“La
vita è un ballo fuori tempo” è
un romanzo che dice davvero tante cose. La storia, magari, sarà pure
semplice, ma bisogna leggere tra le righe, perché è uno spaccato
della realtà un po’ pazza, difficile e complicata che stiamo vivendo
ma raccontata con la satira sicuramente un po’ esilarante.
Andrea
Scanzi, insomma, una delle giovani penne più apprezzate e seguite
degli ultimi anni, ci mette quelle che sono le sue passioni (calcio,
giornalismo, cibo, vino, musica) e non lo fa certamente a casaccio.
Tutto
è ambientato a Lupinia, un paesino immaginario dove
il protagonista, Stevie
Vaughan, lavora nel quotidiano locale “La Patria”, ed è impegnato
soprattutto a seguire le imprese della squadretta di calcio locale,
la Dinamo Bodo. La sua esistenza è la classica routine noiosa:
innamorato, ma ripagato da profonda indifferenza, di una bellissima
ragazza, Layla; i suoi migliori amici sono un playboy “cinico e
misogino”, un tennista fallito, un cassiere di night club vessato
dalla moglie e una cavia di prodotti drenanti. Vive in un
appartamento in compagnia della divertente cagnetta Clarabella nel
palazzo dove il nonno novantenne, Sandro, un vitalissimo ex
partigiano, insieme con altrettanti arzilli coetanei sogna la
rivoluzione e si occupa di una società che produce videogame per la
terza età.
Nella
sua vita (giusto chiamarla così?) non c’era nessuna cosa che fosse
giusta. E per di più, anche la sua ex ragazza, Violet, che è
riuscita ad affermarsi.
In
tutto questo si segnalano anche le vicende di un improponibile
governo, guidato dal primo ministro Bagarozzi, che combina azioni o
decisioni che paiono davvero assurde e incomprensibili.
L’esistenza
pirandelliana di Stevie, poi, incontra l’epifania, un momento rivelatore, che lo cambierà per sempre.
Già,
ma perché Andrea Scanzi, dopo opere teatrali, collezione di premi, e
libri decisamente più “impegnati”, ha deciso di scrivere un
romanzo? «E’
divertente da scrivere – sottolinea
la firma de “Il Fatto quotidiano” ieri l’altro al convivio “San
Nicola”, “interrogato” dal prof. Francesco Brandi – perché
ti fa liberare la fantasia. Quando ci si dedica a un romanzo, non è
vero che ci si allontana dalla realtà, invece ti permette di
raccontarla meglio, specie quando supera la farsa».
«Il
romanzo satirico poi – prosegue
– ha
due effetti: far divertire ma chiedersi poi se quello che racconto e
che fa ridere sia effettivamente falso e davvero irrealizzabile».
Stevie
Vaughan, il protagonista del libro, è un giornalista proprio come
lui. É un caso? Sicuramente è il mondo che Scanzi conosce meglio,
essendone uno dei principali interpreti, ma c’è dell’altro. «Il
giornalismo – spiega
soprattutto ai giovani che con tanta fatica si affacciano a questo
mondo – è
una missione, ed è colpa di un giornalismo sussiegoso a cui piace
salire sul carro dei vincitori che ci troviamo così male come siamo
adesso. Lo dimostra Berlusconi, durato quasi vent’anni anche grazie a
giornali servili e che non gli hanno fatto mai le pulci. Se questo è
accaduto e accade è una anomalia».
Certo,
non tutto è rose e fiori, ma neppure tutto è marcio. «La
categoria è sputtanata – ricorda
senza infingimenti – per
colpa di più di qualcuno che non fa bene il suo dovere. Però non
dobbiamo dimenticare che abbiamo avuto maestri come Indro Montanelli,
Enzo Biagi, Giorgio Bocca, che devono essere presi sempre come
sentinelle. Il
vero giornalismo deve fare soltanto una cosa: mantenere viva la
coscienza dei cittadini e degli elettori per far tenere sempre alta
l’asticella dell’indignazione».