La Commissione europea intende aiutare l’economia tunisina, incrementando di 35.000 tonnellate le
importazioni a dazio zero che entrano nel territorio comunitario per i prossimi
due anni. La proposta è stata formalizzata ed ora dovrà essere approvata dal Consiglio
e dal Parlamento.
Il Consorzio nazionale
degli Olivicoltori (CNO) contesta la scelta e chiede agli onorevoli
parlamentari ed ai ministri competenti di far cambiare idea alla Commissione
Ue.
«Comprendo la motivazione politica di aiutare
la Tunisia, dopo i recenti violenti attacchi terroristici che hanno mietuto
numerose vittime e messo a rischio il turismo di quel Paese – ha commentato Gennaro Sicolo, presidente del
CNO –; però sono tenuto a ricordare ai
rappresentanti europei che la loro decisione è sbagliata, perché grava su un
settore della nostra agricoltura in forte e persistente sofferenza».
Nel 2014 la produzione italiana di olio di oliva è diminuita
di circa il 40%, informano da CNO. Inoltre, sono anni che i prezzi di mercato
risultano poco remunerativi e gli olivicoltori chiedono interventi di rilancio
all’Unione europea ed alle autorità nazionali e regionali. Per non parlare che
proprio l’Europa ha varato una riforma della Pac nel 2013 fortemente punitiva
nei confronti del settore ed ora apre il nostro mercato senza contropartite e
misure per attenuarne l’impatto.
«Non è questo il momento di fare concessioni
commerciali a spese della olivicoltura – avverte Sicolo –. Si rischia di
aggravare la situazione di mercato e di compromettere la produzione che ci
accingiamo a raccogliere, a partire dai prossimi giorni. Noi olivicoltori
speravamo in un’annata positiva, dopo molte delusioni, ma ora questo è a
rischio».
Il CNO critica la Commissione europea perché non ha eseguito
una preliminare valutazione dell’impatto delle concessioni che si accinge a
riconoscere, ignorando le problematiche specifiche del settore dell’olio di
oliva. Per questo il CNO si è attivato immediatamente per riconsiderare la proposta.
«L’olio tunisino ha un costo inferiore a quello
italiano e, soprattutto, non è ottenuto con gli standard qualitativi ed ambientali
che abbiamo noi in Europa –
sottolinea Gennaro Sicolo –. Che circuiti
commerciali avranno le maggiori importazioni? In che modo saranno etichettati
ed a quali controlli saranno assoggettati?».
«Non vorrei – conclude Sicolo – che
il prodotto tunisino vada ad alimentare il circuito del sottocosto, praticato
da alcune catene della grande distruzione organizzata attiva in Italia. Se così
fosse sarebbe una beffa per i produttori italiani e per i consumatori del
nostro Paese».