da Artisti, da Scienziati, “vicari”
del “figlio di dio”, si fecero mèntori di equilibri politici non solo tra gli
staterelli italiettini fino alla (dis)unità dell’italietta, ma tra le nazioni,
i regni, gli imperi che si costituivano in europa dalla caduta dell’impero
romano nel 476 d.c. Imperatori che, per dare un crisma di sacralità alla loro
corona e al loro potere, si recavano a roma a farsi incoronare dai papi;
imperatori che, il cilicio indossando, si recavano nelle residenze papali a
implorare all’inquilino in/di esse perdono per qualche supposta offesa a lui
da essi arrecata; papi che sollecitavano eserciti a detronizzare duchi e
arciduchi dalle loro” signorie”; che si eleggevano comandanti (giulio II) di eserciti invasori di territori
non compresi in quelli della “infernale” sede; papi che si facevano patrocinanti
di crociate “genocidianti”; che innalzavano roghi, patiboli; che non esitavano
nei bui antri, nelle topaie delle loro ”case apostoliche” (vedi: ”castel
sant’angelo”) a imprigionare chiunque non andasse loro a genio e a farli
torturare con quel sanguinario sadismo che farebbe vergognare gli attuali
“scannatori” dell’ ”isis”.
E le loro esistenze modelli di tutti i vizi e,
spesso, la loro morte, come quella di molti tiranni, apparsi sulla scena della
Storia, per il pugnale o il veleno dei loro giullari e cortigiani!
Tutti messi
nei più lerci gironi infernali dal “Ghibellin Fuggiasco”, l’ineffabile celestino V, anche, ché, sarà
pure stato egli un eremita ingenuo, ignorante, non sapendo di Latino, Lingua,
eminentemente, dei Dotti,”tamen”, ebbe l’accortezza “pro domo sua” di
sprofondarsi, incondizionatamente, nelle grinfie di carlo d’angiò, ratificando,
grazie all’influenza politica dei papi, di cui non fu inconsapevole, il
trattato tra carlo d’angiò e giacomo d’aragona, in cui era stabilito che alla
morte di quest’ultimo la sicilia sarebbe andata agli angioini.